foto: Noor Damen
"I show what is notable if you look well to what lies within hand range and reflects that in a precise photographic recording. By more sharply representing than the eye on site can observe this photography withdraws itself to the trusted perception. She shows both my interest for details in the landscape and my conception concerning photography. By omitting benchmarks and scale references such as the horizon, houses, people or cars there creeps an abstract element in the image."Grandi fotografie scorrono sulle pareti della galleria appositamente realizzata in una delle serre del Museo dell’Orto Botanico di Roma ritraendo: rigogliose piante grasse, serre, il sotto bosco, germogli e campi nei quali i primi fiori nascono rivelandoci ogni minimo dettaglio. L’impressione è quella di perdersi all’interno di un dominio nel quale la natura ci svela il suo punto di vista, regalandoci una maestosa visione che rapisce lo sguardo.
Courtesy of the image - Wout Berger / Galerie van Kranendonk
Wout Berger riesce a trovare tensione tra forma e contenuto, tra natura "reale" e quella "artificiale". La mostra collettiva "After the Crash", parte del Progetto Europeo ISWA di ricerca d’Arte – Scienza, esponeva alcuni dei lavori più noti del fotografo ripercorrendo le tappe più importanti di una ricerca che nei decenni è stata diretta verso vari continenti ed esplorando fedelmente un universo fatto di piccoli e grandi cambiamenti. Da sempre interessato ad immortalare la natura nei suoi cicli, Berger, riesce a dare una stupefacente concentrazione pittorica ai suoi lavori fotografici.Courtesy of the image - Wout Berger / Galerie van Kranendonk
Il suo esordio risale ai primi anni '60, nel 1986 inizia una ricerca nella quale definirà un taglio che cristallizzerà negli anni. Dalla città di Amsterdam gli viene commissionato di immortalare il cambiamento urbano in atto delineando la transazione tra città e campagna. Si imbatte in una zona periferica gravemente contaminata da rifiuti chimici. Affascinato da questo paesaggio deturpato, nel quale fiorivano delle intense orchidee, definì l’opposizione tra 'forma' e 'contenuto'. L’incontro casuale, ma fortemente decodificato delle scorie chimiche e del territorio deturpato lo porta a realizzare la serie 'Giflandschap' (Poisoned landscape), totalmente realizzata nei Paesi Bassi. Al primo impatto i paesaggi sembrano visioni idilliache, fino a quando, osservandoli attentamente, ci si rende conto che i materiali cancerogeni sono trasbordanti protagonisti, inquietanti coinquilini della quotidianità pronti ad assorbire completamente il paesaggio sopprimendolo. Il paesaggio diventa la 'terra di confine' nella quale si percepiscono le storie degli uomini, mai immortalati, diventando comunque soggetti attivi di un cambiamento nel quale la quotidianità è la protagonista di una lenta storia che rivela cimeli.Courtesy of the image - Wout Berger / Galerie van Kranendonk
Tra il 1996 ed 1998 inizia a fotografare paesaggi in tutto il mondo, spinto dal desiderio di conoscere realtà intuite dalla conoscenza dei rifugiati che hanno vissuto in Olanda per brevi periodi per essere successivamente respinti nei loro paesi di provenienza. Le storie dei paesaggi cambiano per rivelare longitudini e panorami molto diversi rispetto a quelli dei Paesi Bassi, è tutto un susseguirsi di montagne, rocce, vulcani, la foresta pluviale, dall’Islanda alla Costa Rica al Vietnam. Nel 2000 inizia la serie che forse lo ha reso più celebre a livello internazionale: 'Sand Water Peat' in cui è la natura artificiale a rivelarsi in tutte le sue sfumature. Il cuore e la tradizione dell’economia Olandese con le sue piantagioni di tulipani, le estese serre, la cura esperta nel riprodurre le situazioni climatiche ideali per ricreare le stagioni sono le icone incontrastate. Berger riesce ad immortalarle senza mai scadere in banali stereotipi, trasformandole in elementi emotivi e voluttuosi (in: 'Glass House').Courtesy of the image - Wout Berger / Galerie van Kranendonk
Una delle serie più recenti è 'Ruigoord', dal nome di un piccolo villaggio alle porte di Amsterdam, oasi aggredita sempre più da zone industriali, caratterizzata dal terreno sabbioso e da una fioritura ricca e selvaggia nella quale crescono fiordalisi, erba colorata, denti di leone ed ogni infinità di fiori. Le immagini della serie sono contraddistinte da una forte poetica a tratti evocativamente barocca. L’abilità nella quale contrappone le dimensioni, crea una attenzione meticolosa ai particolari della natura, favorendo un gioco di piani e di sorprese visive, conquistando totalmente l’attenzione del fruitore. Berger sta realizzando un nuova serie in Norvegia. Non ci rimane che attendere per apprezzare le storie di un paesaggio in evoluzione.Testo a cura di Camilla Boemio, Critica e curatrice d’ Arte Contemporanea. Alcune della mostre curate: MNEMOSYNE - L'Atlante delle immagini (group show) Centro Arti Visive Pescheria 2009 CITIES - Places Visionaires (group show) Auditorium Arte Parco della Musica preview della Festa dell' Architettura Roma 2009 CABBAGE show 2010 e 2011 (Macerata – Modena) SENSATIONAL ARCHITECTURE (group show) mostra della Festa di Architettura di Roma 2010 – Auditorium -Parco della Musica CRITICA IN ARTE 2010 MAR Museo AFTER THE CRASH (group show) Museo Orto Botanico ISWA European Project 2011 – 2012 “CITIES” Torrance Art Museum – Los Angeles Per maggiori informazioni – www.camillaboemio.com