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Accomunati insieme dal carattere sfrontato e rubacuori e dalle continue denunce di irresponsabilità attribuite dagli affetti più cari, le figure dei due personaggi (tre se volessimo inserire anche Mel) si sovrappongono ripetutamente, nonostante le differenze enormi derivanti dai loro mondi di appartenenza. Devono essere state queste alcune delle motivazioni che hanno portato il regista di “Casino Royale” a trovarsi molto a suo agio nella realizzazione di un prodotto tanto interessante e spettacolare quanto pericoloso (considerando i tempi che corrono) come “Lanterna Verde”.
Prima di morire, l’alieno Abin Sur atterra fortunosamente sul pianeta Terra per trovare velocemente un suo erede. L’anello che porta al dito sceglierà come successore il terrestre Hal Jordan (Ryan Reynolds), il quale dopo un breve colloquio con l’alieno in fin di vita apprenderà di essere entrato a far parte del “Corpo delle Lanterne Verdi”, un esercito intergalattico di combattenti che hanno il compito di mantenere l’ordine nell’universo. Un ordine diventato disordine adesso che la minaccia Parallax sta assorbendo sempre più potere e scatenando sempre più tensioni. Ma per ricoprire il ruolo a cui è stato predestinato, Hal dovrà farsi carico di una grande responsabilità, la stessa che tutti gli rimproverano di non avere mai avuto.
Tratto dalla serie a fumetti targata DC Comics e sceneggiato a sei mani, per il grande schermo, da Greg Berlanti, Michael Green e Marc Guggenheim, “Lanterna Verde” si apre con uno splendido prologo ambientato nello spazio che risalta immediatamente un’invidiabile uso del 3D (riversato tra l’altro!). Servono poche battute per capire il tipo di inclinazione che intende prendere il film, è sufficiente la prima mezz’ora, infatti, per assistere a due combattimenti, uno nello spazio e uno sulla terra, ad altissimo tasso di azione, adrenalina e spettacolarità. Un puro intrattenimento ma non fine a se stesso però. Ad accompagnare la consueta battaglia tra bene e male questa volta si aggiunge una seconda battaglia, quella tra forza di volontà (fonte principale delle Lanterne Verdi) e paura (la fonte che nutrisce la minaccia Parallax), alimentata all’interno del protagonista attraverso l'insicurezza di non riuscire a soddisfare l'importantissimo ruolo a cui è stato chiamato. Diventa questo allora l’aspetto principale della trama, la battaglia più importante da vincere, la consapevolezza di ammettere a se stessi le proprie paure per poi comprendere di poterle superare grazie alla propria forza di volontà, perché se è vero che la prima ha un'energia smisurata, è ancor più vero che l'energia della seconda è illimitata e quindi in grado di sottomettere l'altra. E sebbene la razza umana sia inetta e inesperta in confronto alle altre, è l’unica capace di trasformare le proprie debolezze nelle proprie forze. Per questo non sarà difficile accorgersi degli evidenti riferimenti all'America post-undici settembre durante l'attacco alla Terra che accompagna il finale del film.
Aiutato probabilmente dalla volontà di far bene e allontanando, in un certo qual modo, anche la paura di sbagliare, Martin Campbell torna vicinissimo ai vecchi splendori mostrati durante la direzione del reboot di James Bond. Bravissimo a non prendere lucciole, ma esclusivamente Lanterne, il regista si riconferma nuovamente solido dietro la macchina da presa, tenendo alla perfezione le fila di un comic-movie che rischiava di cadere, come molti dei suoi colleghi, nel gruppo dei dimenticabili. Molto apprezzata la scelta di dare vita ad un finale per niente gratuito, considerato il genere, e in grado di contribuire ad una resa ancor maggiore per quanto riguarda il giudizio finale del film.
Il sequel sembra già ufficiale. Sono in corso i progetti per la sceneggiatura e visto anche l'inaspettato colpo di scena finale (poco prima dei secondi titoli di coda) l'attesa potrebbe farsi presto molto intrigante. Sperando sempre che non si scivoli nella trappola toccata ad Iron-Man 2.
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