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Laos e agrobusiness

Creato il 04 luglio 2014 da Pietro Acquistapace
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Scena di vita agricola in Laos

Scritto per TuttoLaos

La recente apertura delle frontiere laotiane non significa solo turismo, ma anche posssibilità di investimenti da parte di attori esteri, in particolare per quello che riguarda il settore agricolo. Oltre ad essere ricco di risorse naturali quali minerali e combustibili, il Laos possiede un patrimonio inutilizzato (il 47%) di foreste e terre arabili. L’agricoltura partecipa per il 33% al PIL del paese, dando di che vivere al 75% della popolazione. Il tema è stato affrontato in una recente conferenza a Vientiane, e ne sono emersi dati interessanti.

Secondo Pathom Taenkam, presidente dell’Associazione dei produttori di frutta e verdure thailandesi, i prodotti agricoli laotiani stanno avendo buon riscontro sui mercati asiatici, ma anche in quelli di Giappone ed Europa. In particolare il Laos si starebbe adeguando agli standard di qualità dell’ASEAN dando fiducia agli investitori ed agli stessi consumatori. Nonostante ciò, come sottolinea Pathom, il percorso è agli inizi ed i passi da fare sono ancora molti, a partire dalla creazione di una sviluppata catena agroalimentare che permetta ai prodotti laotiani di essere competitivi sui mercati internazionali.

Dal 2005, anno della liberalizzazione degli investimenti in Laos, massicci flussi di denaro sono giunti nel paese provenienti da Cina, Thailandia e Vietnam. Tra il 2005 ed il 2011 il settore agricolo laotiano ha visto investimenti diretti per un valore di circa 1,5 bilioni di dollari portando il paese, insieme a politiche monetarie e fiscali mirate, ad una crescita del PIL fino al 7,6%, la più alta dell’intero sud-est asiatico. Nel solo settore agricolo la crescita è stata del 2,7% nonostante le avversità climatiche eccezionali che hanno colpito la regione. Tuttavia Pathom sottolinea anche i limiti esistenti nello sviluppo agricolo del Laos, come la mancanza di una efficiente rete stradale che lo colleghi ai paesi vicini.

Viene poi evidenziata la poca capacità recettiva del sistema di trasporto aereo, indispensabile per gli uomini d’affari in viaggio nel paese. Altri analisti, come Campbell e Knowles mettono inoltre l’accento sull’opacità del regime comunista che governa il Laos. La poca trasparenza sulle politiche di sviluppo e la mancanza di informazioni certe sono, infatti, un grosso limite alle politiche di investimento da parte dei soggetti interessati ad operare nel mercato agricolo laotiano. Infine viene messo in rilievo come sia necessaria una politica di salvaguardia dell’ambiente e delle popolazioni locali, attraverso regolamentazioni precise e riconosciute.

L’interesse thailandese per il settore agricolo del Laos, accompagnato da attestati di vicinanza tra le due culture, potrebbe in ogni caso avere un effetto disgregante per lo stesso Laos, già oggetto di una competizione tra Vietnam, tradizionale alleato, e Cina. L’ingresso sulla scena di Bangkok potrebbe quindi creare tensioni e non essere visto di buon occhio dagli altri investitori attualmente presenti in Laos, sebbene questi siano più concentrati nel settore edilizio e della creazione di infrastruttture. Un Laos quindi che necessità di una classe dirigente che sappia fare delle scelte, anche impegnative, in un momento in cui la geopolitica del sud-est asiatico sembra essere in piena ebollizione. Solo il futuro ci dirà se lo sviluppo seguito all’apertura delle frontiere farà del Laos un paradiso di fama mondiale, oppure un inferno per gli abitanti locali.


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