Anni fa, prima che fosse nota per le vicende di cronaca di questi mesi, la Crimea era una destinazione di vacanza piuttosto chic, appannaggio delle élite russe, meta di notabili e ancora prima degli Zar.
Ma attualmente la regione soffre: il primo mese dopo l'annessione è stato disastroso, con banche, uffici amministrativi e tribunali ancora chiusi, e difficoltà che avvolgono tutta la sfera della vita umana - si soffre perfino l'approvvigionamento alimentare. E così, mentre la soluzione alla crisi sembra essere sempre più lontana - il punto su quello che sta succedendo, l'ho fatto in un pezzo su Formiche (per chi fosse interessato) - zar Vlad sceglie di inserire una quinta, la Crimea appunto, alle quattro zone del territorio russo dove è consentito il gioco d'azzardo.
In Russia, infatti, anche per volontà di Putin il gioco d'azzardo è stato vietato ovunque dal 2009, se non in alcune specifiche zone: la regione dei monti Altai in Siberia, il Territorio del Litorale di Primorsky sul mar del Giappone, la regione di Kaliningrad fra Polonia e Lituania e al confine tra il territorio di Krasnodar e la regione di Rostov, sul Mar Nero. Il presidente ha da sempre manifestato avversità verso le roulette, definendo il gioco d'azzardo «come l'alcolismo», un qualcosa che «infligge gravi danni morali e talvolta finanziari» già dal 2006 (come ricorda il Moscow Times) .
L'idea di fondo, adesso, è di ripetere in Crimea l'esperienza di Kaliningrad, cittadina compresa nell'exclave russa dell'Oblast omonima, compresa tra la Polonia e la Lituania e bagnata dal Mar Baltico - l'unica delle quattro zone che a dire il vero, è stata un successo economico e che a quanto riporta ITAR-Tass sarebbe in via di ampliamento. L'interesse di locali e turisti per Kaliningrad, ha infatti attratto investitori stranieri e portato entrate nelle casse di Mosca.
Esattamente quello che serve in questo momento, con l'economia che non brilla e con lo scarso appeal che il Paese di Putin (definizione mai tanto giusta come in questi periodi, visto anche il consenso interno) esercita sui capitali stranieri. E soprattutto con la Crimea che rappresenta un ulteriore aggravio economico - come noto la penisola pesava già circa un milione di euro sulle casse di Kiev; a questi il Cremlino dovrà aggiungere a bilancio, anche i soldi necessari per i passaggi formali amministrativi dell'annessione (per il momento l'operazione è stimata in 2 miliardi, ma secondo alcuni potrebbe arrivare a 5).
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