Magazine Cultura
26 Gennaio - 9 Febbraio 1974
La decima serie di concerti a Las Vegas, per Elvis rappresenta una significativa svolta rispetto al recente passato. Infatti, a partire dal 1974, la sua permanenza all'Hilton (che battendo la concorrenza si era assicurato la presenza di Elvis per altri due anni) viene dimezzata, passando da quattro a due settimane di repliche. Questo comporta un sensibile alleggerimento della routine che caratterizzava gli ingaggi del cantante in questa città, nonché la possibilità di concentrarsi maggiormente sui tour, che garantivano un approccio all'attività concertistica fondamentalmente diverso, per quanto non meno impegnativo e, aspetto da non sottovalutare, guadagni più elevati.
Fra il closing show del 3 settembre 1973 e l'opening del 26 gennaio 1974 intercorrono quasi cinque mesi, durante i quali Elvis non si esibisce dal vivo, saltando quindi l'abituale appuntamento con il tour invernale, che generalmente si teneva a novembre, una costante a partire dal 1970. Per contro il Re attraversa un periodo difficile, culminato con il divorzio e con un successivo ricovero in ospedale. A partire dalla fine di quel cruciale 1973, anno che si era aperto con il personale trionfo alle Hawaii, per Elvis inizia comunque una netta ripresa, evidenziata da una più che positiva session negli studi della Stax a Memphis, che porta alla realizzazione di un discreto numero di master di ottima qualità. Questo ennesimo ritorno a Las Vegas mostra dunque un Elvis in buona forma fisica, e poco incline ad interagire con il suo pubblico, preferendo concentrarsi sull'aspetto strettamente musicale.
Riduzione dell'ingaggio a parte, altre novità di rilievo accompagnano la nuova serie di esibizioni intrapresa da Elvis. Nella band Duke Bardwell sostituisce Emory Gordy al basso; il musicista occuperà questo posto per circa un anno, senza destare particolari impressioni (difficile il suo rapporto con Elvis), ne rimpianti quando Jerry Scheff tornerà nel 1975. Inoltre la già nutritissima schiera di coristi viene ulteriormente incrementata dai Voice del bravissimo tenore Sherrill Nielsen, che si ritaglia da subito un sorprendente spazio nell'economia dei concerti.
Per quanto riguarda il repertorio, ascoltando lo spettacolo inaugurale del 26 gennaio, abbiamo una panoramica esauriente su quanto Elvis proporrà nelle due settimane successive, dal momento che la setlist risulterà essere piuttosto rigida e suscettibile di pochissime variazioni. Drastici i tagli operati da Elvis al materiale utilizzato nella precedente stagione. Escono infatti di scena molti highlights di grande spessore, apprezzatissimi dal pubblico: tra gli altri ricordiamo Steamroller Blues, What Now My Love, Bridge Over Troubled Water, How Great Thou Art e You Gave Me A Mountain. Si tratta senza alcun dubbio di rinunce pesanti, anche se dalle decisioni di Elvis traspare un preciso tentativo di rinnovarsi, pur continuando a muoversi in ambiti super collaudati. Dunque una scelta ampiamente condivisibile, ma in ogni caso, pur con diversi recuperi, è innegabile che la nuova scaletta si riveli meno corposa, per quanto interessante, della precedente. E parlando di recuperi, tornano in auge, quanto mai gradite, You've Lost That Lovin' Feeling, sebbene limitatamente alla prima settimana di repliche, Sweet Caroline e Polk Salad Annie, che nel 1973 era stata eseguita soltanto pochissime volte. In un certo senso, il contemporaneo inserimento di queste tre canzoni, riesce a rendere la magica atmosfera delle esibizioni del 1970, un'annata irripetibile.
Le novità sono rappresentate, innanzi tutto, da due pezzi provenienti dalle già citate sessions agli Stax: Spanish Eyes e la religiosa Help Me, che diventano ben presto pezzi forti degli shows. In entrambe emerge prepotente la figura di Sherrill Nielsen, perfettamente a proprio agio nel duettare con Elvis. Let Me Be There, mai incisa in studio, è un'altra new entry. Questo hit di Olivia Newton-John che tanto piaceva ad Elvis, una volta manifestatosi il gradimento degli spettatori, si eleva immediatamente a momento clou dei concerti. Inizialmente inserita nella parte iniziale della setlist, viene opportunamente spostata nel finale, ed Elvis ne offrirà spesso applauditissime reprise. Why Me Lord comincia il suo percorso live dopo una precisa richiesta di Elvis a un titubante J.D.Sumner, e poi finisce con il conquistarsi il suo spazio, senz'altro utile ai fantastici Stamps per rivendicare il proprio ruolo, quando sembrava che i Voice dovessero rubare loro la scena! Tryng To Get To You, che mancava da lungo tempo, è invece un notevole ripescaggio, trattato con grande rispetto da Elvis.
Fra i brani utilizzati soltanto una manciata di volte, spiccano My Baby Left Me e Blueberry Hill, eseguita in medley con la collaudata I Can't Stop Loving You. Anche la bella The First Time Ever I Saw Your Face, così come Release Me, si guadagna un paio di gettoni di presenza. Diverse infine le conferme, Love Me e Love Me Tender non salteranno una serata, e lo stesso discorso ovviamente varrà per le ormai inamovibili See See Rider e I Got A Woman. Il "Rock Medley" continuerà ad offrire ad Elvis la possibilità di elettrizzare i presenti in sala, grazie a numerosi assaggi di super classici, prima di essere sostituito nella seconda parte della stagione da Hound Dog e Johnny B. Goode, Fever gli consentirà di giocare con le emozioni del pubblico femminile, Americ an Trilogy di infondere negli animi senso di appartenenza e patriottismo. Al solito qualcosa per tutti, con inimitabile classe e versatilità, fino alla conclusiva e rassicurante Can't Help Falling In Love.
Stagione interlocutoria, ma in ogni caso di buon livello. Elvis si concentra con coerenza su un numero ridotto di canzoni, nelle quali ovviamente crede, e lo fa lungo l'arco di 29 spettacoli. Come già detto restano fuori diversi highlights, che soltanto pochi mesi prima avevano occupato un posto essenziale nella setlist, ma Elvis riesce in ogni caso ad allestire uno spettacolo di qualità. Quando tre settimane dopo partirà per un lungo tour, la bontà delle sue scelte a Las Vegas sarà resa evidente da numerose conferme.
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