Las Vegas Summer League: Wiggins e Parker non tradiscono ma l’MVP è Rice

Creato il 21 luglio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Dopo la Summer League di Orlando, il carrozzone NBA si è trasferito nel deserto del Nevada, a Las Vegas, per la seconda e ultima delle leghe estive. Dieci giorni pieni di partite con ben 24 squadre coinvolte (23 più la selezione D-League) e soprattutto tantissimi giocatori da vedere, quelli appena scelti al Draft 2014 e diversi di quelli che hanno appena terminato la loro prima stagione NBA. I riflettori erano ovviamente puntati su Andrew Wiggins e Jabari Parker, rispettivamente prima e seconda scelta assoluta dell’ultimo Draft. Ma non si sono nascosti nemmeno i vari Exum, McDermott, Julius Randle e Zach LaVine.

Wiggins e Parker si sono sfidati subito, uno contro l’altro, al debutto. Per la cronaca hanno vinto i Cavs del canadese per 70-68 ma il risultato è l’ultima cosa che conta in Summer League. Wiggins ha viaggiato a oltre 15 punti con 3.5 rimbalzi di media con medie non eccelse (40 dal campo, 15 da tre) ma ha mostrato atletismo, difesa ottima grazie alle braccia lunghe, capacità di attaccare anche in palleggio-arresto-tiro. Certamente le voci sul suo possibile inserimento nella trade per arrivare a Kevin Love non lo stanno aiutando. Più tranquillo Jabari Parker che comunque con i Bucks sta tenendo bene o male le stesse cifre, 15 punti a sera col 42% dal campo e il 18% da tre, anche se supera gli 8 rimbalzi di media (due doppie doppie, 11+11 e 20+15). Di contro ci sono le 5 palle perse a gara, decisamente troppe, anche se l’idea finora è stata quella di fargli gestire molto il possesso in punta.

Bene stanno facendo i loro rispettivi scudieri. Per Milwaukee sta brillando ‘Greek Freak’ Giannis Antetokounmpo che viaggia a 17, 6 e 2 assist a sera col 37% da tre ma anche oltre 4 perse: Kidd ha deciso di dare a lui e Parker la palla in mano, sempre e comunque. Per Cleveland ci sono buoni segnali da Anthony Bennett, il canadese prima scelta assoluta del 2013 che ha perso parecchio peso, e ha mostrato buone cose come dimostrano gli oltre 13 punti e quasi 8 rimbalzi di media.

Subito a suo agio Doug McDermott, l’ala bianca da Creighton, miglior giocatore dell’ultima stagione di College Basket, che in maglia Bulls sta tenendo un buon ritmo a 18 punti con 4 rimbalzi a gara. Le medie sono ottime: 44% dal campo e da tre, più il 96% ai liberi. Dougie McBuckets ha piazzato anche una gara da 31 punti e una da 6 assists, ha fatto vedere una discreta mobilità e soprattutto un tiro mortifero con i piedi per terra. Bene con i Denver Nuggets Gary Harris, guardia da Michigan State: il ragazzo è solido, molto solido, difende, tira, segna, non sbaglia mai una scelta. Supera i 18 punti di media con percentuali accettabili (32% dal campo e da tre) e ha debuttato con 33 punti in faccia ai Raptors.

A proposito di Toronto, il brasiliano Bruno Caboclo, uomo del mistero all’ultimo Draft (ala di 206 cm per 93 kg) è molto indietro però i fondamentali sono tutto sommato accettabili, tira bene da fuori (sempre in doppia cifra) e va a rimbalzo con le braccia interminabili anche se deve lavorare sulla velocità di piedi e imparare a leggere il gioco. La base però sembra ottima. Ottima appare la coppia assemblata dai Minnesota Timberwolves, composta da Zach LaVine e Gorgui Dieng. LaVine sta un po’ litigando con le percentuali (26 da tre) però ha messo in mostra un atletismo sconvolgente (prossimo al Dunk Contest) ed è cresciuto di gara in gara mentre Dieng, pivot al secondo anno da Louisville, è una doppia doppia che cammina (11+10 con quasi 2 recuperi e 2 stoppate) e ha piazzato anche una gara da 13 e 19 rimbalzi.

Altre coppie: i Lakers sembrano felici di Julius Randle e Jordan Clarkson, il primo sempre in doppia cifra e con un’evidente mobilità di piedi oltre al grande tocco mancino (42% al tiro), il secondo a 16 punti e 5 rimbalzi di media con buone percentuali (42% dal campo e da tre, l’88% ai liberi) e leadership, e la netta sensazione che sia già ora il sostituto del partente Farmar; a Phoenix finora poco spazio per il play canadese Tyler Ennis (4+4+3 assists di media) e la sensazione di una presa errata considerata la presenza di Dragic, Bledsoe (se rifirma) e l’arrivo di Isaiah Thomas, mentre molto bene sta andando TJ Warren, un giocatore concreto, solido, che vola a 18 di media col 54% dal campo (nessuna tripla a segno), ed è andato tre volte oltre quota 20; nei Jazz qualche lampo di atletismo l’ha fatto vedere l’australiano Dante Exum (7 punti di media ma basse percentuali al tiro) mentre è andato meglio Rodney Hood, il tiratore da Duke, che viaggia ad oltre 13 a sera col 36% da tre e il 90% ai liberi (29 punti con 7 su 10 da tre contro i Bucks).

Molto solido Noah Vonleh, prima scelta degli Charlotte Hornets, che dovrà conquistarsi il posto per giocare al fianco di Al Jefferson. L’ex Indiana viaggia a quasi 9 punti e 9 rimbalzi di media ma sta tirando malissimo, segno che di lavoro da fare ce n’è molto. Tanto lavoro anche per Kyle Anderson, la prima scelta degli Spurs, che dopo il biennio a UCLA deve trovare il giusto ritmo, considerando che è un giocatore unico e particolare, con tanta tecnica ma poco atletismo: viaggia a quasi 8 punti e 3 rimbalzi di media in poco più di 20 minuti ma il lavoro vero sarà in autunno con Popovich e Chip Engelland. Non ha bisogno di sistemare il tiro Nik Stauskas: il canadese, prima scelta dei Sacramento Kings, è in doppia cifra di media, 10 punti, cui aggiunge 2 rimbalzi e 3 assist col 47% dal campo e il 50% da tre, e non ha mostrato solo il tiro ma anche ottime letture e capacità di finire al ferro.
L’MVP della manifestazione è andato a Glen Rice Jr., che ha viaggiato a 25 punti di media con 7.8 rimbalzi, 2.5 recuperi e il 46.9% al tiro. La guardia classe ’91 era stato scelto dai Washington Wizards ma nelle ultime due stagioni fatto giocare prevalentemente in D-League. Potrebbe rivelarsi un’addizione importante per la franchigia come riserva di Beal.
Nessun problema a finire al ferro per Cleanthony Early, scelta dei New York Knicks, ex Wichita State: l’ala piccola, destinata ad entrare subito in rotazione, ha fatto vedere prontezza e solidità (10 punti di media) con ottime percentuali (42% dal campo, 56% da tre), a dimostrazione che la chiamata di Phil Jackson sembra azzeccata.


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