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Lasciarci raggiungere dalla felicità

Da Ciraolo

Una cara lettrice (il “cara” si mette sempre, per ruffianaggine e per far credere ai lettori che siano “cari” per davvero, ma in questo caso è vero) mi scrive una mail che vi riporto debitamente modificata per proteggere la privacy della mittente:

Ciao Andrea, a parte che sei intelligente, simpatico, carino e a tuo modo sexy, ma lo sai che quello che hai scritto nel tuo ultimo post me lo dice sempre anche la mia psicologa?1

1: Una parte della mail è stata da me inventata per cammuffare l’identità della scrivente, ma non posso dirvi quale.

Beh, qui le possibilità sono essenzialmente tre:

1) Io e la tua psicologa siamo la stessa persona.

2) Le connessioni astrali delle nostre tre vite hanno voluto che ci incontrassimo in questa sorta di Mexican Stanoff.

3) Scrivo quattro cavolate retoriche e banalotte che sarebbe capace di dirle anche la tua psicologa.

Detto ciò.

Detto ciò, credo davvero nel concetto. Tendiamo troppo spesso a porre la felicità “un po’ più in là”. Come se domani dovesse accadere quel qualcosa che stravolgerà la nostra vita e che improvvisamente ci concederà di raggiungerla.

Ma questo, con ogni probabilità, non accadrà.

Non è che nella frenetica ricerca, nella corsa a ostacoli, abbiamo perso i punti di riferimento e invece di inseguirLa stiamo fuggendo da essa?

Più che “raggiungere la felicità”, dovremmo “lasciarci raggiungere dalla felicità”.


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