Magazine Diario personale
Dovendo accompagnare una parente in ospedale per una piccola operazione, ho colto l'occasione per una gita sulle colline dell'entroterra. In riviera vige una calma piatta che non verrà guastata prima del ponte del 2 giugno quindi non mi sarei perso nulla.Ho così visitato uno dei tanti borghi sulle colline tra Romagna e Marche: Sassocorvaro, in provincia di Pesaro-Urbino. La giornata calda e luminosa, la bellezza del paesaggio, la tranquillità dei luoghi e soprattutto la stagione incombente mi hanno messo in uno stato d'animo particolare.
Dalle finestre dell'ospedale, situato in posizione panoramica, avevo una visuale sul borgo, sulle strade e sulle piazze. Spostandomi tra le varie ali dell'edificio potevo osservare quasi tutti i versanti, tra i quali anche quello che dava sul lago e sulla diga sottostanti la rupe dove è sorto il centro storico. Il primo pensiero è stato "proprio bello, lo consiglierò ai clienti che vogliono visitare i dintorni". Ma c'era qualcosa di strano e di ambiguo.Quel primo pensiero, in apparenza sensato e coerente, si stava già sgretolando sotto la spinta del successivo che attendeva, mellifluo, nell'ombra: "che pace, è sarà lo stesso per tutta l'estate!".
Certo, i turisti arriveranno fino a quassù ma saranno perlopiù stranieri: tedeschi, inglesi, olandesi, con le loro fotocamere, le ginocchia arrossate dal sole, i calzini dentro i sandali e soprattutto le loro buone maniere e l'ammirazione per qualcosa che la maggioranza degli italiani non riesce più a vedere e nemmeno si sforza di cercare. Forse qualche scolaresca e poi comitive di anziani che avrebbero atteso su qualche panchina all'ombra il momento del pranzo prenotato in uno dei rinomati ristoranti e agroturismi della zona."Chissà come sarebbe vivere qui". Ormai era un'escalation. Stavo già immedesimandomi in un sassocorvarese e ad un certo punto sono uscito dall'ospedale per andare a comprare il giornale all'edicola e fare una seconda colazione in uno dei bar del paese. La barista, una signora di circa 45 anni piccola e dall'aria pratica, stava riportando ai pochi clienti presenti (tutte persone del luogo) la notizia dell'ultima ora: il suicidio di un paesano che era andato in corriera fino alla stazione di Cattolica per buttarsi sotto un treno!
Uno dei clienti, una bella ragazza sulla trentina con una bimba nel passeggino, era da poco tornata al paese dopo 10 anni (non sono però riuscito a capire dove fosse stata in tutto quel tempo) e sembrava più sorpresa degli altri. Probabilmente perchè non aggiornata sui problemi di quel poveretto.
Qualcuno o qualcosa voleva mettermi alla prova? Era come se mi chiedesse: vuoi davvero lasciare le luci e le distrazioni della costa per rintanarti in un paesello di poche anime, dove non c'è nulla a parte un bel panorama e dove prima o poi - l'hai visto da te - la gente va via di testa?
Ad essere sincero, ero disposto a correre il rischio. Avrei potuto nascondermi nella rocca ubaldinesca progettata da Francesco di Giorgio Martini. In tempo di guerra il prof. Pasquale Rotondi, sovrintendende dei beni culturali ad Urbino, vi nascose migliaia di capolavori artistici per impedire che i nazisti ne entrassero in possesso e riuscì nell'intento. Non sono mai riusciti a trovarli.
Ho anche pensato di farmi ricoverare nell'ospedale, o di nascondermi nei sotterranei uscendone solo la notte per uno spuntino nell'area dei distributori automatici.
So che si tratta solo dell' l'istinto di sopravvivenza che ogni tanto mi gioca qualche scherzo, soprattutto all'inizio, quando tutto deve ancora succedere. La stagione appare come una brutta bestia di questi tempi, e ti chiedi se riuscirai a sopravviverle. Sai che sarà dura ma non sai quanto sarà dura. Potrebbe sembrare una distinzione inutile o insignificante ma, credetemi, non lo è affatto!
Le vacanze degli altri
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