“Un errore gravissimo che bruciò l’intercettazione del secolo” sostiene il procuratore Laudati, riferendosi ai contatti tra lo stesso Tarantini e il premier. L’ha detto davanti al Csm il 22 settembre. Il verbale di quell’audizione conferma le tensioni interne all’ufficio giudiziario pugliese nella gestione dell’indagine sulle ragazze reclutate e pagate per partecipare alle feste del Presidente del Consiglio.
E i documenti acquisiti dallo stesso Csm rivelano come già dal novembre 2010 i pubblici ministeri pugliesi avessero scoperto che la contropartita per Tarantini erano gli appalti e le consulenze di Finmeccanica , ma quel capitolo non è stato ancora esplorato.
Una dura accusa quella di Laudati , soprattutto quando si riferisce alla perquisizione nella casa dell’imprenditore e aggiunge “Sto per prendere 400 tonnellate di cocaina e vado a fare a casa del narcotrafficante intercettato una perquisizione per acquisire il riscontro della contravvenzione stradale perché è passato con il semaforo rosso”.
Il procuratore non nasconde la sua avversione per Scelsi , che con la sua denuncia ha provocato un’indagine a carico di Laudati, per abuso d’ufficio, favoreggiamento e violenza privata. E nega in maniera decisa di aver detto durante una riunione a luglio 2009 e cioè due mesi prima del suo insediamento , di essere arrivato a Bari su mandato di Alfano, come invece sostengono Scelsi e l’ufficiale della Guardia di Finanza Paglino.
Laudati nega di aver avuto a disposizione una struttura che faceva controlli sui sostituti , che faceva pedinamenti , che faceva intercettazioni abusive. Poi attacca il giudice Fanizzi perché concesse a Tarantini gli arresti domiciliari nel 2009 “Mi sembrano come quelli di Panariello , nella pubblicità della Wind con i domestici”.
Laudati , inoltre, sostiene di aver sacrificato se stesso per tutelare la qualità delle indagini e il nome della Procura di Bari.
Tarantini non è mai stato convocato per Finmeccanica, dopo che si sapeva che era una delle utilità ottenute.