Sottoscrivo pienamente quanto evidenziato dal signor Sortinelli, aggiungendo che il patrimonio acquisito negli anni dal Museo di Cremona grazie a L’Arte e il Torchio costituisce ormai una delle pochissime occasioni di arricchimento per lo stesso; da molti anni infatti il Comune ha cessato di investire in arte rinunciando ad acquisti prestigiosi e spesso poco onerosi, data la scarsa quotazione di mercato di cui gode l’arte antica attualmente, e solo grazie a donazioni private è in grado di arricchire il suo patrimonio. No comment.
Quanto all’imprenditorialità, chi organizza eventi di questa portata sa benissimo come procurarsi contributi e finanziamenti (non si penserà davvero che l’Arte e il Torchio viva dei soli €12.000 del Comune?!). Purtroppo – anche se non è il solo – il contributo del Comune è essenziale, e il suo venir meno inficia la possibilità di contare sugli altri. Sostenere inoltre che è faciloneria “fidarsi delle promesse” significa non conoscere assolutamente la realtà (LA REALTA’, non le idee personali) di chi si muove nel mondo del volontariato artistico come Vladimiro Elvieri, la sottoscritta e tutti coloro (certo non solo a Cremona) che organizzano eventi culturali. Devi per forza fidarti, perché i tempi spesso biblici della pubblica amministrazione non coincidono certo con la tempistica della preparazione di un evento, grande o piccolo che sia. Attendere che il contributo pubblico sia stato effettivamente non dico erogato, ma almeno stanziato, significherebbe l’impossibilità di realizzare alcunché, tanto più che frequentemente i contributi pubblici vengono stanziati “dopo” che l’evento si è verificato. E’ una prassi discutibile fin che si vuole, conseguenza del mancato rispetto che il mondo della pubblica amministrazione ad ogni livello riserva al cittadino, che investe non solo le piccole associazioni e il variegato mondo del volontariato culturale (quel mondo cui il principio di sussidiarietà, a parole, assegna un ruolo primario e non solo nell’ambito della cultura), ma anche le istituzioni consolidate come gli enti lirici, i teatri di tradizione, i grandi musei, che progettano eventi e organizzano stragioni “sulla promessa” dei contributi pubblici, da quelli statali e regionali a quelli locali, oltre naturalmente a quelli privati. Se così non fosse, non si potrebbe realizzare assolutamente nulla. Non è superficialità ma necessità quella di fidarsi, e in genere (non senza molti mal di pancia da parte degli organizzatori) i contributi infine arrivano. Quando cio’ non accade si innesca, a cascata, il venir meno di tutti gli altri, e le conseguenze sono quelle di cui si sta parlando. Notizia di poche ore fa è che anche un’istituzione solida e dal bilancio in ordine come la Fondazione Ponchielli sta facendo le spese di questa prassi scandalosa di rimangiarsi le promesse troppo tardi, e ha bloccato la stagione concertistica.
Il dramma vero è che secondo molti il pubblico non deve investire (loro dicono “spendere”) in cultura: è un altro problema, non pratico ma ideologico, che non si può sviluppare in poche righe. Quella che ho voluto delineare – in modo naturalmente sintetico – è la difficile realtà in cui si muove chi opera nel mondo della cultura a Cremona. A Vladimiro Elvieri va naturalmente – per quel che vale – tutta la mia personale solidarietà.
Laura Carlino
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