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Laurea e lavoro? Gli sfigati sono coloro che non sono ‘figli di papà’

Creato il 24 gennaio 2012 da Iljester

Laurea e lavoro? Gli sfigati sono coloro che non sono ‘figli di papà’

Dopo circa un mese di assoluto riposo e silenzio, eccomi di nuovi qui a esprimere le mie opinioni su questa Italia patetica e raffazzonata, capace solo di lagnarsi, scioperare e regalare i posti di governo a gente che non li ha conquistati certo per via del consenso ottenuto nelle cabine elettorali, ma per altre vie, molto meno democratiche.

Ma di che cosa parlerò? Beh, il titolo e il sottotitolo parlano da sé. Parlerò del viceministro Martone che dà lezioncine sugli italiani che a 28 anni non si sono ancora laureati e che per questo sono degli sfigati. Detto da lui, proprio non è digeribile. Non lo è, perché non può vantare quello che vantano quei ventottenni che ancora si barcamenano tra le lezioni e gli esami, perché loro devono lavorare, chi come cameriere, chi come passa-volantini, chi come promoter o barista. Forse perché mamma e papà sono dei signor Nessuno e non possono mantenerli agli studi, viste le tasse universitarie e visti gli stipendi da fame che prendono, sempre che uno stipendio lo prendano. Purtroppo, infatti, l’occupazione che va per la maggiore nel nostro paese è la ricerca di un posto di lavoro che garantisca un reddito dignitoso e sicuro.

Dunque qual è la sfiga? Non essere laureati a 28 anni ed esserlo magari a 32, ma con la consapevolezza che quel pezzo di carta lo hai preso con i sacrifici e le rinunce? Credo proprio di no. Prendere la laurea non è uno scherzo e non è semplice nel nostro paese, visto il sistema universitario da terzo mondo che abbiamo. Molte persone sacrificano parecchio per ottenerla (spesso vanamente), e i loro ritardi in molti casi sono dovuti al tempo che devono dividere tra un’occupazione saltuaria sottoretribuita e le ore sui libri, oppure — che è peggio — perché devono sopportare i capricci di un sistema baronale e intoccabile, privo di regole, che nelle istituzioni universitarie fa il bello, il brutto e il cattivo tempo.

Ridurre alla ‘sfiga’ la laurea a 32 anni è non capire la realtà italiana. E io mi chiedo sinceramente come sia possibile che si arrivi a ricoprire funzioni di governo, senza avere davvero un’idea di cosa sia la realtà del sistema universitario italiano, di cosa sia l’istruzione in Italia e di cosa siano le difficoltà che i giovani (e i meno giovani) devono affrontare oggigiorno per conquistarsi un pezzo di carta, che molto spesso (anzi, troppo spesso) non vale un cazzo!

Dunque non prendiamoci per il culo, per favore, e non prendiamo gli italiani per il culo. La sfiga più grande in Italia non è laurearsi a 32 anni o a 40 anni. Se un persona è valida, l’età è relativa e non dovrebbe contare in un curriculum (e per certi versi, la discriminazione per età nell’accesso al lavoro costituisce una violazione del principio di uguaglianza). La vera sfiga è non essere un figlio di papà. Questa è sì una sfortuna, poiché è l’elemento scriminante tra una carriera fulminante, prestigiosa e brillante, e il purgatorio, spesso vita natural durante, dell’anonimo precariato da callcenter.

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di Martino © 2012 Il Jester 


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