Magazine I nostri amici animali

Laurie marker, dalla parte dei ghepardi

Da Postpopuli @PostPopuli

 

       

 

di Evi Mibelli

Laurie Marker (da smarterlifebetterplanet.com)

Laurie Marker (da leblodgemoon.com)

È la volta dell’americana Laurie Marker, impegnata da oltre 30 anni nella salvaguardia del più veloce predatore della Savana: il ghepardo.
È nel 1990 che si costituisce il Chetaah Conservation Fund in Namibia, proprio sulla scorta dei suoi studi e del suo impegno per questo magnifico felino che – è bene ricordarlo – corre con movenze d’atleta da almeno 3 milioni e mezzo di anni. Ben prima dell’essere umano, quindi.

Comune in Asia, Africa, Europa e Nord America, con le drastiche condizioni ambientali determinate dalla glaciazione, il felino più antico di cui si abbia conoscenza subì drastiche riduzioni numeriche e cominciò a migrare verso i luoghi che ancora oggi occupa. O dovrebbe occupare, vista la drammatica situazione in cui versa la specie a causa dell’uomo.

Ancora una nota storica, prima di passare a più tristi notizie… I ghepardi, soprattutto in Iran e nell’Egitto dei Faraoni, venivano ‘addomesticati’ (si fa per dire) e destinati a seguire le battute di caccia. Ammirato per la velocità e l’abilità, è sempre stato considerato un simbolo di regalità e prestigio. E non è un caso che nelle corti rinascimentali fossero presenti. Nella caccia con l’uomo, i meravigliosi felini venivano incappucciati e condotti al guinzaglio – o in groppa al cavallo – nei territori di caccia e poi liberati.

Torniamo ora al problema della sua estinzioneLa biologa Laurie Marker avvia i suoi studi sui ghepardi agli inizi degli anni Settanta con la volontà di reintrodurre soggetti tenuti in cattività, nei loro luoghi d’origine, dopo un lavoro di ricondizionamento comportamentale. Questo perché il fenomeno della riduzione della natalità e la perdita di soggetti selvaggi causata dall’abbattimento indiscriminato erano diventati un’autentica emergenza. Un conto però è lavorare da scienziata, un altro lavorare a contatto con le comunità locali che del predatore in questione hanno una visione negativa, come di un problema da eliminare.

“Molte persone temono i predatori, in particolare i grandi felini come il leone, il leopardo e il ghepardo. Ci viene insegnato a temere i carnivori senza comprenderne comportamenti, frutto di migliaia di anni di adattamento. Oltre allo svolgimento di un ruolo chiave negli ecosistemi in cui si trovano a vivere”, spiega Laurie Marker.

Oggi più che mai è richiesto il coinvolgimento delle comunità umane locali per gestire in modo consapevole e serio la sopravvivenza di queste specie. Ed è questo il dato vincente del programma di Laurie Marker e del Cheetah Conservation Fund. “Comprendendo i motivi per cui i ghepardi – e con essi anche altri importanti animali della savana – sono in pericolo, si può avviare un diverso modo di affrontare l’interazione con questi felini e, soprattutto, capire quanto siano fondamentali per la sanità dell’ecosistema, dell’ambiente e degli habitat. Educare al rispettocambia le prospettiva e regala un futuro – ancora drammaticamente incerto – non solo per questi animali, ma per tutti. Uomini compresi”.

Esistono diversi motivi per cui i ghepardi si trovano in questa delicatissima situazione. Se fino a 100 anni si stimava una popolazione di oltre 100.000 esemplari sparsi tra Africa e Asia, oggi i numeri sono drammaticamente ridotti. Forse 10.000 in tutto. E in Iran, un tempo territorio in cui erano diffusi, oggi se ne contano meno di 200 esemplari.
Inevitabile, quindi, un depauperamento del patrimonio genetico, unito a una altissima mortalità infantile (è utile ricordare che i ghepardi non si riproducono praticamente mai in cattività) e alla maggiore fragilità nei confronti delle malattie.

“Ma non sono solo questi i problemi: C’è una costante perdita degli habitat naturali dovuto all’agricoltura e alla pastorizia, aspetto che crea la successiva conflittualità tra predatori e popolazioni contadine, le quali vedono questo animale come foriero di danno economico. Infine c’è il drammatico problema della caccia illegale, del bracconaggio e del traffico internazionale di specie esotiche. Oggi più che mai in crescita, è , tra tutti, il crimine più odioso” sottolinea Laurie.

da ilperiodico.it

da ilperiodico.it

Salvare il ghepardo è un imperativo per Laurie Marker. E lavora in questa direzione attraverso il CCF e il suoarticolatissimo programma educativo che coinvolge autorità locali e istituzioni nazionali e internazionali. Non solo salvataggio di orfani, di ghepardi feriti o confiscati ai trafficanti, ma soprattutto il coinvolgimento di chi in quei luoghi vive. Cioè le comunità locali. Un inteso programma educativo che è la chiave di volta del progetto di Laurie Marker. Con i pastori e gli agricoltori ha istituito dei tavoli di lavoro per mettere a punto tecniche non cruente di allontanamento dei ghepardi dai loro insediamenti e dal loro bestiame.

Un esempio? L’idea di impiegare cani da pastore come quelli dell’Anatolia. Cani che storicamente hanno accudito le greggi difendendole dai grandi predatori – lupi ma anche grandi felini – . Il loro abbaio è potentissimo e profondo, tale da indurre il ghepardo a calcare altri lidi. In vent’anni di applicazione di questa soluzione, in Namibia si è visto il raddoppio della popolazione dei ghepardi del Paese. Ai contadini e ai pastori la Marker offre l’assistenza sanitaria gratuita per questi cani e dà indicazioni su come curarli e alimentarli in modo corretto. Il suo lavoro è anche attento all’agricoltura e al pascolo, offrendo ai contadini soluzioni di impiego armonico ed equilibrato delle risorse. Il fine è quello di non sfruttare in modo intensivo l’habitat, ma di preservarlo, evitando l’erosione di territorio selvaggio, vitale per il felino.

Un intenso programma educativo in biologia della conservazione, di gestione delle risorse naturali, di uso del suolo, di tecniche di allevamento biologico, di corretta interazione tra predatori e allevamento, è costantemente portato avanti nelle scuole e rivolto agli agricoltori. Per la serie… emancipazione di una comunità cui vengono dati strumenti per autodeterminarsi. E soprattutto per essere coloro che, in prima linea, si battono per la conservazione della biodiversità della savana. Non è roba da poco! Il cambio di prospettiva, una governance strategica e lungimirante, la prosperità economica della comunità locale, lo sviluppo sostenibile… sono un miracolo cui è necessario dare sostegno incondizionato.

“Questa è la mia visione” dice Laurie Marker. I numeri le danno ragione.
La battaglia per la sopravvivenza del ghepardo non è finita. Prosegue incessante. Dove il CCF opera, i meravigliosi felini sono aumentati sino a raddoppiare (negli ultimi 10 anni). Purtroppo le prospettive per i ghepardi in altri 23 paesi è, invece, molto difficile. Laurie Marker non demorde e il CCF è attivamente impegnato ad ampliare i suoi programmi.

“Non ci concederemo nessun riposo sino a quando il ghepardo non avrà vinto la sua corsa contro l’estinzione”. Noi siamo con i ghepardi!

Per saperne di più consulta l'articolo originale:

http://www.postpopuli.it/24873-laurie-marker-dalla-parte-dei-ghepardi/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=laurie-marker-dalla-parte-dei-ghepardi


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :