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Lavorare a maglia e

Da Aknittingbear
Riuscire a fare la maglia  e basta è una condizione quasi nirvanica: tu il gomitolo, i ferri e il loro suono ritmico, sole tiepido, l'ombra di un albero, il canto degli uccelli, nient'altro. Si tratta di una combinazione talmente speciale che non si realizza quasi mai.
Di solito ho un gatto che chiama (o, nel caso del piccolo, che si appende con le unghie alle mie gambe) o l'orologio che mi spinge a sbrigarmi, perché è quasi l'ora di andare in ufficio, oppure sono sull'autobus, per non perdere neanche quella mezz'ora da casa al lavoro, mentre controllo la cottura della cena, o in qualche sala d'attesa (in quest'ultimo anno non me le sono fatte mancare e anche il prossimo rischia di esserne denso).

Lavorare a maglia e

Qui ero sul traghetto, verso l'Elba, come farò tra poche settimane!

Ieri era una delle giornate dedicate al knit in public mondiale, e io l'ho onorato sferruzzando sul treno che mi portava a Serravalle Scrivia, oggi approfitto di un momento di calma per continuare la mia t-shirt in alpaca, con Annie Lennox in sottofondo. Insomma c'è sempre qualcosa insieme alla maglia, per amore o per necessità. In un modo o nell'altro accompagna la mia vita, è una costante che mi conforta e che mi definisce.

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