Una questione di affari ed in particolare di dollari, molti milioni di dollari. Intanto, i lavori per la costruzione delle nuove chiuse del canale di Panama procederanno al rallentatore. Il consorzio GUPC che si è aggiudicato i lavori (formato dalla spagnola Sacyr, l’italiana Impregilo, la belga Jan de Nul e la panamense Consorcio Urbano) ha da giorni notificato al governo locale la necessità di un extra finanziamento (nel quale insiste nel coinvolgere lo stesso governo) per costi aggiuntivi imprevisti. Il consorzio vuole mille milioni di dollari, l’ente che amministra il canale, la Autoridad del Canal de Panamá, è disposta ad arrivare ad versamento, al massimo, di 283. Le parti insomma sono ben lontane dal trovare un accordo.
L’ampliamento del Canale sarebbe dovuto costare, secondo la licitazione, 3200 milioni di dollari. Ad oggi, quando mancherebbero pochi mesi per l’inaugurazione, che doveva concordare con il centenario del passaggio del primo mercantile, il 15 agosto 1914, c’è bisogno di altri 1600 milioni. Qualcuno, insomma, ha sbagliato i conti e li ha sbagliati alla grande.
Italiani e spagnoli insistono sulla necessità di un forte intervento monetario dell’autorità del Canale. Ma mentre il ministro spagnolo per la Produzione, Ana Pastor ed il presidente della Sacyr, Manuel Manrique, hanno mantenuto un profilo conciliante, l’amministratore delegato della Impregilo, Pietro Salini, non ha avuto remore ad usare le maniere forti: ¨Se Panama non accetta le nostre proposte, non avrà il suo Canale¨. Chiaro e semplice, così come è chiaro che stando così le cose, il paese centroamericano dovrà dire addio ai proventi milionari che si aspettava di ricevere con l’inaugurazione in tempi brevi dell’opera.
Mentre si prospetta la soluzione dell’arbitrato internazionale, la disputa ha acceso nel paese centroamericano i fuochi del nazionalismo. I partiti di opposizione invocano di cacciare gli stranieri, avvalendosi della clausola del contratto che prevede che il consorzio GUPC può essere ¨licenziato¨ ed i lavori possono essere terminati da altre aziende. L’amministrazione Martinelli dice di non essere preoccupata: non importa come, assicura, ma i panamensi avranno il loro nuovo Canale.