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Lavoro, brutte esperienze, lezioni da prendere

Creato il 02 giugno 2015 da Rory

Lavoro, brutte esperienze, lezioni da prendere

Miei cari,

oggi che è la festa della Repubblica e in cui più che mai dovrebbe essere importante la sua Costituzione (forse), specie il suo primo articolo, voglio parlarvi di due esperienze lavorative che ho concluso recentemente in modo purtroppo brutto. Non voglio chiaramente farvi avvilire ma anzi, vorrei che nel mio piccolo, queste disavventure facciano riflettere chi passa per di qui e far capire che l’importante è sempre rimanere se stessi, poiché nel lavoro è fondamentale e alla lunga vi assicuro che paga.

Come qualcuno di voi saprà, lavoravo per un magazine di cui non farò il nome, il cui progetto purtroppo naufragò principalmente per mancanza di soldi. Ad un certo punto tutti i collaboratori, me compresa, non erano retribuiti, motivo per cui non si poteva obbligare nessuno a scrivere, in quanto non c’era alcun tipo di garanzia né per il presente né per il futuro (non si sapeva se ci sarebbero stati dei fondi e quando o se il magazine sarebbe diventato una testata iscritta all’albo). Il magazine fu così abbandonato, salvo poi risorgere in concomitanza con le elezioni, praticamente perché doveva spingere la campagna elettorale di una persona vicina ai fondatori. Adesso io, per quanto sia fortemente contraria a questo genere di cose, non commento assolutamente il gesto poiché essendo un magazine gestito da privati, ognuno ne può fare ciò che desidera.

Il problema è che nessuno di noi redattori era stato avvisato della cosa e anzi, ci hanno praticamente tutti tagliati fuori, prendendo a lavorare (presuppongo aggratis) altre persone. La cosa altamente scorretta a parer mio è stata questa: il mancato avviso a tante persone che si sono prodigate senza retribuzione per un progetto e che da un giorno all’altro, lo vedono cambiare e si vedono sbattere fuori senza neppure lo straccio di un avviso. Dopo un po’ di amarezza iniziale, non me la sono presa più di tanto: lavorare per gente che non si comporta bene, per giunta aggratis è peggio che essere disoccupati e a ben vedere, ci toglie anche tante altre possibilità e soprattutto, la dignità.

La seconda esperienza è stata, ahimé, ben più dolorosa. Come sapete sono freelance, dunque collaboro con tante persone e ho spesso diverse tipologie di progetti in ballo. In particolare, a questa persona tenevo molto sia sotto il profilo umano che lavorativo poiché stavamo portando avanti assieme diverse belle cose. Questa persona mi aveva anche promesso un contratto che non mi avrebbe dato enormi garanzie ma almeno la possibilità di riscattare gli anni di università a prezzi non troppo eccessivi, il che mi interessava moltissimo.

Ultimamente, purtroppo, non sto passando un periodo facile da un punto di vista di salute (niente di grave, non vi preoccupate), però chiaramente, dovendomi dedicare ad altro, non riesco a dare nel lavoro il 100% come al solito. La salute è qualcosa di personale, che non siamo tenuti a condividere per forza con chi lavoriamo, specialmente se non c’è alcun contratto di vincolo (ma poi soprattutto, in nessun contratto di lavoro c’è scritto “se stai male devi dirmelo per forza”) e se il “problema che abbiamo” non ci impedisce fisicamente di lavorare. Ebbene, questa persona, piccata evidentemente del fatto che non le ho detto cos’ho, ha deciso di sbattermi fuori dai progetti a cui lavoravamo assieme, adducendo come scuse che non sapendo che cos’ho, non sa nemmeno se posso sforzarmi col lavoro o meno (ma ti pare che se avevo qualche impedimento fisico non lo avrei detto?) e soprattutto che io, non volendole parlare della natura del mio problema, l’avevo quasi costretta a interrompere la nostra collaborazione.

Adesso, questo è un sopruso bello e buono. Non puoi costringere qualcuno a confidarsi con te minacciandolo velatamente di buttarlo fuori, non è giusto e non è scritto da nessuna parte. Più che altro, penso che questa persona volesse solo intrigarsi dei miei problemi personali più che darmi una mano, senza contare che ultimamente si era fatta fare un grande favore da una persona della mia famiglia ed evidentemente, ottenuto questo ha pensato di darmi il ben servito. Per questa cosa non vi nascondo che mi sono molto dispiaciuta però in definitiva sbaglio io e sapete perché? Una persona del genere non vale le mie lacrime, il mio dispiacere. Chi lavora con noi non dovrebbe pretendere di farsi gli affari nostri e se lo pretende, evidentemente non ci stima molto al livello professionale. E allora non ha molto senso continuare a collaborare con chi non ci considera, anzi.

Abbiamo un nostro valore, difendiamolo, sempre. E perdonate lo sfogo.



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