LAVORO - Il Sindacato Anief ha presentato piano di sviluppo: si punta sul capitale umano.

Creato il 03 febbraio 2012 da Andreakur

E' stato discusso a Palazzo Chigi un Piano di sviluppo alternativo a quello del Ministero del Lavoro che apra a riforme strutturali e punti dritto allo sviluppo del patrimonio formativo e culturale dei suoi cittadini: a presentarlo è stato a Roma il sindacato della scuola ‘Anief’, nel giorno dell’incontro a Palazzo Chigi tra il Ministro del Lavoro, Elisa Fornero, con sindacati e imprese sulla riforma del mercato del lavoro. Il sindacato ha sostenuto che il piano darebbe una svolta all’economia italiana, ma occorre che lo Stato torni ad investire sul patrimonio storico-culturale, sul capitale umano e dia più spazio all’alfabetizzazione linguistica e telematica, alla cura del territorio e dell’accoglienza: il primo passo da compiere è l’avvio di corsi di formazione professionale per tutte le categorie. “L’ipotesi presentata dal Ministro Fornero di ridurre i contratti esistenti – ha detto Marcello Pacifico, Presidente dell’Anief – introducendo un nuovo modello che estenda a 3 anni il periodo di prova, salvo poi il licenziamento dei neo-assunti con una ‘buonuscita’ di appena 6 mesi, non risolve di certo il problema della flessibilità del mercato del lavoro e dell’occupabilità. Anzi, ancora una volta si ignora la direttiva comunitaria che impone la stabilizzazione dopo 3 anni di servizio ed una sentenza della Corte Costituzionale che ‘bacchetta’ il Parlamento per aver approvato una norma che in taluni casi punisce proprio con il risarcimento di appena 6 mesi di stipendio i datori di lavoro che ricorrono al licenziamento”. Il Piano di sviluppo economico dell’Anief, presentato anche alla ‘Mit-Pa’, la confederazione dei dirigenti pubblici, ha inteso invece rilanciare l’occupazione e tutelare il lavoro, rilanciando i settori della formazione, dell’istruzione e della produzione industriale, sempre più centrali nell’era del mercato globale. “Se si vuole veramente produrre ricchezza e mantenere l’attuale welfare – ha detto Pacifico - bisogna riconvertire le risorse umane. Solo in questo modo, puntando sul capitale umano, sarà possibile migliorare la qualità dei prodotti, intesa nella sua eccezionale unicità”.
Lo sviluppo dovrà poi estendersi a livello locale. Nel documento conclusivo l’Anief ha ritenuto che con questo progetto ogni Comune riscoprirà “la propria identità culturale” e sarà “in grado di promuovere la sua immagine all’esterno, diventando co-partecipe con lo Stato degli introiti realizzati dal settore turistico: la riscoperta delle proprie tradizioni culturali (feste, mostre, rappresentazioni, promozione delle opere realizzate dagli illustri concittadini, maestranze) deve essere un imperativo categorico. I centri storici devono essere chiusi e forniti di aree commerciali no tax dove poter acquistare i numerosi prodotti made in Italy con il marchio doc”. Inoltre dovrà essere promossa adeguatamente la nuova immagine del Paese all’estero, “attraverso le ambasciate, i consolati, gli istituti di cultura e le comunità italiane residenti, i canali mediatici e il web, al fine di rendere percepibile e apprezzabile il valore multiculturale del nostro paesaggio”. Ma soprattutto bisognerà “preparare corsi di formazione professionale per tutta la popolazione, dai disoccupati ai commercianti e imprenditori, nonché ai dirigenti al fine di potenziare l’aspetto culturale sotteso alla riscoperta della nostra identità, da promuovere nei confronti dell’utenza finale. Sarà necessario programmare – sottolinea l’Anief - una massiccia opera di alfabetizzazione linguistica e telematica, di cura del territorio anche nella gestione dei rifiuti (riciclaggio, bio-degradabile, ecologico) e nell’accoglienza, per sviluppare la capacità attrattiva che deve contraddistingue la nostra economia”.
L’Anief ha poi ricordato che di recente lo studio di un grande gruppo bancario italiano ha dimostrato come ogni 100 euro investiti dallo Stato nel patrimonio culturale, producono 140 euro di guadagno per i privati. “Un dirigente di quel gruppo, l’attuale ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture, Corrado Passera, proprio in quei giorni – ha sottolineato il sindacato - aveva rilasciato un’intervista in cui dichiarava che se fosse stato il presidente del Consiglio avrebbe investito il 40% delle economie realizzate dalle tasse nello sviluppo del nostro patrimonio culturale: è ora di agire per riscoprire nell’umanesimo della nostra civiltà la luce per uscire dal tunnel”.


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