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Lavoro, quindi valgo, inchiesta su Timu

Da Brunougolini
E’ una raccolta di esperienze di lavoro a Napoli, promossa dalla fondazione “ahref” in collaborazione con la fondazione Giuseppe Di Vittorio, e realizzata da Vincenzo Moretti, sociologo, docente e infaticabile organizzatore culturale. E’ intitolata “Le vie del lavoro” ed è stata lanciata su Timu. La trovate qui:
https://timu.ahref.eu/m/inchiesta/le-vie-del-lavoro.
Lavoro,  quindi valgo, inchiesta su TimuUn’iniziativa interessante sopratutto in questi tempi che parlano di licenziamenti come ricetta per il bene del Paese. L’intento, come spiega Moretti, è di raccontare “l'Italia che lavora con rigore e passione, con la testa e con le mani”. Ed ecco le prime storie spesso accompagnate da audio clip dei protagonisti. C’è Vincenzo che da 25 anni fa il libraio dopo aver fatto la sua prima attività nell’officina del padre e che dice: "Per me il lavoro è vita, è quello che ti fa andare avanti".
Sono gli stessi valori che coinvolgono Diego di 24 anni, tecnico alla Telecom. Suo padre faceva il pescatore e da lui ha imparato come sia importante nel lavoro la “qualità e la correttezza”. Mentre l’algerino Jamel, 48 anni, racconta come dal lavoro sia stato salvato. Vive in Italia dal 1982 e fino al 2004 la sua vita si trascinava sulle strade tra droghe e piccoli furti. Ora fa l’operatore presso una Comunità per tossicodipendenti di Castel Volturno. Una nuova vita ottenuta grazie all'Associazione di Volontariato Jerry Essan Masslo. Può aiutare tutti quei giovani che conducono quella che è stata anche la sua vita. Non era mai accaduto che una persona da utente diventasse operatore.
Una storia tutta diversa quella di Martina, venticinquenne napoletana, laureata in cinese e in inglese. Ha fatto l’insegnante, anche in Cina, ora lavora alle poste di Prato, specializzata in cinese. Avrebbe potuto aspettare altre occasioni più adeguate alla sua preparazione? “Ho deciso di lavorare lì perché il lavoro mi arricchisce…ti svegli al mattino per fare qualcosa…”. Ha dato un senso alla propria esistenza.
Le testimonianze, fatte anche di fotografie, si moltiplicano: l’ebanista di Castel San Giorgio (Salerno), il laboratorio-sartoria sociale “Altri Orizzonti” sorto in un bene confiscato a Baia Verde (Castel Volturno), i muratori di Casperia, Renato che si è “fatto” lavorando in Giappone, Antonio musicista e insegnante di chitarra che alla fine si è costruito anche il prezioso strumento.
Sono esperienze che dicono di un Italia che pensa, come scrive Moretti, “che il lavoro non sia solo un modo per procurarsi i beni necessari per vivere ma anche un valore, un bisogno in sé, uno strumento importante per organizzare la propria vita in un sistema di relazioni riconosciute, per soddisfare le proprie aspettative di futuro”. E’ l 'Italia, conclude “degli italiani normali, quelli che pensano: lavoro, dunque valgo”. Pensate che cosa possa comportare il contrario, ovverosia il licenziamento.

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