Di Roberta Miele. Continua il braccio di ferro nel Pd sull’articolo 18. Sono sette gli emendamenti presentati dalle minoranze del partito, firmati dai 29 ai 38 senatori. Tutti riguardano l’articolo 4 della legge delega sul contratto a tutele crescenti e il riordino delle forme contrattuali.
Ecco in breve le modifiche richieste.
La piena tutela dell’articolo 18 esteso a tutti i lavoratori dopo i primi tre anni di contratto a tutele crescenti. Il primo firmatario è il senatore Federico Fornaro. Priorità della revisione degli ammortizzatori sociali rispetto alla riduzione dei modelli contrattuali e controlli a distanza solo per gli impianti e non per i lavoratori. Il contratto a tempo indeterminato va promosso come “forma privilegiata di contratto di lavoro”, rendendolo “progressivamente più conveniente rispetto agli altri tipi di contratti in termini di oneri diretti e indiretti”. Condiviso il sistema dei voucher, a patto che rimanga il tetto massimo di 5 mila euro di reddito all’anno in modo da evitare che questo strumento possa sostituire rapporti di lavoro più strutturali.
Le proposte di modifica dovranno essere presentate entro le 19; i senatori firmatari chiedono un incontro alla maggioranza per provare a stilare un documento unitario in vista della Direzione di lunedì.
Nella sala Aldo Moro a Montecitorio le diverse anime della minoranza si sono riunite per circa due ore per discutere degli emendamenti da apportare alla riforma del lavoro. Presenti all’incontro i riformisti Alfredo D’Attorre e Stefano Fassina, ma anche Rosy Bindi, Pippo Civati, i presidenti delle commissioni Bilancio e Lavoro della Camera il renziano Francesco Boccia e Cesare Damiano. E ancora, Vannino Chiti, Barbara Pollastrini e Paolo Fontanelli. “Da parte nostra – spiega D’Attorre – c’è grande disponibilità e fiducia che si possa arrivare a una posizione unitaria”.
“Non facciamo aut aut, non è nel nostro spirito. E non facciamo neanche agguati”, dichiara la senatrice Maria Cecilia Guerra e fa da sponda a Gianni Cuperlo che ha precisato al Corriere della Sera che “il Pd non è una caserma”.