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Lavoro, sette emendamenti dalle minoranze Pd. Articolo 18 dopo tre anni

Creato il 23 settembre 2014 da Nicola933
di Roberta Miele Lavoro, sette emendamenti dalle minoranze Pd. Articolo 18 dopo tre anni - 23 settembre 2014

Renzi e PolettiDi Roberta Miele. Continua il braccio di ferro nel Pd sull’articolo 18. Sono sette gli emendamenti presentati dalle minoranze del partito, firmati dai 29 ai 38 senatori. Tutti riguardano l’articolo 4 della legge delega sul contratto a tutele crescenti e il riordino delle forme contrattuali.

Ecco in breve le modifiche richieste.

La piena tutela dell’articolo 18 esteso a tutti i lavoratori dopo i primi tre anni di contratto a tutele crescenti. Il primo firmatario è il senatore Federico Fornaro. Priorità della revisione degli ammortizzatori sociali rispetto alla riduzione dei modelli contrattuali e controlli a distanza solo per gli impianti e non per i lavoratori. Il contratto a tempo indeterminato va promosso come “forma privilegiata di contratto di lavoro”, rendendolo “progressivamente più conveniente rispetto agli altri tipi di contratti in termini di oneri diretti e indiretti”. Condiviso il sistema dei voucher, a patto che rimanga il tetto massimo di 5 mila euro di reddito all’anno in modo da evitare che questo strumento possa sostituire rapporti di lavoro più strutturali.

Le proposte di modifica dovranno essere presentate entro le 19; i senatori firmatari chiedono un incontro alla maggioranza per provare a stilare un documento unitario in vista della Direzione di lunedì.

Nella sala Aldo Moro a Montecitorio le diverse anime della minoranza si sono riunite per circa due ore per discutere degli emendamenti da apportare alla riforma del lavoro. Presenti all’incontro i riformisti Alfredo D’Attorre e Stefano Fassina, ma anche Rosy Bindi, Pippo Civati, i presidenti delle commissioni Bilancio e Lavoro della Camera il renziano Francesco Boccia e Cesare Damiano. E ancora, Vannino Chiti, Barbara Pollastrini e Paolo Fontanelli. “Da parte nostra – spiega D’Attorre – c’è grande disponibilità e fiducia che si possa arrivare a una posizione unitaria”.

“Non facciamo aut aut, non è nel nostro spirito. E non facciamo neanche agguati”, dichiara la senatrice Maria Cecilia Guerra e fa da sponda a Gianni Cuperlo che ha precisato al Corriere della Sera che “il Pd non è una caserma”.


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