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LAVORO TURISMO INTEGRAZIONE: intervista a Denada Shytaj

Creato il 19 luglio 2011 da Trame In Divenire @trameindivenire
LAVORO TURISMO INTEGRAZIONE: intervista a  Denada Shytaj

Denada Shytaj

Intervista a Denada Shytaj, sindacalista, fasanese di adozione 

Fasano è una città dalle profonde radici classiche testimoniate dalle rovine di Egnazia. Grazie al suo ricco territorio ha spiccate potenzialità turistiche e produttive, circondata da strutture ricettive di gran lusso, da quest’anno vanta il titolo di Bandiera Blu. Chi vive a Fasano, a giusta ragione, vorrebbe, tra l’altro, un ritorno in termini di benefici occupazionali, viste le qualità del territorio e l’elevata offerta turistica. A tal proposito abbiamo ascoltato Denada Shitaj, sindacalista albanese della Cgil, naturalizzata italiana, da vent’anni a Fasano. Denada ha risposto ai nostri quesiti su turismo, occupazione e integrazione sociale della comunità albanese radicata a Fasano.

D. Data la sua esperienza sindacale con la CGIL e da naturalizzata fasanese, quanto è determinante il rapporto tra sindacati e istituzioni? Attualmente l’amministrazione di Fasano cosa fa per la tutela dei lavoratori della comunità albanese?

R. Le istituzioni dovrebbero avere un buon rapporto con le organizzazioni dei lavoratori, ciò è quantomeno auspicabile. Purtroppo le nostre istituzioni locali non hanno mai avuto come interlocutori le organizzazioni dei lavoratori in nessuna circostanza. La comunità albanese e in genere gli immigrati, a Fasano, sono ignorati dalle istituzioni soprattutto per quel che riguarda il lavoro.

D. Pensa che la diffusione di strutture ricettive di lusso possa creare nel nostro territorio una maggiore copertura dei posti di lavoro?

R. Sicuramente qualche vantaggio per l’occupazione lo determina, anche se non si può puntare su uno sviluppo mono culturale. Diversificare l’offerta lavorativa, valorizzando le peculiarità del territorio, rappresenta l’unica ricchezza stabile. Quello che ci preoccupa, intanto, è la qualità del rapporto di lavoro, che dai dati a disposizione della CGIL è poco armonico rispetto a quello che il comparto turistico produce in termini di ricchezza.

D. Recentemente hanno attribuito alla nostra città la tanto ambita bandiera blu. E’ un titolo meritato? Avrebbe più valenza se al posto delle strutture di lusso, sulle nostre coste fosse valorizzata la zona archeologica di Egnazia?

R. Ben venga la bandiera blu, ma deve essere il preambolo per valorizzare l’aspetto culturale dovuto alla presenza dei siti archeologici, evitare la privatizzazione selvaggia della costa. Le strutture di lusso hanno poco a che fare con il merito della bandiera blu, anche se gli rende tantissimo: spiagge libere, acqua pulita e rispetto per la natura hanno molto più attinenza con questo simbolo. Ma siamo sicuri che, vista la condizione in cui versa il nostro territorio, sia un titolo meritato?

D. Nei primi anni novanta, la Puglia è entrata in contatto per la prima volta con la cultura albanese. Nel 2011 come vede l’integrazione tra i cittadini fasanesi e quelli albanesi? Pregiudizi e sbarramenti sociali sono un problema superato?

R. Si può dire senza ombra di smentita che l’integrazione è un dato di fatto. Nel rapporto con Fasano non ci sono pregiudizi. Altra questione è quella degli sbarramenti sociali. Questi non hanno nazionalità, e il più delle volte sono dovuti alle differenza fra ceti. E’ chiaro che il ruolo delle istituzioni, a partire dalla politica, è di fondamentale importanza. A questo proposito credo valga quanto ho già detto prima.

D. Quali prospettive di sviluppo vede per le comunità etniche presenti a Fasano?

R. Ritorniamo al problema delle istituzioni. La questione delle prospettive, che riguarda tutta la popolazione fasanese, compresi gli immigrati, si risolve a partire soprattutto dalle istituzioni politiche. In assenza di politiche locali che mirino allo sviluppo delle attività tipiche, senza regole certe e in assenza di politiche tese alla tutela e sviluppo del lavoro, quali prospettive vuole che ci siano!? E’ impensabile che, il comparto turistico, soprattutto quello d’élite, nonostante sia confortato da possibilità di sviluppo illimitato, cosa che non avviene per altre attività e per il lavoro, debba offrire quasi esclusivamente contratti di lavoro a termine. In queste condizioni si determina solo instabilità economica e sociale, ovvero assenza di prospettive.

Marco Ottomano Palmisano – Giuseppe Vinci

pubblicato su Largo Bellavista luglio/agosto 2011


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