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La trama (con parole mie): Forrest, Howard e Jack Bondurant sono tre fratelli nati e cresciuti in Virginia nella prima metà del novecento, divenuti adulti nel pieno della Grande Depressione.Sotto la guida del granitico Forrest, si occupano di distillati ormai fuorilegge e della loro distribuzione: la loro attività, tollerata dalle forze dell'ordine locali, cresce fino a giungere al limitare di Chicago, attirando l'attenzione del Governo che incarica lo spietato sceriffo Charlie Rakes di occuparsi della questione con ogni mezzo.A questo punto le cose si complicano, e se uno ad uno tutti i distillatori chinano il capo sotto il pugno di ferro del rappresentante della Legge, Forrest rifiuta di obbedire perfino quando due sgherri gli tagliano la gola da un orecchio all'altro alimentando la leggenda che vuole i Bondurant invincibili ed in grado di sfuggire alla morte.Jack, il più timido e meno adatto a ricoprire il ruolo di bandito della famiglia, dovrà fare i conti con se stesso e trovare la forza per decidere che strada prendere prima che il conflitto porti lui e i suoi fratelli alla distruzione.
Devo ammetterlo, il buon vecchio Lorant aveva proprio ragione: Lawless pare un film scritto, diretto e realizzato per alimentare la goduria estrema del sottoscritto, una di quelle cose da Frontiera - come concetto, più che come confine - all'interno della quale Bene e Male si mescolano, i nodi vengono al pettine, è forte la componente legata alla famiglia e alla fratellanza, e quello che viene comunemente considerato crimine assume le sembianze di uno strumento di ribellione pronto a scoppiare in pieno viso all'ordine costituito, quello che schiaccia sotto il suo tallone la gente della strada come noi.Ambientato nel pieno della Grande Depressione - periodo profondamente drammatico già fotografato in molti romanzi da me amatissimi di Joe Lansdale e dal Capolavoro di John Ford, anch'esso tratto da un'altrettanto grande opera letteraria di John Steinbeck, Furore - e legato a doppio filo al Proibizionismo - uno dei momenti più oscuri della "giovane" Storia statunitense -, sceneggiato da un Nick Cave che pare aver trasmesso lo spirito delle sue canzoni ai protagonisti della vicenda - tratta da un libro che descrive effettivamente i fatti che riguardarono i fratelli Bondurant, redatto da un nipote in tempi più recenti -, impreziosito da un cast stellare ed in forma smagliante - un plauso, soprattutto, a Tom Hardy e Guy Pierce, impressionante per la cattiveria che riesce a mettere nella sua interpretazione di Charlie Rakes -, Lawless pesca a piene mani dalla materia che un paio d'anni fa Michael Mann portò con una classe incalcolabile sullo schermo nel suo Nemico pubblico divenendone, di fatto, una sorta di fratello minore.La vicenda dei tre fratelli protagonisti, che potrebbe essere vista e vissuta come una sorta di cronaca di un gruppo di ribelli, più che di criminali, pronti a vivere "succhiando il midollo della vita" fino a quando non giungerà il momento per loro di appendere le pistole al chiodo ed invecchiare in pace e tranquillità, seduti sul portico osservando i figli giocare scoprendo che il Tempo è un nemico inesorabile che nessuna leggenda o invincibilità potrà sconfiggere, è in realtà uno splendido ritratto del concetto di Famiglia e del sentimento di fratellanza, di quei legami di sangue che non possiamo e non potremo mai spiegare, e che capiremo sempre e soltanto noi che li viviamo.Osservando l'imperturbabile ed "invincibile" Forrest, il selvaggio Howard e l'impacciato Jack ho pensato spesso a mio fratello, a quello che ci ha uniti fin da quando, poco più che ragazzini, ci picchiavamo regolarmente e che è cresciuto fino ad ora, con i nostri aperitivi selvaggi consumati con il terrore di genitori e compagne: il rapporto tra i Bondurant è qualcosa che potranno comprendere soltanto loro stessi, nel profondo, e non avranno mai bisogno di tradurre con altro che non sia un complice silenzio.In particolare, nonostante il ruolo di leader affidato ad un ringhiante Tom Hardy, ho trovato il personaggio di Shia Le Beouf quello più interessante: scritto con una profondità da fare spavento, il piccolo Jack mostra il fianco come i suoi fratelli non farebbero mai, scambia le imprudenze per furbizia e coraggio, cercando in tutti i modi di dimostrare a Forrest e Howard di valere quanto loro, di portare la stessa indomita furia che anima i loro animi selvaggi.Eppure nelle macchine e nei vestiti di lusso, negli affari e nella corte alla figlia del pastore - una sempre eterea Mia Wasikowska -, c'è un cucciolo che non ha ancora trovato la strada che lo farà crescere e diventare uomo: la cosa interessante è che quella strada, che passerà attraverso il sangue, la vendetta, i colpi di pistola e le lacrime, in realtà sarà mutuata da una vita tranquilla, quella dell'uomo comune che lavora e vede la sua famiglia crescere, e che in un certo senso è molto più difficile e complessa di quella del fuorilegge che vive ogni giorno come fosse l'ultimo.Perchè ogni giorno potrebbe essere l'ultimo, sempre, ma non è detto che sia come Forrest si aspetta. O non si aspetta, che poi è la stessa cosa.Clint Eastwood nel suo Gli spietati ricordò al pubblico che "non esistono meriti, in queste cose".Eppure, se c'è qualcosa di cui andare fieri, nonostante la Legge, e l'essere al di fuori di essa, è la sensazione che quel legame di sangue non possa essere spezzato.Quello che stringe l'uno all'altro Forrest, Howard e Jack, i loro destini, le loro donne, i loro figli.E non esistono whisky, completi all'ultima moda, macchine di grossa cilindrata o leggende che possano giustificare il fatto che si possa varcare il confine dell'ordine costituito per crearne uno proprio. Forse neppure la vendetta.L'unica cosa che possa giustificarlo è proprio quello stesso legame: e chi lo vive.
MrFord
"One, two, three.
White light
I like going, listen up my mind
white light
don’t you know it’s gonna make me go blind?
White heat
oh, white heat, it take me deep down to my toe
white light
Lord, have mercy while that goodness, no."The Bootleggers featuring Mark Lanegan - "White light, white heat" -
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