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Lazio: aborto, diritti e donne

Creato il 25 giugno 2014 da Societydoesntexist
Lazio: aborto, diritti e donne
 Lazio, dove il 90 per cento dei medici sono obiettori di coscienza.
Grazie al decreto Zingaretti, si compie oggi un passo importante nella difesa della legge 194 che dal 1978 avrebbe dovuto garantire il diritto delle donne all’aborto.
Il decreto per la Regione Lazio stabilisce che non sarà più possibile alcun tipo di obiezione di coscienza in sede dei consultori familiari per quanto riguarda prescrizione della pillola del giorno dopo, attestazione di gravidanza e certificazione della richiesta di interruzione di gravidanza volontaria.
Nel decreto [qui] si legge a pag.6: “In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza fra i medici ginecologi, che dati recenti pongono a 69,3% in Italia (Relazione Ministeriale sullo Stato di attuazione della Legge 194/78 anni 2011-2012, Commissione Affari Sociali - XVII Legislatura - Esame della Relazione sullo stato di attuazione della Legge 194/78 2011-2012), si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza. AI riguardo, si sottolinea che il personale operante nel Consultorio Familiare non è coinvolto direttamente nella effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare interruzione volontaria di gravidanza. Per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici”
Pertanto se il medico può rifiutarsi, per legge e secondo coscienza, di operare un'interruzione volontaria di gravidanza, non può sottrarsi al suo compito di cura all'interno dei consultori familiari. Il presidente della Regione Lazio ribadisce questo e tale lavoro può senza dubbio costituire una novità storica in grado di indicare la strada ad iniziative analoghe in tutta la penisola.
Polemiche, ovviamente, seppure il Paese è stato più volte richiamato al rispetto dei diritti della donna dal Consiglio Europeo. Protesta infatti Olimpia Tarzia (presidente del movimento Per Politica etica responsabilità e vicepresidente della commissione Cultura) secondo cui il decreto “È un provvedimento gravissimo che viola palesemente la legge 194/78, in merito all'esercizio dell'obiezione di coscienza fra i medici ginecologi”
Comprensibili le polemiche da un punto di vista di contrasto con le precedenti, ma difficili da mandar giù se si guarda il calendario che segna inesorabilmente la data 2014. Si tratta di una tradizione politica, quella religiosamente anti-abortista, fatta fiorire in particolar modo nel periodo delle giunte Storace e Polverini. Tradizione che, a distanza di 36 anni dal primo sudatissimo decreto, pare dura a morire.

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