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Sarà stata la mia continua frequentazione di corsi di lingua, ma trovo che la didattica della L2 (lingua seconda) sia spesso più rigorosa e insieme più entusiasmante. In una cornice festosa, quando non festaiola, l'approccio è quello del cosiddetto "metodo natura", che da diversi anni sta facendo discutere i miei colleghi di discipline classiche. Si simulano situazioni reali, ma come in laboratorio, da lì tutto il resto va da sé, con l'insegnante che guida la produzione "obbligata" di lingua. Si impara attraverso la conversazione. Certo, i topic non sono sempre entusiasmanti quanto a novità (amicizia, traffico cittadino, vita quotidiana, ecologia, pasti ecc.), sono argomenti neutri, fatti apposta per non mettere in eccessivo imbarazzo, per far scivolare la lingua su certezze o comunque su forti motivazioni personali (credo che le situazioni tipiche di questi corsi di lingue siano interessantissimi oggetti di studio sociologico), Si creano dibattiti forse senza nerbo: prevale sempre, quando l'insegnante è bravo, un generale buon umore o la volontà di andare tutti d'accordo; ma sono dibattiti che poggiano, a differenza dell'insegnamento grammaticale tradizionale e deduttivo, su fondamenta spesso incrollabili per l'obiettivo che ci si propone: riuscire a dire esattamente quello che si pensa o che si voleva dire da tempo, ma in una forma guidata dal contesto.
Chiunque abbia superato i classici corsi di livello A1/A2 del quadro internazionale di riferimento per lo studio delle lingue straniere (io - B2 - sono arrivato a seguire un paio di lezioni di C1 di tedesco) sa che poi i testi argomentativi seguono un po' lo stesso principio: si scelgono tesi in forte contrapposizione tra loro, propugnate da intellettuali molto alla moda nel paese d'origine o nel paese a cui è destinato il corso, e si cerca di lavorare su lessico e sintassi, mentre diventa più faticosa l'elaborazione di una tesi nuova, che però ha il vantaggio di nascere direttamente in quella lingua che la dovrebbe supportare e veicolare.
Obiettivamente, è riproducibile questo nella lingua madre dei nostri alunni? Nelle nostre tristi classi grigiastre invase dalla noia della routine? Sì, a patto che si dicano cose nuove e che le cose nuove che si vogliono dire non siano verbi irregolari o eccezioni, bensì idee, informazioni, suggestioni, cose importanti, con un progetto educativ dietro. Si tratta di progettare bene la lezione, di passare dalle grammatiche normative, più o meno originali o compilative, a veri e propri corsi di italiano. Forse - soprattutto al liceo - ci sentiamo un po' degradati (io no!) a "tenere corsi" come fanno nelle scuole anglosassoni - che hanno una tradizione meno alta delle nostre - e senz'altro un "corso" per l'apprendimento di una lingua è molto più faticoso da organizzare rispetto a lezioni frontali e deduttive - o anche genericamente induttive: io mi sto inventando del mateirale e ci si mette un tempo infinito (per altro con scarse possibilità di testare fino in fondo il proprio metodo e le conclusioni, nonché i propri materiali, che devono essere prodotti con una rapidità disarmante, che non lascia tregua o respiro).
Ma, se non vogliamo tenere un corso (o, come lo chiamano i tedeschi con un discreto orgoglio personale, Unterricht), non veniamoci a lamentare del non apprendimento della lingua madre. Il punto non è il metodo inglese, francese o italiano (la lingua madre è in fortissima decadenza in tutta Europa, soprattutto in termini di lessico e semplificazioni sintattiche), bensì l'impegno a insegnare qualcosa di autenticamente nuovo in modo creativo e soprattutto incisivo... col vantaggio di vivere già "in famiglia" e di uscire a sperimentare la lingua appresa quando si vuole in un negozio o altrove! Io credo che valga la pena di provare (con un piano di lavoro disciplinatissimo e molto chiaro nella testa dell'insegnante, pena la metamorfosi della lezione di italiano in un talk show); e credo anche che valga la pena anche di confrontarsi in merito, sperando che non prevalga mai la paura di trovarsi nell'ambage della famosissima lezione di italiano dei Monty Python.
(Auguratemi in bocca al lupo, ne ho proprio bisogno!)
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