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Le 3 vite della navicella fittile di Teti

Creato il 29 aprile 2011 da Zfrantziscu
di Atropa Belladonna
Gigi Sanna pubblica, il 17 dicembre 2009, la foto di una navicella fittile ritrovata nella zona di Teti. La navicella contiene segni evidenti di scrittura, di ispirazione proto-sinaitica e proto-cananaica. Uno dei segni però è anomalo, ha l'aspetto del pugnaletto distintivo che ci è famigliare dai bronzetti sardi: è formato in realtà dall'agglutinamento ed accostamento di 3 segni ed è, in ultima analisi, espressione autentica, locale e particolare della divinità. È presente in almeno altri due reperti già pubblicati: il doppiere in bronzo esposto al museo di Cagliari e descritto da Lilliu ed il frammento di brocca askoide dal nuraghe Piscu di Suelli, descritto da Santoni (Figura 1). Una caratteristica simile alla navicella di Teti compare nella famosa iscrizione Leshem di Bethsaida, che mostra un segno logografico egizio in sequenza a segni lineari paleo-ebraici.

Le 3 vite della navicella fittile di Teti

Figura 1: in alto: sin., i segni sul doppiere in bronzo pubblicato dal
Lilliu nel 1948 con a fianco un pugnaletto ad elsa gammata;
dx, ansa di 
brocchetta askoide dal nuraghe Piscu di Suelli,
alla cui base sono rappresentate due bozze mammillari
in associazione con due pugnaletti ad elsa gammata
 (Santoni 2001).
In basso, una foto della navicella fittile da Teti (Sanna, 2009)

La navicella fittile di Teti non si trova in mani illecite e/o private, però non viene, per qualche motivo, esposta al pubblico. È stata, invece, recentissimamente esposta ai miei occhi (e non solo ai miei) ed, improvvisamente, tutto è tornato al suo posto, dopo le ultime vicende ed informazioni dissonanti. La navicella fu, come tutti sapete, uno dei 4 araldi della scrittura sarda pre-fenicia portati all'attenzione del Ministero per i beni e le attività culturali dalle interrogazioni dei senatori Massidda e Sbarbati. Vale la pena ricordare la risposta del ministro Bondi riguardo questo particolare reperto, affiancata da altre due informazioni che ci dicono chiaro e tondo che qualcosa non torna, non torna proprio: 1) Nell'ottobre del 2010, Valerio Saderi si reca a Sassari per ammirare Sos Zigantes di Monti Prama. Lì parla con Alba Canu direttrice coordinatrice presso il Centro di Restauro di Li Punti e le chiede se abbia mai visto, nel corso della sua attività, la navicella fittile di Teti e se su di essa abbia notato segni di scrittura: la risposta è che sì, l'ha vista eccome, l'hanno restaurata al centro, ma che no, nella maniera più assoluta, non vi è alcun segno scritto. La notizia mi mette in allarme: che ne è stato delle lettere sulla navicella, hanno forse subito un trattamento col Botox? 2) La risposta del Ministro, 20.01.2011: “Per quanto riguarda la Navicella nuragica fìttile da Teti devo riferire che l'immagine trasmessa dai promotori della petizione è risultata assolutamente incomprensibile agli archeologi delle nostre Soprintendenze che, d'altra parte, non hanno alcuna notizia in merito al ritrovamento "nei pressi di Teti" di una navicella nuragica "con evidenti segni di scrittura". Se un ritrovamento è stato fatto potrebbe essere stato effettuato al di fuori delle ricerche ufficiali e da persone non autorizzate. Assicuro, a tale proposito, ogni attività utile al recupero del reperto”. Non è chi non veda che il punto 1) e 2) sono del tutto discordanti.3) Il 28.04.2011 Mirko Zaru, persona notoriamente vicina al mondo dell'archeologia, ha una conversazione paradossale con me, durante una discussione su alcuni segni grafici postati da Marcello Cabriolu. Io: “Mirko guarda, se tu avessi visto quello che io ho visto ieri, su cui scriverò un articolo presto, appena torno dalla Sardegna, saresti così felice e ti toglieresti ogni dubbio. E spero che lo farai.Mirko Zaru: ‎”...Hai visto la navicella in ceramica con remi da S'urbale? quella con iscrizione? E perché è nuragica? Non è mai stata esposta semplicemente perché non viene da S'Urbale, è un fuori contesto ... è stata consegnata da un personaggio ... non sto a spiegarti il perché attende i test che ne attestino l'autenticità”. Ora una domanda spontanea sorge, anzi più di una: a. perché a Li Punti, dove immagino qualsiasi frammento archeologico venga catalogato e numerato, sostengono di aver restaurato la navicella, mentre la Soprintendenza ne nega – addirittura in data successiva - l'esistenza? b. Come mai Mirko Zaru conosce il come e il chi del ritrovamento della navicella? io ho visto la navicella, ma queste cose mica le so. È lecito supporre che qualcuno addentro nelle segrete cose lo abbia informato, verosimilmente persone affini o vicine a quelle che fornirono la famosa risposta al ministro, “non se ne ha alcuna notizia”. Oppure dobbiamo supporre che Mirko Zaru è molto più competente in questa materia della Soprintendenza, che candidamente confessa che “l’ immagine della navicella è risultata assolutamente incomprensibile”. Che pantano, direbbe una mia cara amica. Orazio: Sì, seguiamolo. Come finirà?; Marcello: C'è qualcosa di marcio in Danimarca. [zfp]

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