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Le ali della vita: intervista a Venessa Diffenbaugh

Creato il 12 giugno 2015 da Fedetronconi

I miei sbagli fanno male.
Ma l’amore mi può curare.
Non è mai troppo tardi per spiccare il volo.

Le ali della vita: intervista a Venessa Diffenbaugh

Vanessa Diffenbaugh ha scritto di un amore un amore immenso e imperfetto, come la vita.  E’ la storia della paura di una madre e del coraggio di un figlio. Di come anche un solo abbraccio può scacciare dal cuore la solitudine.

È notte e la nebbia è illuminata a tratti dai fari delle macchine che sfrecciano accanto a lei. Letty si asciuga l’ennesima lacrima e preme ancora più forte il piede sull’acceleratore. Deve correre il più lontano possibile, fuggire da tutti i suoi sbagli, è la cosa migliore per tutti. Perché la sua vita è stata difficile, ha inanellato una serie di errori uno dietro l’altro e adesso tutte le sue paure sono tornate a tormentarla, senza lasciarle una via di scampo. Intanto, ormai molte miglia lontano, i suoi due figli, Alex e la piccola Luna, stanno dormendo serenamente. Non sanno che la mamma li ha lasciati da soli nel loro letto, schiacciata dal terrore di non essere una buona madre. Convinta che senza di lei Alex e Luna saranno più felici.

Quando Alex si sveglia e si accorge che Letty non c’è più, capisce che non deve farsi prendere dal panico. Deve occuparsi della sorellina e seguire le regole. Perché Alex ha quindici anni ed è solo un ragazzino, ma è dovuto crescere in fretta per aiutare sua madre Letty e i suoi occhi troppo spesso tristi. A volte guarda verso il cielo e sogna di volare via, in un posto dove l’azzurro del cielo li possa di nuovo colorare di felicità. La sua passione sono la matematica e lo studio delle rotte migratorie degli uccelli. Da loro ha imparato che non importa quanto voli lontano, c’è sempre un modo per tornare a casa. Alex sa che deve trovare il modo di far tornare anche la sua mamma. Solo lui può farlo, solo lui può curare le sue ali ferite e farle spiccare di nuovo il volo. Perché anche quando l’orientamento è perso, l’amore può farci ritrovare la rotta verso il nostro cuore.
Dopo l’enorme successo del Linguaggio segreto dei fiori, bestseller internazionale venduto in più di 40 paesi, ancora ai vertici delle classifiche italiane a tre anni dall’uscita, Vanessa Diffenbaugh torna con un romanzo dalla forza dirompente.

Abbiamo la possibilità di incontrare la scrittrice in Italia per il tour del suo nuovo libro. Ce la presentano nel cuore di Milano, nel bellissimo Fioraio Bianchi Caffè – che ricorda molto il suo primo romanzo, Il linguaggio segreto dei fiori. E scopriamo qualcosa in più di lei.

Le ali della vita: intervista a Venessa Diffenbaugh

                                                                                                                            Con la scrittrice Vanessa Diffenbaugh 

Qual è il cuore di questo libro?

I lettori avevano chiesto il seguito de Il linguaggio segreto dei fiori ma io lo reputavo concluso. Quello che però non si sapeva è che un finale alternativo mai pubblicato c’era. Si trattava del ritorno di una madre dopo tanti anni di lontananza. Dopo la mia esperienza con Trevor ho ripreso quel finale alternativo, unito la mia esperienza con l’adozione e il rapporto con mio figlio Trevor e sono nate le premesse per il nuovo romanzo.

Dopo il successo del primo libro è stato difficile scrivere il secondo?

E’ stato difficile, in effetti. Tutti coloro che ho intorno mi avevano avvisato che sarebbe stato pericoloso dopo il successo de “Il linguaggio”. La mia grande fortuna, comunque, è sempre stata che non leggo recensioni. E questo mi ha facilitato nel prendere le decisioni. Ma ho a cuori i miei lettori invece, ho pensato a loro quando le cose si sono complicate. E mi sono detta “Quando le cose sono difficili si deve lavorare di piu’ “. Ho lavorato lasciando per un periodo la famiglia, mi sono trasferita in un hotel per avere maggiore concentrazione. Ho lavorato 36 ore di fila per riscrivere la bozza.

Quanto c’è di te in questo romanzo?

Quando scrivo non romanzo mai la mia vita. Fino ad ora. Ho due figli adottivi, uno dei quali l’ho adottato a 15 anni. Questa è stata la parte fondamentale di vita del romanzo.

Nei tuoi libri emerge sempre un grande amore per la natura. Dove nasce?

Sono cresciuta in una casa nella Carolina del Nord e ho fatto tante passeggiate immersa nella natura, tanti giri in bicicletta. La natura fa parte di me. I miei romanzi non iniziano ad essere vvivi fino a che non introduco un elemento naturale. Nello specifico in questo romanzo sono state le piume.

Madri giovani. Cosa ne pensi?

Che non hanno magari esperienza ma hanno tante energie. Non esiste la madre “giusta”. Letty nel romanzo commette un grande errore lasciando i suoi figli ma per tutto il resto della storia cerca di rimediare. Anche a Vittoria – nel primo romanzo – succede una cosa simile. Scrivo di donne che fanno il loro meglio, ma che non sono perfette.

Libri o autori che legge o rilegge?

Io sono una lettrice che legge e che rilegge. La prima volta che si affronta un libro lo si fa con passione ma ci si perde sempre qualcosa. Mentre la seconda si colgono le sfumature. Ad esempio uno scrittore che mi è “entrato” è Jhon Steinback e il suo “Uomini e topi”.

Cosa ne pensa dell’amore?

Credo che possa far recuperare le sinapsi perdute. So che è molto utopistico ma credo che abbia un potere curativo, un grande potere.
Il libro parla del rapporto madre -figlio.

Che tipo di persona Alex?

E’ molto forte e molto sentito. Ugualmente come figlia lo è stata Vittoria. Dopo aver parlato a fondo del rapporto madre-figlia avevo bisogno di entrare in questa nuova dimensione. Forse nasce anche dalla maturità e crescita del mio rapporto con Trevor.
Nei tuoi romanzi lasci sempre in secondo piano la figura paterna. Come mai?
Ho figure maschili molto solide nella mia vita: ho avuto un padre biologico fantastico ( che poi ha divorziato da mia madre), un eccellente padre adottivo e mio marito è un padre straordinario per i miei figli. Non mi sento pronta probabilmente a parlarne e a mettere a fuoco luci ed ombre di questa figura e di questo ruolo. Ma è una questione mia di scrittrice non di interessi in generale.

Ti senti piu’ madre o piu’ scrittrice?

Scrivendo di madri ci ho pensato molto in passato. Molte scrittrici ad un certo punto del proprio cammino hanno lasciato la famiglia. Tra la mia professione e i miei affetti cosa sceglierei? Sicuramente la famiglia. Essere genitore oggi è difficile perchè è difficile far coinciliare i tempi.

Progetti per il futuro?

Sto scrivendo un articolo di non-fiction che riguarda l’istruzione. Ci sono scuole che ricevono più soldi di altre vicino territorialmente. Io ho scelto per i miei figli una scuola normale, pubblica, eterogenea. Non ho voluto per loro una scelta d’elite.

Le ali della vita: intervista a Venessa Diffenbaugh

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