20 giugno 2013
Ad ogni modo vuoi la mostra a lui dedicata, vuoi un po’ di curiosita’, mi sono spinto sino a "Le amiche", film del 1955 tratto da un racconto di Cesare Pavese che col regista ferrarese aveva tra le molte cose in comune, la politica certo ma soprattutto un’indole pessimistica, la predilezione per i silenzi non solo dell’anima e un occhio attento alle donne. Se non ricordo male fu Moravia che in un’intervista ad Antonioni gli disse senza domandare "sei piu’ bravo con gli uomini che con le donne" con somma sorpresa dell’intervistato e devo dire che lo scrittore aveva ragione e non certo da questo film.
Storia corale di donne perche’ di coralita’ di situazioni si tratta.
C’e’ la donna in carriera ante litteram, la ricca divorziata, la figlia di papa’, quella col maschio per hobby, vite diverse ma unite dal tentato suicidio di una amica che svelera’ nel corso del film onori e miserie delle loro esistenze.
Non mancano gli uomini, malgrado non ne escono bene sospesi come sono tra il buffonesco e il fallito, forse un po’ troppo macchiette ma certo con piu’ carattere delle controparti femminili eccessivamente ingessate nei loro ruoli.
Se "Le amiche" e’ servito a qualcosa, e’ proprio nell’apprezzare un po’ di piu’ lo sforzo evolutivo del cinema di Antonioni che verra’, anche perche’ poi a ben vedere, vi fu tanto astio contro i drammoni dai telefoni bianchi, poi ci si aggrappa alla tizia che si uccide per amore.
E’ vero che c’e anche quella che preferisce la carriera ad un marito ma insomma, tutto questo gap col ventennio precedente in fondo non c’e’. Non e’ una colpa, intendiamoci, solo una constatazione.
Ancora non si parla di incomunicabilita’, le donne comunicano fin troppo ma il disagio del vivere e’ bello forte e sull’attenti. Antonioni work in progress.