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Le antiche religioni misteriche. I misteri di Dionisio.

Creato il 10 novembre 2011 da Sulromanzo

Le antiche religioni misteriche. I misteri di Dionisio.Le antiche religioni misteriche nascono come riti agrari tesi a incrementare le forze della natura e della vita animale con cerimonie di carattere sacro-magiche.

Vi partecipano solo gli adepti dopo un’iniziazione speciale di cui non è lecito rivelare ai profani il contenuto.

Teone di Smirne (70-135 circa) parla di cinque gradi di iniziazione ai misteri:

“Vi sono cinque parti dell’iniziazione. La prima è la purificazione. Dopo questa purificazione, viene la trasmissione dell’iniziazione. La terza viene chiamata visione. La quarta, che è la perfezione della visione è la fasciatura e l’imposizione della corona con la quale si è in grado di trasmettere agli altri le iniziazioni acquisite, sia attraverso il portare le fiaccole, sia attraverso il mostrare le cose sacre o qualche altro ufficio sacerdotale. Al quinto e ultimo posto, risultato di tutto quanto precede, troviamo la felicità che deriva dall’essere amato da Dio e dalla vita con gli dei “

(Teone di Smirne, Expositio rerum mathematicarum ad legendum Platonem, pp. 14-15 Hiller = pp. 20-23 Dupuis).  

I misteri di Dioniso.

I misteri di Dionisio ebbero molta influenza in campo letterario e artistico. A Dioniso infatti risale l’origine del teatro sia comico che tragico.

Dioniso è un dio dalla natura selvaggia, propria del paese montuoso e boscoso da cui proveniva e anche con manifestazioni sfrenate e selvagge ama essere adorato dagli uomini. Il culto di Dioniso rivestiva tra le stesse popolazionidella Tracia la prerogativa di un’associazione, di cui gli adepti erano capaci di assimilarsi al dio e di rivestirne le qualità.

Le associazioni segrete di questo tipo non rivestono ancora un carattere misterico perché l’adepto non vi aderisce al fine di ottenere, mediante la partecipazione al sacrificio, l’unione mistica con la divinità protettrice e quindi l’acquisizione di una qualche immortalità, ma vi aderisce solo per incorporare lo spirito del dio attraverso l’animale che lo rappresenta e dar libero sfogo alle proprie energie e raggiungere il massimo dell’ ebbrezza.

Seguaci di questo culto sono soprattutto le donne, che costituiscono il thiasos, ossia il corteggio proprio del dio. Vestite di pelle di cerbiatto o di volpe, coronate di edera (pianta sacra a Dioniso) che esse masticavano per inebriarsi, impugnando il tirso intrecciato di edera, durante le feste che avevano luogo ogni due anni, correvano sfrenatamente per le montagne, stringendo al seno un cerbiatto, personificazione del dio, al suono di cembali, timpani e flauti. Questa corsa sfrenata notturna, tra urla e frastuono, finiva col portare al parossismo le donne che, gettandosi sull’animale che portavano in braccio, ne divoravano le carni crude. (cfr. Le Baccanti di Euripide).

Parallelamente allo sviluppo sociale il culto di Dioniso subì un’evoluzione religiosa attraverso rapide e significative tappe. Infatti nell’assimilazione omofagica del dio per riviverne l’ebbrezza era racchiusa in nuce l’unione mistica con lui attraverso il sacrificio; nel carattere originariamente vegetale del dio era contenuta la prospettiva di una consimile resurrezione per il fedele.

Naturalmente una religione di tale carattere orgiastico incontrò gravi difficoltà e violenti contrasti prima di essere bene accolta in Grecia. Già in epoca molto antica però Dioniso venne accolto a Delfi, dove sul frontone del santuario di Apollo viene raffigurato con il suo corteggio.

Questa potente affermazione dionisiaca indusse lo studioso E. Rhode a ritenere che la virtù profetica dell’oracolo, espressa dalla donna ispirata dal nume, sia dovuta alla fusione dell’elemento dionisiaco, caratterizzato dall’entusiasmo divino, con quello apollineo, che si limitava piuttosto a procedimenti di divinazione magica espressa da segni esteriori.

Il sacerdote delfico contribuì notevolmente alla diffusione del culto dionisiaco, soprattutto nell’Attica, dove esso perse il carattere orgiastico per accentuare quello di protezione della natura in genere.

Concludendo, è possibile riconoscere nel culto dionisiaco due componenti: agraria e mistica...

Questi concetti spianano in Grecia la via alla fede nell’immortalità dell’anima: grazie ai misteri dionisiaci, le anime che hanno fatto esperienza dell’estasi nella vita, anelano a possederla stabilmente; e finiscono per concludere che per raggiungerla sia necessario mantenersi in uno stato di purezza morale raggiungibile già al momento dell’iniziazione. Così dalla religione dionisiaca si passa all’ascesi dei misteri orfici.

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