Il romanzo è ambientato principalmente a Napoli, negli anni di Tangentopoli. Il personaggio che funge da “ape regina”, intorno a cui ruotano tutti gli altri è Raul Aragona, il patriarca, imprenditore edile di successo con qualche scheletro nell’armadio, ammanicato con Camorra e Democrazia Cristiana. Insieme a lui, a Villa Aragona, vivono la sua terza moglie Sveva, bella e desiderata, il figlio Manuel, ragazzo alcolizzato avuto dalla prima moglie, Matteo, il figli della seconda moglie, poliziotto assillato dall’idea di giustizia, Lorenzo Messina, efficiente braccio destro di Raul. Quando la DC si rivolge ad Aragona per chiedergli di impossessarsi della VivaFin, il destino di tutti questi personaggi subirà un’accelerazione vorticosa, incrociandosi con la Storia, in un misto di grandissime ambizioni e di altrettanto grandi problemi, che porteranno al limite i pregi e i difetti, le grandezze e le miserie di ogni personaggio, sviscerandone fino in fondo il passato e la psiche.
I personaggi sono solidi, credibili, ben costruiti. I criminali risultano un po’ meno riusciti degli altri, un po’ inverosimili nei dialoghi italianizzati e a volte troppo teatrali, ma nel complesso comunque adatti alla storia. Petrella allestisce una grande macchina narrativa, bella e entusiasmante, tra i principali pregi del romanzo; ma anche, paradossalmente, arma a doppio taglio, in quanto a volte l’eccessiva ricchezza della trama, i numerosissimi colpi di scena e le diverse situazioni capaci di tenere in tensione il lettore rischiano di apparire come eccessive e di appesantire il flusso della storia, di renderla un po’ macchinosa. Nel complesso, però, questa enorme macchina narrativa è gestita più che bene.
Lo stile è scorrevole ma al contempo ricco, lontano dalla prosa asciutta del noir più cinematografico; a tratti il romanzo risulta poetico, filosofico, spesso malinconico, legato a una tradizione letteraria classica, non di genere. L’autore napoletano rappresenta la corruzione dilagante e imperante, lo squallore dei rapporti umani, l’intreccio losco di tutti i poteri (finanziario, politico, criminale) con una sorta di malinconia dolorosa e tragica, che rende questo romanzo una nota diversa (migliore o peggiore solo a seconda dei gusti) nel panorama noir. Sì, perché a mio parere “Le api randage” è un noir particolare. Leggendo la quarta di copertina ho trovato tutte le premesse per un bel romanzo in stile americano, cinematografico, secco, crudo.
E invece no: questo romanzo assomiglia a un tramonto su un mare sporco, contornato da un cielo incupito dallo smog. Del noir, “Le api randage” non ha la brutalità né il cinismo, per quanto la storia sia fitta di malvagità e di violenza; ha invece spiccato il senso del declino: di un uomo, di una famiglia, di un impero economico, di una nazione.
Nel complesso una lettura ricca e mai banale. Un noir malinconico, un romanzo possente consigliato agli amanti delle trame complicate e di un certo alone tragico ed esistenziale, piuttosto che agli appassionati di romanzi in stile hard boiled o pulp, da cui “Le api randage” è lontano chilometri.
Dovendo dare un voto da 1 a 10, darei un 8, 8 e mezzo.
Aniello Troiano