Prima sveglia della giornata: un chiuaua di 4 mesi a pelo lungo (il cane più brutto che la genetica artificiale abbia creato) che mi si fionda sotto le coperte. Seconda sveglia: la donna delle pulizie che puntualmente blatera sproloqui in ceco, convinta che io la capisca. Il mio gesticolare non è stato utile per farle intendere che non la seguo. Terza sveglia: ormai futile, la mia, alle otto. Colazione e ufficio: sto imparando un nuovo mestiere, quello del trader di cosmetica: il lavoro di mio papà. Non sto a monologare sul funzionamento di suddetto lavoro perchè, vi giuro, è complicato da capire. Googlate e servitevi della superficie internet.
Sono affiancata da una gentilissima segretaria che, giustamente non sapendo l’italiano, mi spiega le fasi lavorative in inglese. Ecco, già è complicato, non vi dico in un’altra lingua. La mia concentrazione stimola i succhi gastrici e la fame. Sono solo le 11 e mi sbranerei un chiuaua a pelo lungo come antipasto.
Per il resto qui il tempo fa schifo. Ho saputo che a casa mia ci sono 26 gradi e un sole fantastico, qui ho la maglia di cashmere e patisco. Piove pure.
Ovviamente vorrete sapere com’è lo shopping qui a Praga. Beh, ci sono delle catene di abbigliamento che in Italia non esistono, tipo Newyorker, dove trovi capi in stile H&M ma a prezzo addirittura inferiore. Per il resto, volete sapere come si veste la gente? Anni ’80. Ma non perchè vadano di moda gli eghties, ma perchè sono proprio rimasti lì, e da lì non si smuovono.
Praga è esteticamente fantastica, ma non ci vivrei. No no. Fa freddo, mangiano carne dal mattino alla sera e bevono litri di birra. Io odio la birra, sto cercando di diventare vegetariana e patisco il freddo come se andassi in giro nuda il giorno di Natale.
Beh, erano giusto due appunti di viaggio. Ora torno a lavorare. A presto amici.
Beth