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le avventure di jack pèenses

Da Sharebook @sharebook1

PROLOGO

Gli avvenimenti che qui vi racconteremo sono ispirati ad una storia di comune follia visionaria, il nostro protagonista insegue sogni e speranze che da molti anni ha perso. Un incontro casuale nel suo natio paese fa si che la sua noiosa e terrificante vita di rutine si trasformi in una avventura, diciamo per così dire, fantastica.
Se qualcuno si riconosce in alcuni dei nostri personaggi e si sentirà offeso dalla nostra narrazione, porgiamo le nostre scuse e invitiamo a riderci su con noi. In questa storia niente è ciò che sembra, tutto può apparire senza senso e un attimo dopo essere di grande illuminazione.

ATTO I

Jack camminava beato tra i vicoli bui di una città del natio paese, quando un piccolo e insignificante uomo gli si avvicinò:

Buona sera nobile uomo
Buona sera buon uomo
Potreste offrirmi una sigaretta?

Jack prese il porta sigarette e donò due sigarette al buon uomo, che per ringraziarlo gli diede in cambio un ampolla del suo miglior profumo.
Niente nel buon uomo faceva presagire un maligno intento, ma il personaggio era strano: quando lo scambio di cortesie fu terminato l’uomo sparì nel nulla proprio da dove era venuto.
Jack non era tranquillo, tanti pensieri gli avvolsero la mente, fecero presa sulla sua tranquillità tanto da mandarla in pezzi: aveva un sesto senso per queste storie e conosceva bene le conseguenze nel seguirlo.
Si fermò un attimo ad esaminarsi è tirò fuori una banale spiegazione: Aveva paura di non comprendere, e di conseguenza come la maggioranza degli uomini, quello che non si comprende e non si tiene sotto controllo sicuramente è pericoloso. “Avere paura di un profumo era sciocco” si ripeteva, ma la sua mano tremava anche se il tappo ben sigillato gli dava una certa tranquillità.
Poi, ad un tratto due uomini si avvicinarono correndo verso di lui:

Dov’è l’uomo con cui parlava poco fa?
Non saprei, è sparito dietro quell’angolo.
Gli ha detto qualcosa?
Gli ha dato qualcosa?
Mi ha chiesto una sigaretta e io gli donai due delle mie
E poi fu sparito dietro l’angolo.
Sicuro non gli ha dato niente? Signore.
Sicuro signori.
La ringrazio signore, buona serata.

Andarono via correndo così come erano venuti, Jack riprese l’ampollina tra le mani e la guardò attentamente, non sapeva cosa fare ma di certo non la avrebbe aperta ne data a quei due poco raccomandabili signori: il buon uomo era troppo tranquillo per essere inseguito, e poi un regalo è sempre un regalo.
L’inganno finì presto, tutte le risposte stavano per arrivare: il buon uomo sorprese il Jack fuori un piccolo bar a fumare, sembrava ancora più tranquillo, si avvicinò e disse:
“Sapevo che eri l’uomo giusto, un cavaliere.”
Jack si voltò per guardarlo negli occhi ma era nuovamente sparito.
Cosa stava succedendo era ancora incomprensibile ma come al solito il moto degli eventi lo trascinava sempre in storie diverse. Non era ancora tranquillo, non sapeva cosa ci fosse nell’ampolla e la situazione non era molto gradevole, il non sapere è la paura più grande degli uomini.
spense la sigaretta ed entrò nel bar: bettola buia e sporca, poco si distingueva la gente che era dentro, ma a nessuno sembrava importasse: solo l’essere era coinvolto, l’aspetto era un involucro inutile.
Il tutto era posto nel linguaggio universale, i rapporti con gli altri venivano interpretati come segno d’ essere non dell’apparire.
Jack si diresse al bancone del bar, ordinò il solito e si avviò verso un tavolo semi vuoto, non c’erano singoli tavoli ma delle lunghe tavole dove tutti insieme si ci sedeva, e si sedette con dei perfetti sconosciuti.
La notte trascorreva inesorabilmente, fumo, alcol e buona musica faceva si che si creassero nuove relazioni tra perfetti sconosciuti, cosa che a Jack non dispiaceva: i suoi compagni di tavola divennero grandi amici, bevettero, mangiarono e fumarono insieme senza nessuna trama nascosta, solo il piacere di stare insieme: trovare compagni per quel viaggio notturno.
Il tempo a sua disposizione stava terminando e Jack decise che per quella notte il suo viaggio era concluso: uscì dal locale per ritrovarsi nuovamente tra i vicoli ormai non più bui, l’alba stava già puntando le sue dita inquisitorie su tutte le storie vissute quella notte.
Jack era immerso nei suoi pensieri, quelli di un evaso che sta per rientrare nella sua casa/prigione, quando il Buon uomo riapparve, istintivamente si portò la mano nella tasca della giacca per controllare se l’ampolla era ancora al suo posto, il buon uomo fece un lieve sorriso gli porse la mano e si presentò:

Luigi Pirandello, piacere.
Jack Pèenses, piacere.
So chi sei.
Bene, allora potresti dirmi chi sei veramente.
Sono Mago Merlino del regno di Camelot.
Almeno vuoi dirmi che cosa è questa Ampolla?
Che cosa devo farci?
Perché ti inseguivano quegli uomini?
Jack, perché tutte queste domande inutili?
Saprai tutto al momento opportuno, conserva bene il mio dono, un giorno potrà servirti.
Buon riposo giovane cavaliere.
Buon riposo anche a te, Mago Merlino.

I due si separarono e dopo questa “illuminante” conversazione Jack era ancora più confuso, quell’uomo era fuori, ma c’era qualcosa che lo costringeva a seguire quell’uomo, un sesto senso sviluppato con il passare del tempo e delle storie.
Seguendo il suo istinto si adoperò nel conservare l’ampollina e andare a riposare, sfuggire dal diurno regno.

ATTO II

Le tenebre bussavano alle porte del diurno regno quando Jack si svegliò, il tutto del fu regno della notte passata gli invase la mente: la boccetta era posta sul comodino accanto la sveglia sempre rotta.
Era disteso sul quel letto da bara in quella stanza da incubo e pensava:

“Quell’uomo ha detto di conoscermi, tra le altre frasi che apparentemente non avevano senso.
Possibile che tutti i pazzi mi conoscano?
Poi, sono l’uomo giusto, un cavaliere?
Certo, se vedesse questa stanza, in che stato vivo, non si sognerebbe più di dirlo.”

Jack si alzò, ci vollero almeno dieci minuti: era distrutto, a pezzi, fece colazione a l’ora di cena e poi un bagno ristoratore. Si vestì come la notte precedente e come tutte le altre notti, e uscii nuovamente tra i vicoli bui della città. Per tutto il tempo non riuscì a distogliere la mente dal pensiero di quell’uomo, niente gli levava dalla mente che non fosse un pazzo: “E dai pazzi (miei cari amici) si ci può aspettare di tutto, anche essere trasportati indietro nel tempo”.

Solito giro, soliti locali, solita gente, solite storie.
Forse il buon uomo aveva risposto alla mia richiesta d’aiuto, mi stavo già annoiando in questa città, il buon vecchio uomo mi sta trattenendo ancora un po’ qui, ma terminata questa storia torno a vagare tra le terre del mondo.

Jack si stava torturando la mente quando il buon uomo apparve, come al solito dal nulla:

Buona sera Jack.
Buona sera Mago Merlino.
Come stai stasera? Sei pronto?
Spero tu abbia conservato per bene il profumo che ti ho dato.
Tutto bene, stai tranquillo è qui con me, il posto più sicuro che io conosca.
Ma pronto per cosa?
Non fare troppe domande Jack, i cavalieri come te non hanno bisogno di tutte queste Risposte.
Va bene (questo è veramente fuori).
Andiamo, versi e lettere ti aspettano, libri e artisti devi conoscere:
C’è una grande festa a Camelot questa sera.
Senta buon uomo, siamo nel XXI secolo, cosa centra Camelot qui, in questa città?
Ci sono tanti Re e tante Camelot in giro per il mondo e per il tempo, ancora non hai compreso questo?
Dovrò fare un gran lavoro con te.
Scusatemi, avete ragione.

Tra i vicoli più illustri camminavano svelti, non erano interessanti, folla gregge diceva Merlino, che si trovava pienamente d’accordo con il pensiero di Jack. Sempre di più si allontanavano dal centro abitato, lontano da occhi indiscreti, e Merlino che continuava a blaterare fino a quando non si fermò, proprio in mezzo al nulla.

Vieni Jack, siamo arrivati.
Proprio in mezzo al nulla ci siamo fermati
Non c’è niente qui!
Niente è quello che vuoi vedere:
Usa la mente cavaliere, non fermarti alle apparenze, dovresti averlo imparato questo? No?
Anche questo è vero.
Quando sei pronto entriamo.
Ma dove dobbiamo entrare? Non c’è niente qui.
Ancora non ti fidi delle tue capacità ne di me.
Va bene, aspetta un attimo lasciami concentrare e molto il tempo che non lo faccio, e quasi mai ho avuto bisogno di farlo nel natio paese.
Questo perché non era il momento, tu dovevi prima divenire quello che ora sei,
Poi raccogliere i frutti del duro lavoro compiuto per il mondo.
Va bene, lasciami provare in silenzio.

Finalmente
Quanta bella gente
Di certo non mi aspettavo una Camelot così.
Vogliamo entrare?
Fai strada Merlino.
Chi è il Re qui?
Tutto a tempo debito Cavaliere.

Tutto era la copia dell’antica Camelot, solo che era mantenuta con l’ausilio della tecnologia del XXI secolo: si rispettavano tutte le tradizioni, come niente luce elettrica, ne auto, ne altro di queste comodità così importanti nel nostro essere moderni.
La tecnologia si vedeva nelle piccole cose, come candele, il medico travestito da stregone, le costruzioni solide, le strade ben pulite e costruite con una perfezione da XXI secolo: nessuna sbavatura ne imperfezione nel ciocchi di pietra che formavano il selciato.

Jack rimase affascinato, era proprio curioso di sapere chi avesse l’onore e il grave peso di governare quel fantastico luogo. Distratto dai suoi pensieri perse di vista il buon uomo, che si districava agevolmente tra la folla di genti del paese, protetta dalle possenti mura di quella città medievale.

Seguimi tra questo gregge di pecore.
Dove andiamo?
Stai tranquillo, è proprio il luogo dove vorresti stare
Qui c’è soltanto quello che hai sempre voluto e cercato
Ma è anche il luogo e il momento di accettare le proprie colpe e le proprie responsabilità.
In cambio riceverai il compenso per il bene che hai fatto e che continuerai a fare.

Jack cominciava a preoccuparsi, era meravigliato e felice di tutta quella armonia e immensa gioia di vivere ma Merlino cominciava a farsi serio, e le domande cominciavano ad affiorare come fiori a primavera.
L’incubo delle domande sparì solo quando arrivarono davanti l’enorme portone del castello, quando si aprii una grande reggia apparve: non era fastosa ne sobria ma di certo era imponente.
Merlino lo scuote dal suo torpore e lo invitò ad entrare:

Qui ha inizio il tuo nuovo presente
Qui comincerà la tua storia, la leggenda personale di Jack Pèenses.
Vieni ci aspettano.
Ma tutto questo non ha senso, non sono mai stato qui, non conosco nessuno
E non sono così famoso da farmi ricordare da estranei
Io sono solo Jack Pèenses, vagabondo, poeta e cantastorie.
Non fare il modesto con me, io so tutto di te.

Jack era disorientato non comprendeva o forse non voleva comprendere, indizi e suggerimenti erano stati inviati da Merlino ma ancora non voleva crederci.
Merlino si fece ancora più serio e continuò:

Se sei solo questo, puoi anche ritornartene da dove sei venuto
Non sei tu quello che cercavo, ho sbagliato persona.
Se vuoi andare basta uscire da dove sei entrato,
Così potrai continuare la tua inutile ricerca per le terre del mondo
Di quel posto che ora hai trovato nel natio paese.
Io sono sempre stato il Re, ma non pensavo che qui, nel natio paese, potessi trovare il mio Regno.
Ne sono contento, preoccupato e con molta paura accetto il tuo invito.
Adesso fai silenzio, entriamo.

La Grande sala delle feste era piena di genti, una strana festa sembrava, tutto era preparato per un grande evento, erano tutti in attesa che arrivasse qualcuno d’importante e quando Merlino si aprii un varco tra le genti, tutti osservarono i due avviarsi verso il centro della grande sala.
Merlino fece spazio a Jack e ordinò a un vassallo di portare il trono del Re, tutti rimasero ammutoliti, nessuno si aspettava che fosse proprio Jack il futuro Re di Camelot.
Appena posizionato il trono Merlino Prese un bellissimo calice d’oro, fece sedere Jack sul trono e poi comincio:

“Noi qui ti abbiamo aspettato, abbiamo seguito le tue gesta sin da quando era appena fanciullo, ogni Re passato ha scelto sempre un suo successore tra i dei da marciapiede suoi sudditi, adesso sei qui di fronte ai tuoi più nobili vassalli, per essere incoronato ma ancora le prove non sono finite, resta l’ultima, la più importante. Devi bere da questo calice tutta la sapienza degli altri Re, bere il loro sangue e poi aprire l’ampolla che ti ho dato, se rimarrai ancora tra noi sarai il nostro Re, in caso contrario sparirai per sempre, sei pronto per questa prova?”

Non posso più tornare indietro, anche se non lo farei neanche per tutto loro del mondo.
Adesso siediti, prendi il calice e bevi la sapienza di tutti i Re passati.

Jack eseguì i comandi del Mago tra lo stupore e il silenzio di tutta la sala.
Non sentiva niente ma era ancora a Camelot, seduto sul trono.

Bene, il primo passo è stato compiuto, adesso devi aprire l’ampolla che ora posso dirti che cosa contiene:
è il miglior profumo che sia mai stato creato, contiene l’odore dei sogni di tutti gli uomini nobili di cuore, tutti i loro ricordi e le loro storie.
Quando l’aprirai sarai invaso da tutti i migliori pensieri dell’umanità, se riuscirai a sopportarli ti sarà donata l’immortalità che da tanto tempo cercavi.

Jack non aveva la minima paura, forse erano tutti i Re passati a infondergli tutto quel coraggio, con mano ferma e decisa prese l’ampolla dalla sua giacca e tolse il tappo: una piccola nube azzurra ne usci fuori per entrare attraverso le narici di Jack che svenne.
Pochi minuti di silenzio terrorizzante e il Re si svegliò.
Mago merlino era felice, il suo compito aveva portato a termine, anche questa volta, prese un calice dalla lunga tavola e lo sollevo:
Un brindisi per il nuovo Re di Camelot.
Lunga vita a Re Jack, si espanse in tutto il regno.

fine.

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