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Venerdì 24 Ottobre 2014 10:51 Scritto da Leviza
Il coniglietto bianco che voleva scoprire il mondo.
La partenza
C’era una volta una coniglietto bianco, morbido e soffice che viveva, con la sua mamma coniglia,
il suo papà coniglio, i suoi fratellini e sorelline, in una casetta, vicino ad un albero di un bosco.
I suoi fratellini e le sue sorelline non erano tutti bianchi come lui. Erano: uno marrone, uno nero, uno bianco e marrone, uno nero e marrone… insomma: avevano colori diversi.
Ma lui era proprio tutto bianco.
Era un coniglietto curioso. Non si accontentava mai di ciò che vedeva, voleva anche sapere ogni perché.
Voleva capire come funzionasse ogni cosa e chiedeva spiegazioni ai conigli adulti.
Certe volte le spiegazioni erano soddisfacenti, altre volte lo lasciavano ancora un po’ perplesso.
Per questo motivo Puffy, questo era il suo nome, ad un tratto, ha preso una decisione:” Voglio andare a conoscere il mondo! Voglio vedere che cosa c’è al di là di questa siepe e di questo giardino”.
-Ho molte domande che mi frullano nella testa e non sempre riesco ad avere la risposta.-
- Penso che andando a cercare, di qua e di là, le risposte si troveranno.-
Così ha preso il suo fagottino con dentro la mantellina per la pioggia, un maglioncino, il cappello per ripararsi dal sole, li ha avvolti in un grande foglio di stoffa legato ad un bastone, ha messo un po’ di carote, ha salutato la sua famiglia ed è partito.
-Ciao mamma, ciao papà, ciao fratellini. Io vado. Ma, un giorno ritornerò in questa casa che, comunque, mi piace tanto!-
-Io, non smetterò di pensarvi!-
-Ciao Puffy, buona fortuna! Tu sarai sempre con noi, nei nostri pensieri.-
Non voleva andare lontanissimo, voleva solo vedere cosa ci fosse nel bosco. Voleva conoscere un po’ di più.
Così, saltellando, se n’è andato verso la strada principale, il sentiero più largo che aveva ai lati tanti alberi e cespugli.
Ha saltellato e camminato per un po’ guardando di qua e di là, guardando l’azzurro del cielo e il colore dei fiori ai margini della strada.
Ha annusato il profumo delle erbe aromatiche ed ha giocato con i sassi che trovava sul sentiero sterrato.
Non si accorgeva, ma stava si stava spostando sempre più verso l’interno del bosco. Non era preoccupato, né spaventato. D’altra parte aveva preso egli stesso la decisione di partire.
E, comunque, i suoi genitori ed i suoi fratellini sarebbero sempre stati pronti a riaccoglierlo in casa, ben felici di averlo ancora con loro.
Il viaggio
Il Coniglietto bianco Puffy si era avviato per la stradina che dalla sua casa conduceva verso il centro del bosco. Continuava a saltellare, a giocare con i sassi e ad annusare le erbe selvatiche.
Ogni tanto gli veniva un po’ di nostalgia pensando ai suoi genitori, ai suoi fratellini, alla sua casa. Ma era un coniglietto coraggioso e, appunto, il coraggio ha avuto la meglio. Puffy non aveva più dubbi. Sentiva di dover portare avanti il suo progetto. Così ha continuato a camminare lungo la strada, con il suo fagottino sulle spalle, felice di essere coraggioso.
Puffy saltellava qua e là per la stradina: andava da un lato all’altro per non perdere nemmeno un particolare che incontrasse sul suo cammino.
Doveva stare attento a ciò che vedeva e, nello stesso tempo, poteva anche godere della bellezza di quel tratto di bosco.
Saltellava, si fermava, annusava, guardava fiori, foglie, cespugli, animaletti che, in parte, già conosceva. Erano anche nei pressi della casa dei suoi genitori. Quando giocava con i suoi fratelli nel giardino trovavano: margherite, primule, viole, cespugli di noccioli, leprotti, ricci, talpe.
La casa dei folletti
Sotto alle foglie c’erano radici grandi per sostenere questo albero.E poi, poi… il coniglietto si è avvicinato ancora alla radice. Lì c’era qualcosa di strano. Di particolare. Puffy ha smosso le foglie con la zampetta. Ha visto una specie di tetto appuntito. Ha continuato a spostare le foglie: è apparsa una casetta. Piccola, a forma di fungo, con le finestrelle e la porticina.
Era una casa con tre piani e la soffitta; aveva un bel giardino intorno.
C’erano le finestrelle anche nel tetto, così si illuminava anche il soffitto.
Il coniglio Puffy era estasiato da questa meraviglia.
Ma un occhio di Puffy era grande come una finestra della casa… come avrebbe potuto vederci dentro? O, addirittura entrarci?
Il suo desiderio di conoscere gli abitanti della casetta era così grande che, ad un tratto….. Pouf !!! E’ diventato piccolo. Piccolo come un topolino.
Ma era un coniglio, bianco, con il pelo morbido. Un coniglietto curioso!
Diventato piccolo poteva, ora, pensare di entrare nella casetta.
Ha bussato alla porta. –Toc, toc!-
-Chi è?- Si è sentito da dentro.
- Sono il coniglio Puffy, posso entrare?-
A quel punto si è vista la porta aprirsi. Chi l’aveva aperta?
Un piccolo folletto. Un bambino folletto. Con il cappello verde a punta, la tutina verde, gli stivaletti di panno marrone il gilet blu; ma la faccia?
La faccia era rosa, come quella degli altri umani che Puffy aveva visto una volta in città, quando era andato con il nonno a comprare le carote.
- Entra pure coniglio, questa è la mia casa. Sei il benvenuto!-
- Grazie, sei gentile, è molto bello questo posto.-
Puffy si è subito accorto che il folletto non era solo: altri folletti bambini animavano, con la loro presenza, quella grande sala dove stavano facendo i loro giochi.
Ma quali giochi? I folletti stavano costruendo giochi di ogni tipo utilizzando il legno riciclato dal taglio dei tronchi. I tronchi li tagliavano i papà folletti, nel bosco. Ne tagliavano a sufficienza per accendere la stufa e tenere sempre la casa ben calda durante l’inverno.
Puffy non vedeva l’ora di poter fare quel gioco.
I folletti lo hanno capito e gli hanno detto: - Vieni, ti insegniamo come si fa ad usare gli attrezzi.-
I nostri nomi sono Lollo, Lillo, Lello, Lullo, Lallo. Le follette bambine si chiamano Lalla, Lilla, Lella, Lulla, Lolla. Ma tu come ti chiami?
Io mi chiamo Puffy.
- Piacere Puffy, adesso ci conosciamo e possiamo iniziare a giocare.-
Che gioia per Puffy! Poteva imparare giochi nuovi e interessanti.
I folletti bambini, non sprecavano mai il loro tempo. Anche durante i giochi facevano sempre qualcosa di utile. I giochi se li costruivano da soli, con la pazienza, la fatica, l’impegno. Ma poi erano felici per il lavoro svolto e per avere altri giocattoli nuovi.
-Vieni Puffy, ora ti mostro gli attrezzi: ecco, vedi, qui c’è un seghetto, poi puoi vedere una lima, un martello, i chiodini, la colla le forbici, le stoffe ed i colori.-
- Con questi attrezzi costruiamo molti oggetti.-
-Ora stiamo costruendo un trenino, formato dalla locomotiva a due fumaioli e dai vagoni che trasportano le merci. Possiamo costruire anche il treno che trasporta i passeggeri.-
-Tutto questo è molto bello!- disse Puffy.
-Allora posso unirmi a voi nel gioco?-
-Certo, vieni!-
E fu così che coniglietto e folletti bambini cominciarono a lavorare con gli attrezzi. Col seghetto tagliavano i pezzi di legno che servivano per un vagone o per la locomotiva. Lo tagliavano seguendo la forma precisa. Quando era finito lo coloravano di rosso o di giallo. Puffy sceglieva i colori che preferiva. I folletti erano molto gentili. Gli lasciavano usare tutto quello che voleva.
Hanno costruito un treno intero: la locomotiva e dieci vagoni merci.
- Ma ora dove lo mettiamo il treno?- disse Puffy.
- Non ti preoccupare, ora facciamo anche i binari!-
Era Lollo che parlava di più. Era il più grande dei fratelli folletti. Ma era gentile con tutti e non diceva mai nessuna parolaccia.
Spiegava con pazienza a tutti i suoi fratellini ed ora anche a Puffy.
Si può ben dire che Lollo era proprio un brao ragazzo folletto.
Si misero al lavoro del taglio dei pezzi, li levigarono con la carta vetrata, fecero i solchi dei binari e costruirono un intero circuito ferroviario, colorato di nero e marrone.
Ecco! Il treno, ora, aveva un posto dove poter “viaggiare”!
Che bello aver costruito tutti quei pezzi con il legno riciclato, senza aver rovinato nemmeno un albero1
-Sono davvero felice! – Disse Puffy.
-Anche noi lo siamo, ci piace tanto il treno.-
-Anche a me piace tanto!-
Allora adesso giochiamo…. Evvia! Cominciarono a far correre il treno sulle rotaie.
Intanto le bambine follette stavano costruendo le bamboline con la stoffa.
Tagliavano i pezzi per fare la testa, per il corpo, per le gambe e per le braccia.
Cucivano la stoffa e la riempivano di gommapiuma, così le bambole prendevano una forma. Poi tagliavano stoffe colorate, con i fiorellini, con i cuoricini, con le stelle, per fare i vestiti delle bambole. Facevano anche i capelli con la lana. Alcune erano bionde se la lana era gialla, altre erano castane se la lana era marrone.
Ogni folletta bambina era riuscita a cucire una bambola, così alla fine poterono giocare tutte assieme. Misero le bambole in una casetta di legno e fecero finta di formare una sezione di una scuola materna dove le bambine bambole giocavano in cucina.
Alla sera
Ad un certo punto tutti si accorsero che avevano giocato per molte ore
e fuori si era fatto buio. E’ molto bello il bosco di sera, tutto illuminato.
Puffy guardava, incantato, il paesaggio.
I folletti, ormai, lo conoscevano bene, ma il coniglietto non lo aveva mai visto da quella casa tra le radici della quercia.
Guardava il tramonto del sole e tutte le lucette che si accendevano nella casette del villaggio.
Lollo disse a Puffy:- Ti fermerai a dormire da noi!-
Così potrai ripartire domattina riposato; inoltre potrai vedere come trascorre il resto della nostra giornata.
Ceneremo insieme. Vedrai i nostri papà tornare dal bosco con i pezzi di tronchi trasportati sulle spalle. Li metteranno al coperto, sotto il portico. Entreranno in casa e li potrai conoscere. Poi vedrai le nostre mamme al lavoro in cucina, indaffarate a preparare il minestrone, a bollire la carne ed a cuocere le patate
Alla sera tutti i folletti bambini, mamme, papà e Puffy erano seduti a tavola.
Per Puffy furono preparate le carote tritate. Cibo da lui preferito e il nonno folletto portò dal fienile un po’ di erbetta fresca. Per cui Puffy fece una cenetta prelibata.
Dopo la cena tutti si misero a cantare e a danzare. I folletti erano sempre allegri e a loro piaceva molto la musica.
Ai folletti piace suonare il violino.
Sono di origine irlandese…. Il violino è lo strumento più suonato in Irlanda.
Tutti ricordano le musiche che suonavano i loro antenati. Tanti altri ballano le danze irlandesi, molto allegre.
Alle ore 22:00 il nonno ha dato lo STOP!
-Basta danze, si va a nanna; domani bisogna alzarsi presto. Ciascuno avrà il proprio compito da svolgere, come ogni giorno.
Lollo e i suoi fratelli prepararono per Puffy un bel lettino di paglia nell’angolo del salotto e le bambine follette presero una calda copertina.
Tutti andarono a lavarsi i denti e poi: tutti a letto.
- Buonanotte Puffy, da parte di tutti noi.- Riposa bene, così domani ti sentirai pronto per continuare il tuo viaggio.-
- Grazie ragazzi folletti! Siete stati proprio gentili con me. Sono molto felice di essere stato accolto nella vostra casa.-
- Buonanotte.-
- Buonanotte…..-
La mattina seguente
All’ora del risveglio, Puffy si sentiva molto riposato, aveva dormito proprio bene. Si guardò intorno e vide che in cucina le mamme erano già tutte indaffarate. Avevano già preparato la colazione. I folletti papà erano già pronti per partire per il bosco e i folletti bambini fecero colazione insieme a Puffy.
Puffy ringraziò le mamme follette per i pasti che gli avevano preparato.
Uscì di casa con il suo fagottino. Intanto Lollo, Lallo, Lillo, Lello e Lullo lo accompagnarono a vedere il villaggio. Videro folletti di tutti i tipi che facevano vari lavori oppure…… si riposavano.
Ecco il bosco che aspettava Puffy per continuare la sua avventura.
Gli amici si salutarono e Puffy si avviò per la strada principale.
Un nuovo incontro
Il coniglio Puffy stava saltellando allegramente per la strada del bosco.
Aveva ritrovato le numerose cose belle da vedere: i fiori, i cespugli, i sassi con i quali poter giocare con le zampette. Gli alberi alti, l’erba fresca e verde, buona da mangiare.
Ogni tanto Puffy si fermava e osservava il paesaggio circostante. Vedeva da lontano le casette degli altri animali abitanti del bosco; vedeva prati al di là degli alberi. Capiva che il mondo, oltre la strada, si apriva verso orizzonti infiniti.
Lui, Puffy, sbirciava. Cominciava a intuire quanto fosse grande la terra. Ma stava anche attento a non incorrere in pericoli. Per cui, si addentrava nelle siepi, cercava cosa ci fosse al di là dei cespugli ma poi ritornava sulla strada.
Ad un certo punto si è trovato vicino ad un prato, o meglio, un campo tutto pieno d’erba. L’erba era alta, tanto alta che faceva fatica a saltarci in mezzo. Doveva fare sforzi per spostarsi.
Ma saltando qua e là si è trovato faccia a faccia con un animale dal pelo rossiccio e dalla coda lunga e folta. Questo animale aveva il muso appuntito e i denti abbastanza aguzzi.Subito l’animale iniziò a parlare.
-Ciao, bel coniglietto!- Come sei carino con tutto il tuo pelo bianco…-
Puffy era un coniglio educato e sapeva di dover salutare. Però, alla vista di quell’animale, non si sentiva molto tranquillo.
Provò, comunque, a parlare:- Ciao animale rossiccio con la coda folta.-
-Io non ho mai visto animali come te. Non so come si chiamano gli animali fatti così.-
-Ma caro coniglietto! Sono la volpe. Mi chiamo volpe Baruk.-
-Io conosco bene tutto questo territorio circostante e, se vuoi, ti accompagno a vederlo!-
Il coniglio non sapeva che fare: della volpe Baruk non si fidava, però era anche curioso di conoscere quella parte del bosco.
-Va bene Baruk, vengo con te. Io mi chiamo Puffy. Sono un coniglietto gentile, non cerco guai. Voglio solo “conoscere”.-
-Ma certo Puffy, vieni con me e conoscerai!-
I due si avviarono verso la fine della radura e ritornarono sulla strada principale. Percorsero un pezzo di strada. La volpe si mostrava cordiale con Puffy. Gli mostrava gli alberi e diceva i nomi di ciascuno.
C’erano querce, cerri, roverelle. Ogni albero aveva le foglie diverse e anche il colore dei tronchi non era sempre uguale. Alcune cortecce erano chiare, altre più scure.
Puffy ascoltava la volpe. Sapeva molte cose: forse non era così pericolosa come gli era sembrata all’inizio.
Ad un certo punto, però, arrivarono in un luogo con tanto verde.
Era perché, lì vicino scorreva un torrente. Si avvicinarono all’alveo del torrente, guardandolo dall’alto e videro l’acqua scorrere limpida.
Baruk scese giù dall’argine e, arrivata all’acqua, ne bevve alcuni sorsi.
Puffy avrebbe voluto andare. Ma, temeva di scivolare giù direttamente nel torrente e, per i conigli, non è proprio facile nuotare….
Quindi esitava a muoversi.
Ma la furba volpe Baruk disse subito.- Vieni, dammi una zampa, ti aiuto a scendere!-
Puffy si fidò. Scese fino al torrente. Bevve un sorso d’acqua fresca. Era molto bello quel luogo.
Era così felice che ringraziò la volpe Baruk per averlo accompagnato fin là.
Però la bontà di Puffy si era manifestata troppo presto.
Quando il coniglio alzò il musetto dall’acqua, non vide più la volpe.
-Baruk! Baruk! Chiamò più volte- Ma non vide nessuno e non sentì nessuna risposta.
-Baruk? Dove sei?.-
Perché la volpe Baruk aveva potuto fare uno scherzo così?
Puffy si ricordò di quello che gli diceva il nonno.
- Quando ci si trova davanti a una difficoltà bisogna stare calmi.
Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura e, se si vuole, si può.
In questo modo si vedono meglio le possibili soluzioni!-
Era il momento di mettere in pratica il consiglio del nonno coniglio.
Puffy cominciò a guardarsi intorno.
Vide un’assicella vicino al torrente.
La prese a la mise sull’erba. Poi vide altri bastoncini, alcuni sassi, foglie secche e il suo bel bastone diritto dove era appeso il fagotto. Questo poteva diventare un buon sostegno per appoggiarsi.
-Bene- disse Puffy- Ci siamo. Ho capito cosa devo fare!-
Metto l’assicella in posizione obliqua per poter risalire dal greto del torrente e poi, con i bastoncini, le foglie, i sassi faccio un sentiero per risalire l’argine.
Con l’aiuto del mio bastone posso, piano piano, passo dopo passo, cominciare a salire.
Così fece. Non era facile, ma Puffy non si perdeva d’animo. Anzi acquistava forza.
Così avanti, avanti, piano piano è salito fin sopra all’argine del torrente da dove poteva vederlo dall’alto mentre le sue acque scorrevano fresche e pulite.
Puffy aveva fatto molta fatica ed era stanco. Ma era felice per avercela fatta da solo e per non essersi lasciato prendere dalla paura. A volte avrebbe voluto cedere alle lacrime, ma è stato forte. Ha sempre camminato. Stringendo i denti e stringendo il bastone nella sua zampetta.
-Che fatica!- Ma sono contento!- Ce l’ho fatta da solo!-
-Ora mi concedo un meritato riposo!-
Decise così di mettersi vicino ad un tronco di un grosso albero. Di creare un bel lettino di foglie e di accovacciarsi in quella tana per potersi riposare.
Era così stanco che sentiva le palpebre pesanti: quasi quasi si chiudevano.
Ma prima di chiudere definitivamente gli occhi pensò:- La prossima volta che vedrò una volpe, starò bene attento a qualsiasi cosa mi proponga di fare.-
-Ho capito che le volpi sono animali furbi. Non ci si può fidare di loro.-
Puffy aveva, comunque, imparato una cosa nuova. Aveva imparato che gli animali o gli esseri viventi in generale non sono tutti uguali: né per forma, né per razza, né per carattere.
Alcuni sono buoni, altri no. Perché non conoscono cosa sia la bontà. Sanno fare solo scherzi o cose cattive perché nessuno ha insegnato loro che si possono fare azioni buone. Si può preferire la gioia alla tristezza e si può scegliere di vivere amando la natura e gli altri esseri viventi anziché fare il contrario, cioè fare loro del male.
Rasserenato dall’abbraccio delle radici dell’albero, si addormentò.
Di nuovo in viaggio
La notte passò lenta e Puffy riposò tranquillamente, protetto dalle foglie e dalle radici del grande albero.
Dopo un po’ di ore, il sole iniziò a spuntare all’orizzonte colorando il cielo con i colori rosa e violetto dell’aurora…
Si iniziava a sentire il cinguettio degli uccellini che, già svegli, cantavano e comunicavano tra loro.
Intanto l’alba prese il posto dell’aurora e il cielo cominciava a diventare sempre più azzurro.
Puffy dormiva ancora. Stava così bene in quel lettino di foglie…. cullato dal canto degli uccellini!
Dormì ancora per circa un’ora e poi cominciò ad aprire gli occhietti. Vide per primo il tronco dell’albero e fu una consolazione per lui, perché gli alberi danno sempre sicurezza.
Cominciò a sfregarsi gli occhietti, a stirare i muscoli delle zampette e poi si mise seduto.
Il paesaggio che vide intorno era bellissimo.
Pieno di erba verde, buona per la colazione; pieno di fiori, di farfalle, di api e di coccinelle. Un vero e proprio giardino fatato da dove si poteva sentire anche il suono dell’acqua del torrente che scorreva in basso.Ad un tratto Puffy si ricordò della volpe.
Allora il suo musetto diventò un po’ più triste. Pensò al brutto scherzo ricevuto da Baruk il giorno precedente.
Ma si ricordò anche del suo coraggio. Della sua forza di volontà. E allora gli ritornò il sorriso.
Puffy era un coniglietto che non si arrendeva tanto facilmente. Certo, non aveva il temperamento di una tigre, ma aveva imparato poco per volta a diventare coraggioso. Così pensò:- E’ vero, Baruk mi ha fatto un brutto scherzo, ma me la sono cavata bene!-
-Ho anche potuto dormire in questo luogo fatato e vedere, appena sveglio, tutte queste meraviglie!-
-Anzi mi dispiace per Baruk che perde tempo a fare gli scherzi agli altri e non trova il tempo per accorgersi delle cose belle di questo bosco!-
Il viaggio continua
Puffy si rimise in cammino lungo il sentiero principale del bosco con il suo bastone in spalla, pronto per conoscere cose nuove e di nuovo sorridente come era solito essere.
Saltellando si rimise a curiosare da una parte e dall’altra del sentiero.
Si infilava nei cespugli, spiava oltre le siepi e riusciva anche a vedere i campi e le montagne in lontananza.
Che cosa fosse una “montagna” l’aveva imparato dal nonno coniglio. Quando andavano al mercato cittadino a comprare le carote vedevano le montagne con le cime innevate.
La neve era scesa anche nel bosco durante gli inverni trascorsi nella casa dei genitori, quindi l’aveva vista e aveva
anche costruito un pupazzo di neve con tutti i suoi fratelli.
Puffy, però, non era mai salito sulla cima di una montagna.
Ma il coniglietto si rendeva conto che le montagne erano davvero molto lontane e, per ora, si accontentava di
ammirarle guardandole da lì.
Il suo interesse era di scoprire i segreti del bosco e conoscerne gli abitanti.
Saltellava e camminava lungo il sentiero quando, ad un certo punto, sentì un rumore strano…..
Come se qualcuno stesse grattando qualcosa.
Allora si fermò per cercare di capire meglio. Si guardò intorno, ascoltò il rumore ancora una volta e si accorse che arrivava dal tronco di un albero.
-Oh, perbacco!- disse. –Come mai quest’albero fa questo rumore?-
Allora si avvicinò di più e guardò ancora più in alto.
Si accorse che nel tronco, nella parte centrale, c’era un bel buco.
Vedeva foglie secche e gusci di nocciole sul fondo di quel buco che, alla fine, si rivelò essere una tana.
Ma una tana di chi?
-Ehi!! Ciao, coniglietto.- Si sentì dire da una vocina tanto simpatica.
-Ma chi parla?- disse Puffy.
- Sono io, lo scoiattolo! Vivo dentro alle cavità degli alberi. La mia è una tana sicura e qui sto proprio bene!-
-Non ti vedo, io sono vicino alle radici, tu sei più in alto!-
-Allora sai che faccio?- Disse lo scoiattolo.- Scendo da qui, così ci possiamo conoscere.-
-Grazie, grazie.- Disse Puffy.
Lo scoiattolino scese dalla tana correndo tra i rami con un’agilità incredibile e, in un baleno, si ritrovò davanti al coniglio.
-Eccomi!- Disse. – Et voilà! Eccomi, sono lo scoiattolo Gabri. Hai visto come corro veloce sui rami?-
- Ciao Gabri! Piacere, io sono Puffy.- Sì che ho visto quanto sei agile.- Accidenti, non ci sarà nessun animale in grado di prenderti!-
-Sai, sono veloce, ma sono piccolo. Devo stare attento. Nel bosco ci sono animali furbi che si nascondono e aspettano il momento buono per mangiare animaletti come me.-
-Non parlarmi di animali furbi!- Disse Puffy. – Ho conosciuto una volpe che mi ha fatto un brutto scherzo!.-
-Ecco, bravo, mi riferivo proprio a lei.- Devo guardarmi bene dalle volpi! Per questo cerco di starmene nella mia tana in alto.-
- Prima sentivo un rumore- disse Puffy. Credevo fosse qualcuno che stesse “grattando” una corteccia, invece eri tu a sgranocchiare noccioline!-
- Già- rispose Gabri. – Sono goloso di noccioline, mi piacciono molto. E poi sgranocchio le ghiande e altra frutta secca che trovo, per terra, sotto gli alberi.
Io, invece, sono ghiotto di carote.- Disse Puffy. –Di carote e di erba!.
-Sai cosa ti dico?- Propose Gabri. –Io vado nella mia tana a prendere la scorta di noccioline. Tu vai a prendere un bel po’ d’erba e prendi una carota dal fagotto, le porti qui e facciamo un bel pranzo insieme.-
-Hai avuto un’ottima idea.- Disse Puffy.- Sei stato molto gentile a pensare di scendere dalla tana, perché io, lassù, non sarei riuscito ad arrivare.-
-Lo so!- Disse lo scoiattolino simpatico.
Puffy e Gabri mangiarono a volontà, stesi su un morbido letto di foglie.
Risero e scherzarono.
Puffy raccontò a Gabri come mai si trovasse lì; perché, appunto, aveva deciso di scoprire i segreti del bosco.
Gabri si congratulò con Puffy per l’idea che avea avuto e per essere stato così coraggioso.
Puffy gli raccontò di Baruk. Gabri ascoltò con attenzione e poi disse:-Sei stato coraggioso coniglietto e hai pensato bene!-
-La volpe perde tempo a fare scherzi e non sta nemmeno attenta alle bellezze del bosco in cui vive.-
-Tu sei stato bravissimo! E’ proprio vero che la calma è la virtù dei forti. Lo hai dimostrato; puoi essere orgoglioso di te!-
-Grazie Gabri, sei molto gentile. Io sono rimasto molto colpito dalla tua agilità, dalla tua bellissima coda con il ricciolo e dalla tua simpatia!-
-La coda mi serve a stare in equilibrio e, quindi, per potermi arrampicare e correre sui rami così velocemente!-
-I due continuarono a chiacchierare per un bel po’, erano diventati veri amici.-
Nel frattempo era arrivato il pomeriggio.
Gabri disse a Puffy:- Non puoi rimetterti in viaggio ora; diventerà buio presto.-
-Facciamo così: io dormirò nella mia tana e tu ti farai un bel lettino con le foglie secche e l’erba morbida, tra le radici dell’albero.- Vedrai, sarai al sicuro. Dormiremo appoggiati allo stesso albero e lui ci proteggerà.-
-Hai avuto una buona idea Gabri, forza, mettiamoci al lavoro per preparare il mio lettuccio.-
-Bene, io porto le foglie e tu l’erba.-
Così fecero. Erano tanto contenti di essersi conosciuti che continuarono a chiacchierare per ore, fino a tarda notte.
Finchè i loro occhi non si chiusero dal sonno.
Dormirono sereni fino al mattino.
Il risveglio
Puffy pensò che non avrebbe potuto essere più fortunato ad aver conosciuto un animaletto così bello e divertente.
Sarebbe rimasto con lui ancora un bel po’.
Ma doveva concludere il suo viaggio.
Così, quando arrivò di nuovo mattina, Puffy e Gabri si abbracciarono e si salutarono.
Puffy sapeva dove trovare Gabri. Sicuramente sarebbe ritornato ancora a giocare con il suo amico.
Il cammino continua
Puffy si rimise a camminare.
Si ritrovò sul sentiero principale del bosco.
Ormai lo conosceva bene.
Quel giorno era così felice che parlava con tutti gli animaletti. Diceva alle farfalle:- Ciao belle farfalle!
Siete così lievi e colorate, volate nel cielo libere e leggere. Sui fiori, sull’erba. Rendete il paesaggio gioioso!-
-Ciao coccinelle: rosse con i puntini neri! Voi sì che siete brave. Mangiate tutti gli insetti dannosi per i fiori, per le siepi, per i campi e rendete più facili la crescita sana delle piante buone.-
-Ciao uccellini! Voi rallegrate il cielo, gli alberi, i campi, le strade e tutto il bosco!-
- Alberi, cari alberi. Quanto siete importanti per noi animali, siete importanti per gli uomini.
Date pace. Date salute, chi vi abbraccia prende energia. I bambini stanno bene seduti ai vostri piedi.
I bambini sentono che voi siete buoni.-
-Quante meraviglie in questo bosco.
Intanto Puffy camminava. Camminava e pensava, sorrideva tra sé e sé.
Era felice. Aveva conosciuto una buona parte del bosco, anzi, quasi tutto.
Continuava a percorrere il sentiero. Nel percorso ha visto una talpa che stava sbucando dalla terra con la testa.
Era riuscita a scavare la galleria che, nel fondo, sarebbe diventata la sua casa. Ma aveva bisogno di respirare e, quindi, di avere un’apertura per uscire.
Puffy la salutò:- Ciao talpa!- Ehi… sono quiiii! La talpa si guardava intorno ma non vedeva nessuno. Le talpe non vedono. Vivono sotto terra, non hanno bisogno di vedere, tanto sotto c’è buio.
-Chi sei? Non ti posso vedere!-
-Sono Puffy, il coniglietto bianco.- Tu come ti chiami?-
-Mi chiamo Gianna, sono una vecchia talpa. Ho avuto tanti topolini, i quali a loro volta, hanno fatto nascere altrettanti topolini.–Sono una vecchia talpa e mi sto preparando una tana comoda per poter starmene tranquilla, sdraiata su un letto di foglie a riposare. I miei figli mi porteranno da mangiare.-
- Ciao Gianna, sei una brava talpa.
- E tu devi essere un gran bel coniglietto, tutto bianco e morbido. Posso cercare di immaginarti!
Sei in giro per il bosco da solo, complimenti, sei coraggioso!-
- Sì. Sono partito da solo, ma nel viaggio ho conosciuto molti amici, tra i quali anche te!-
- Ciao Gianna!-
- Ciao Puffy, buona fortuna!-
- Grazie! A presto.-
Subito dopo la talpa, Puffy vide un ghiro arrotolato in una buca nel terreno e ricoperto da foglie.
Aveva il pelo grigio scuro e una coda lunga che sbucava da un angolo della tana.
Però dormiva, appunto, come un ghiro.
Così Puffy lo lasciò stare. Non volle disturbare il suo sonno.
Cammina, cammina….ma….. che cosa stava succedendo?
Puffy cominciava a vedere alberi, cespugli, fiori e foglie che conosceva bene.
Mah! Quello era il suo albero preferito!
Come mai stava ritrovando tutto quello che era intorno a casa sua?
Perché aveva camminato, saltellato, attraversato campi, il ponte sul torrente, aveva visto le montagne, i folletti e….. adesso….. Ecco! Aveva percorso tutto il sentiero e, alla fine, questo lo aveva riportato a casa!
-Che gioia rivedere i miei fratelli, la mamma, il papà!-
-Che bello rivedere nonno coniglio, che tanto mi ha aiutato con la sua saggezza!-
- La mia casa, il mio giardino, l’erbetta verde che andiamo a brucare insieme, il mucchietto di carote!-
-Tutto come quando sono partito!-
Da dentro la casa i fratelli di Puffy videro una piccola figura bianca col pelo morbido.
-E’ Puffy, è tornato! Mamma, papà, Puffy è tornato!-
Andarono tutti incontro a Puffy e tutti lo volevano abbracciare.
Anche lui voleva salutare tutti e saltava di qua e di là ad abbracciare la mamma, il papà, il nonno e i fratelli.
-Come stai, figlio mio?- Chiese il padre a Puffy.
-Sto bene papà. Ho conosciuto tanti animali ed ho conosciuto una famiglia di folletti del bosco.-
Ho imparato molte cose. Me la sono cavata abbastanza bene. Ho incontrato una volpe che mi ha fatto un brutto scherzo, ma sono stato capace di controllare la paura.
-Grazie nonno, mi sono ricordato della tua frase. Quella che dice di mantenere sempre la calma.-
-Così mi sono tolto da un brutto guaio!- Ma dopo vi racconterò tutto!-
-Bravo coniglietto.- Disse il nonno.
-Mi sembri diventato proprio coraggioso e forte.-
- Forza Puffy, sarai stanco, hai camminato e saltellato per molti giorni, vieni in cucina, ti preparo una bella insalata di erba fresca e carote!-
-Sì, mamma- gridarono i fratellini.-
-Forza entriamo tutti, facciamo festa al nostro bravo e coraggioso coniglio!-
Entrarono in casa. Puffy rivide tutti i mobili come erano quando li aveva lasciati.
Rivide il suo bel lettino di paglia vicino a quello dei suoi fratelli.
Insomma era ritornato a casa.
Ma aveva tante cose nuove nella testa. Aveva imparato a capire un po’ di più quello che può accadere intorno agli esseri animali o agli esseri umani, perché, in fondo, è la stesa cosa.
Puffy decise che non avrebbe mai voluto diventare come la volpe. Piuttosto avrebbe voluto essere simpatico come Gabri, gentile come Gianna, leggero come le farfalle e dare sicurezza agli altri come fanno gli alberi.
Sentiva che nel suo cuore c’era tanta felicità. Perché aveva bei pensieri.
Il viaggio lo ha aiutato a diventare grande.
Papà coniglio e mamma coniglia non hanno impedito a Puffy di partire.
Anche se per loro è stato difficile sapere che uno dei loro figli aveva deciso di allontanarsi, da solo, da casa.
Ma, in questo modo, gli hanno permesso di crescere, di imparare, di capire molte cose.
***
Fiaba pensata per i bambini.
In particolare per un bambino dolce e sensibile: Nicola.
Scritta dalla zia Annarita