E finalmente, nel soggiorno bordelese di fine febbraio, ce l'abbiamo fatta ad andare a Chartrons approfittando dell'unico generoso giorno di sole. Noam, il mio favoloso nipote di due anni e mezzo, scivola sul selciato a mille all'ora sul suo monopattino nuovo fiammante, noi lemme lemme da vecchie signore. Les Chartrons: una grande curiosità di conoscere questo quartiere in fondo al lungofiume sorto nel 1700, il secolo d'oro di Bordeaux, per mano della ricca borghesia cittadina che qui fa costruire i suoi bei palazzi residenziali cui si aggiungeranno nell'800 negozi, mercato e case popolari. Al parco giochi esplorato da Noam, ci raggiunge Brigitte, una cara amica nonchè tesoriera de http://eileengray-etoiledemer-lecorbusier.org/association/lassociation/. Tre anni fa Brigitte ha lasciato Mentone e con il marito Pascal si è trasferita a Bordeaux, sarà lei la nostra guida del quartiere, non prima di esserci bevute un caffè noisette, anche se avrei la tentazione di gustare il cocktail "sex on the beach", chissà cos'è? Può fare miracoli?
Les Chartrons è bellissimo, come un'isola felice nel tessuto urbano di Bordeaux dove si respira un'aria di villaggio a se stante, come in certi quartieri parigini. L'arteria principale è la pedonale rue Notre-Dame, dove il panettiere, il verduriere o il macellaio di un tempo sono stati sostituiti da ristorantini, caffè trendy e soprattutto brocanteurs e negozi di antiquariato. In particolare il Village Notre-Dame mi ha fatto pensare ai parigini Louvre des Antiquaires o Village Saint-Paul per ricchezza e qualità delle proposte.Proprio accanto si visita la neo-gotica chiesa Saint-Louis-des-Chartrons ultimata nel 1880, il cuore del quartiere, con le sue due guglie svettanti che la fanno riconoscere anche da lontano e poi la piazza del mercato sorta sul posto di un antico convento. Pietra, ferro e vetro, tipici di fine '800 formano questa struttura esagonale restaurata di recente, ma noi, su consiglio di Brigitte, ci fiondiamo nell'accogliente libreria l'Olympique dove c'è una stanza intera piena di libri per l'infanzia con tanto di poltrona che Noam ha apprezzato tantissimo. A Chartrons domina certo l'antico, ma con delle inserzioni modernissime come il Centro Congressi all'inizio del quartiere e la zona dei vecchi hangar portuali tutti restaurati verso il fondo, dopo aver attraversato Corso de la Martinique, una denominazione che evoca il passato coloniale. Qui l'architettura settecentesca scompare, al suo posto un bellissimo tuffo nella contemporaneità offerta in Faubourg des Arts dai vari ateliers artigiani, del cuio, della carta, dei tessuti e perchè no, anche la clinica delle bambole.Da un lato del Faubourg gli atelier d'arti e mestieri, dall'altro l'Institut des Métiers et d'Art Design, una scuola superiore per i giovani creativi del futuro. Un'area davvero bellissima e penso a quanto siano cambiate e certo in meglio tutte le zone portuali, sul fiume o sul mare, che mi sia capitato di visitare in questi anni; a Marsiglia, a Genova, a Tel Aviv , a Londra o a New York, i docks, non risultano più trasandate e isolate periferie industriali, sono veramente diventati luoghi pulsanti integrati nelle città. Proprio ai margini di Chartrons e accanto alla Borsa Marittima, mi sembra di trovare una felice sintesi di questa doppia anima della zona nel CAPC, il Museo di Arte Contemporanea. Da una parte la storia antica, il passato mercantile rappresentato dall'edificio, "l'Entrepôt Laîné", esempio di architettura portuale di primo '800 per stoccare ai tempi la merce coloniale, zucchero, caffè, cacao, spezie, cotone, dall'altra la modernità con una ristrutturazione essenziale per ospitare le creazioni attuali che hanno sempre bisogno di grandi spazi e un centro di architettura.
Poi dopo pranzo Noam se ne va con i genitori a farsi la sua lunga pennica mentre con Marina siamo invitate da Brigitte a berci un caffè a casa sua, lei abita sul quai des Chartrons, proprio vicino ai docks. Certo lo sapevo che il marito Pascal per diletto crea delle opere, in un post su Berlino ne avevo anche parlato (http://www.saranathan.it/2010/06/berlino-anche-gli-eroi-hanno-giorni.html), ma certo non mi aspettavo una casa così "artistica", nella forma e nei contenuti, sembrava d'essere in una galleria d'arte. Attraversi un cortile antico, e poi imbrigliata tra muri alti e bassi ecco apparire questo nascosto atelier o loft, chiamatelo come volete, tutto arredato con mobili di recupero, ritoccati, ridipinti, trasformati e, everywhere, i "giornali strappati" di Pascal. Troppo divertente, ci è piaciuta un sacco!Un'opera in particolare mi ha colpita. Si intitola "L'Alchimia dell'Incontro",la rappresentazione di un caleidoscopio confuso e sfumato di immagini e sensazioni che fanno scoccare la fatidica scintilla. Magari non capita mai, però sognare è permesso.
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