Non è vero che il confine del Brennero non esiste più. La retorica della “frontiera ormai invisibile” può valere forse in modo parziale per la maggior parte dei cittadini privilegiati esentati dall’obbligo di mostrare carte d’identità o passaporti durante i viaggi di lavoro o piacere. Diventa però del tutto inefficace per descrivere la situazione di chi, proveniente dai luoghi più disgraziati della terra, si scontra con un’Europa frazionata da amministrazioni reciprocamente impermeabili.
Capita così che nei confronti di profughi approdati al culmine di spostamenti spesso forzati e umilianti, l’accoglienza promessa dalle nostre istituzioni collida con la rigidità di altri Paesi. La linea immaginaria del confine, per loro, si trasforma in una barriera invalicabile. Costretti a interrompere lunghissimi viaggi soltanto cinicamente definibili “della speranza”, essi finiscono con l’impigliarsi nella rete che lascia passare solo le merci, quindi il denaro, mentre si stringe impietosamente quando a circolare sono anche individui percepiti in modo neppure troppo implicito come molesti.
Il governo provinciale aveva giustamente pensato di arginare il problema mediante l’allestimento di un centro di ricovero posto proprio sul confine. Nelle parole del Landeshauptmann Arno Kompatscher, pronunciate qualche settimana fa: “Possiamo e dobbiamo fare molto di più anche come territorio. Bisogna concordare una strategia d’intervento a livello comunitario. L’Austria blocca le frontiere e dal punto di vista legale ha le sue ragioni. Noi cercheremo di assistere i profughi bloccati al Brennero con una nuova struttura di primo intervento”. Iniziativa senz’atro lodevole, in quanto recepisce l’istanza a recitare la nostra piccola parte in un contesto globale caratterizzato da immani tragedie.
Purtroppo però non tutti sono d’accordo. Insensibili a qualsiasi ragione di tipo umanitario e, al contrario, speculando sui sentimenti della diffidenza o della paura, sabato pomeriggio rappresentanti di alcuni partiti politici o movimenti di destra (dalla Lega ai Fratelli d’Italia, da Forza Italia a Casa Pound) hanno inscenato proprio al Brennero una fiaccolata per ribadire che non solo i confini esistono ancora, ma devono essere resi quanto più ermetici in ogni punto del loro perimetro. Una parata dell’orgoglio identitario capace di accomunare indipendentisti padani e ultra nazionalisti italiani, sempre uniti quando si tratta di sventolare le tristi bandiere di appartenenze fondate sul principio odioso dell’esclusione.
Corriere dell’Alto Adige, 18 novembre 2014