Nel giugno scorso, il “Washington Post” rivelava che gli Stati Uniti avevano creato una rete di piccole basi militari “segrete” in tutto il continente africano. L’articolo in sé non diceva niente di nuovo, visto che l’esistenza di queste basi “segrete” era nota da tempo. [1]
Così come era nota la difficoltà degli USA di trovare aeroporti capaci di sostenere il carico dei C130. Per questo motivo la rete organizzata in Africa ha utilizzato spesso vecchie strutture del periodo coloniale francese in attesa del potenziamento delle piste d’atterraggio. Il pretesto addotto della “guerra ombra” che gli USA starebbero conducendo contro Al Qaeda, appare talmente fasullo da essere presentato senza molta convinzione dallo stesso “Washington Post”. Il programma di “sorveglianza” dal significativo nome in codice “Sand Creek” (la località del massacro di Cheyenne ed Arapaho nel 1864 da parte di truppe statunitensi) coinvolge molti Paesi africani.
Solo alcune basi sarebbero dotate dei soliti droni, mentre la maggior parte utilizzerebbe invece dei piccoli aerei monomotore convenzionali: i Pilatus Pc-12 costruiti in Svizzera. Le basi attualmente attive sarebbero quella di Ouagadougou nel Burkina Faso per il controllo del Mali, della Mauritania e del deserto del Sahara; Arba Minch in Etiopia come base di partenza dei droni Reaper per la Somalia; Entebbe in Uganda per il decollo dei Pilatus; Camp Lemonnier a Gibuti per i raid in Somalia, nello Yemen e nella penisola araba; Manda Bay in Kenya; Victoria nelle Seychelles, ed anche questa è una base di decollo dei droni per tutta l’Africa Orientale. La Base di Nouakchott in Mauritania ha interrotto le sue attività a causa del colpo di Stato di quattro anni fa, mentre la base di Nzara, nel Sud Sudan, è ancora in costruzione.
La lotta contro Al Qaeda e altre sigle più o meno fiabesche (Aqmi, Al Shabaab, Lra, ecc.) è in grado di giustificare qualsiasi intervento criminale. Il “Washington Post” rivela infatti che le operazioni in Africa sono affidate alle forze speciali statunitensi ed a contractor privati che hanno assunto un ruolo sempre più importante nella strategia di sicurezza nazionale dell’amministrazione Obama, e che agiscono in maniera clandestina in tutto il mondo, non solo nelle zone di guerra.
La compagnia di contractor maggiormente beneficiata da questi contratti governativi è sempre la Blackwater, che aveva cambiato il suo nome in Xeservices, ed oggi si chiama Academi. La Blackwater è stata per anni sotto inchiesta al Congresso USA per omicidi “inspiegabili” e per il coinvolgimento in innumerevoli traffici illegali. Ma il Segretario alla Difesa (ed ex direttore della CIA), Leon Panetta, ha difeso davanti al Congresso USA la scelta di corrispondere nuovi appalti alla Blackwater.[2]
Il “Washington Post” aggiunge che non vi sono dati ufficiali su queste missioni e che molte notizie sono state ricavate indirettamente dai documenti sugli appalti. La segretezza garantisce la possibilità di compiere le peggiori nefandezze nell’assoluta impunità. Ci si potrebbe chiedere, semmai, perché il “Washington Post” del giugno scorso abbia fatto una tale pubblicità ad un programma di colonizzazione e destabilizzazione così evidente. Ma spesso queste notizie rimangono innocue, poiché al massimo le si va a catalogare come ingerenza, o “imperialismo” inteso come generica volontà di dominio.
In realtà non solo l’antiterrorismo, ma neppure la nozione generica di imperialismo sono in grado di dar conto della effettiva funzione di queste basi militari. La mistificazione corrente si basa sull’illusione che l’imperialismo costituisca comunque un “ordine”, mentre invece queste basi divengono veri e propri referenti per la criminalità locale, che può crescere e organizzarsi al coperto del segreto militare. Qualsiasi genere di traffico (armi, diamanti, droga, petrolio estratto illegalmente, immigrati, ecc.) può trovare nella basi USA in Africa il supporto logistico ed una sorta di diritto d’asilo; tanto, se trapelasse qualcosa, ci sarebbe sempre la famigerata Blackwater a fare da parafulmine.
Sul ruolo effettivo delle basi militari, può soccorrere anche qualche umile notizia nostrana. Nel maggio ultimo scorso il quotidiano “La Repubblica” riportava una notizia secondo cui la NATO sarebbe stata beffata dal Clan dei Casalesi, che avrebbe fatto il colpaccio di affittare i suoi villini ad ufficiali britannici. In realtà le prime notizie su casi analoghi risalgono al 2007/2008, quando vicende sulla presenza di ufficiali NATO in villini di camorra furono rese note da vari quotidiani, tra cui il “Corriere della Sera”. Ciò vorrebbe dire che in cinque anni la NATO non avrebbe mai letto i giornali e non si sarebbe mai accorta di collaborare con il Clan dei Casalesi. Quando si dice la distrazione. [3]
L’illegalità di Stato è sempre esistita, ma l’esistenza di organizzazioni internazionali come il Patto Atlantico, il Fondo Monetario Internazionale e l’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), che promuovono ed organizzano la malavita in tutto in mondo, costituisce un fatto storicamente nuovo. Il programma di una illegalità di massa serve a costruire una base di consenso sociale al colonialismo, che può avvalersi così anche del sostegno di formazioni armate in loco.
La mafia albanese, ad esempio, è una creatura di conio recentissimo, ovviamente una creazione del colonialismo della NATO e dell’ONU, le quali hanno trasformato il Kosovo in un proprio protettorato. Sino a due decenni fa in Albania esistevano solo bande di contrabbandieri e di rapinatori di tir, mentre oggi la mafia albanese/kosovara controlla gran parte del traffico di armi e droga, ed inoltre risulta al centro del nuovo business del traffico di organi umani. La NATO è caduta dalle nuvole, e per anni ha sostenuto di non essersi mai accorta che i suoi protetti dell’UCK trafficassero in organi umani. Solo di recente sono stati pubblicati rapporti da cui risulterebbe che sì, la NATO sapeva qualcosa dal 2004. Il quotidiano britannico “The Guardian” ha dato conto di queste parziali ammissioni di complicità con quel tono molto “british”, che invece tende a smarrire quando si tratti di crimini, o presunti tali, attribuiti a nemici della NATO. Dato che l’Africa può costituire un illimitato serbatoio di organi umani, aspettiamoci altre parziali ammissioni nei prossimi anni.[4]
[1] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=2&hl=it&prev=/search%3Fq%3Dwashington%2Bpost%2Bafrican%2Bbases%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns&rurl=translate.google.com&sl=en&u=http://www.washingtonpost.com/world/national-security/us-expands-secret-intelligence-operations-in-africa/2012/06/13/gJQAHyvAbV_story.html&usg=ALkJrhi3z44vGO8M1Ohn1knl35h0V1VEoQ
http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=2&hl=it&prev=/search%3Fq%3Dwashington%2Bpost%2Bafrican%2Bbases%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns&rurl=translate.google.com&sl=en&u=http://www.washingtonpost.com/world/national-security/the-african-network/2012/06/13/gJQAmozvaV_graphic.html&usg=ALkJrhi7srJLzGXVy8_UA7D54Fb2GnlkaQ
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/world/2010/jun/28/blackwater-wins-afghanistan-contract&prev=/search%3Fq%3Dblackwater%2Bcongressional%2Binvestigation%26start%3D30%26hl%3Dit%26sa%3DN%26biw%3D960%26bih%3D513%26prmd%3Dimvns&sa=X&ei=4MZpULbKFYfltQaP04GYDQ&ved=0CGgQ7gEwCDge
[3] http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/01/giugliano-villini-di-gomorra-in-affitto-ai.html