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Comincia l'escalation della violenza in una guerra senza esclusione di colpi.
Tratto dal romanzo omonimo di Don Winslow ( che ha collaborato alla sceneggiatura) Le belve certifica il ritorno di Oliver Stone a quelle atmosfere pulp che ne avevano in qualche modo decretato una seconda artistica con titoli quali Natural born killers e U-turn.
Si respira aria pulpfictionesca a pieni polmoni e non solo per la presenza di John Travolta. Pur non flettendo a proprio piacimento la scansione temporale, Le belve affonda le radici nel credo tarantiniano cercando di destrutturare alla base le codifiche del noir ma è come se si fermasse a mezza strada.
La seconda parte infatti è un qualcosa di più canonico fino al finale doppio: uno al sangue e uno più lieto. Scelta lasciata allo spettatore oppure escamotage hanekiano con tanto di rewind?
Introdotto dalla voce fuoricampo di Ophelia che avverte che potrebbe anche essere morta (Viale del tramonto?) il film di Stone procede a ritmo elevato snocciolando tutta una serie di personaggi negativi. Non ci sono buoni o cattivi. Ci sono solo cattivi a diversa gradazione.
Anche se a dir la verità anche il personaggio più cattivo nasconde una parvenza d'umanità ( per esempio il sanguinario Lado per evitare la morte in uno dei due finali dice il classico "Tengo famiglia" per cercare di salvarsi).
Per esempio anche Ben e Chon che dovrebbero essere i "buoni" sono in realtà dei laidi spacciatori di droga e suona decisamente ironico il pacifismo di Ben che odia le armi e vorrebbe fare qualcosa per l'Africa. Chon invece è il classico ragazzotto americano tirato su a torta di mele e steroidi che ha fatto già diverse missioni militari all'estero e che naturalmente non si tira mai indietro quando si tratta di menare le mani o centrare qualcuno con una pallottola in mezzo agli occhi.
Le belve certifica anche un certo "addomesticamento" nello stile di Stone che mette da parte il montaggio ipercinetico e opta per una regia di stampo più classico, più commerciale nel senso lato del termine.
E questo forse ne limita le ambizioni. Un po' come se il regista americano non volesse calcare più di tanto la mano per paura di un flop in tempi in cui il politically correct domina ovunque.
Altro problema di questo film è nella sua aria derivativa: Stone gira il suo Goodfellas ma se quello di Scorsese è considerato un capolavoro all'unanimità o quasi, Le belve appare come un esercizio in bello stile , al massimo si arriva al livello di Blow di Ted Demme,sicuramente pellicola degna di attenzione ma lontana dalle vette artistiche di uno Scorsese o di un Tarantino.
Le belve è lontano dai vertici della carriera di Stone ma allo stesso tempo è lontano dalle sue proverbiali, rovinose cadute.
E' il film di un regista che forse sente il bisogno di dimostrare ancora qualcosa e forse proprio per questo non totalmente libero, più mainstream di quanto avrebbe dovuto essere.
Comunque due ore piene di onesto intrattenimento.
( VOTO : 6,5 / 10 )
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