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Le bufale sulla Fini-Giovanardi

Creato il 13 febbraio 2014 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

cannabis

La Consulta ha bocciato la Fini-Giovanardi. La notizia era tutta qui, poi sono fioccati i commenti, le dichiarazioni o meglio le divagazioni per non dire le stupidaggini tipiche di un sistema, quello politico, dove vince chi la spara più grossa. In effetti, la notizia dell’incostituzionalità di questa legge, oltre a sollevare prevedibile entusiasmo, ha fatto sì che più si qualcuno si sia lasciato prendere la mano e le abbia sparate grosse. Dato che però non tutti, comprensibilmente, hanno tempo e voglia di verificare la fondatezza di certe uscite, chiamiamole così, ecco una sintesi delle tre bufale peggiori circolate ieri a commento del verdetto della Consulta.
«Anche per la Consulta la legge Fini-Giovanardi è inutile, feroce, dannosa». Questo il cinguettio di Nichi Vendola. Ora, può anche darsi che la Consulta la pensi così e che non vedesse l’ora di cestinarla, la Legge 21 febbraio 2006 n. 49, nota ai più, appunto, come Fini-Giovanardi. Però si dà il caso che la Legge in questione non sia stata affatto dichiarata «inutile, feroce, dannosa», bensì incostituzionale. E non per “ciò che dice”, passateci il fraseggiare un po’ burino, ma per essere divenuta Legge mediante una procedura non conforme al dettato costituzionale. Punto. Questo significa che, vi fossero le condizioni politiche, un’altra Legge di analogo contenuto della Fini-Giovanardi – inclusa l’odiata equiparazione fra droghe pesanti e droghe “leggere” (scusate, ma le virgolette sono d’obbligo) – potrebbe essere tranquillamente approvata. Altro che Legge «inutile, feroce, dannosa».

«L’uso della droga è in aumento, il proibizionismo ha fallito». Commento radicale riportato su Repubblica.it. Anche qui, posto – lo ripetiamo – che la Consulta non s’è pronunciata su proibizionismo o legalizzazione, c’è un problema, e cioè che il commento parte da un presupposto falso. L’ultima Relazione al Parlamento riporta infatti che nella popolazione generale il consumo di sostanze stupefacenti, cannabis inclusa, è in calo conformemente alla «tendenza alla contrazione dei consumatori già osservata nel 2010, per tutte le sostanze considerate» (p.6). Morale: il presunto fallimento del presunto proibizionismo, numeri alla mano, non esiste. Viceversa, se proprio volessimo pensare ad un fallimento dovremmo vedere quanto accadeva prima della Fini-Giovanardi: fra il 1995 e il 1999, per esempio, si registrò un’impennata del consumo di cannabis, dal 19 al 33%. Su quei dati allucinanti però nessuno sollevava allarmi, forse perché non c’era nessun mostro proibizionista da infilzare a suon di bugie.

«Il 42% dei detenuti è in galera per violazione della legge sugli stupefacenti». Ennesimo commento radicale per dire in pratica che se le carceri italiane scoppiano la colpa – c’è bisogno di dirlo? – è tutta della Fini-Giovanardi, prima si stava benone. La bufala qui è doppia. Anzitutto, quel 42%: su un totale di circa 62.000 detenuti – 61.449, a gennaio 2014 – quelli per reati di droga sono 24.273, 1.011 donne e 23.262 uomini (fonte: Detenuti per tipologia di reato – 31 Dicembre 2013, Giustizia.it). I detenuti totali sono quindi il 39,5% (e non il 42%) del totale; ma soprattutto – secondo aspetto – quei 24.273 sono in galera per tutti i reati di droga, inclusi quelli tutt’ora vigenti. Dunque, secondo stime riprese anche dal Corriere, non saranno, fra condannati e in attesa di giudizio, più di 10.000 coloro ai quali la decisione di ieri cambierà le cose: parecchi, non c’è dubbio. Ma meno della metà di quel 42% inventato per convincere l’uomo medio che la Consulta abbia davvero dichiarato «inutile, feroce, dannosa» la Fini-Giovanardi, che il proibizionismo abbia perso e che il problema delle carceri italiane sia iniziato in quel maledetto 2006.



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