Magazine Diario personale
Uno a uno osservo i miei abiti migliori. Di qualcuno mi sembra di avvertirne il profumo, l'odore di un momento. Io me li ricordo tutti, mi ricordo delle occasioni importanti in cui ho deciso di infilarmi nell'uno o nell'altro vestito. Le più formali, recitate come fossero la scena di un copione. Le obbligate e un po' subite sui toni dal grigio al nero. Le indelebili mai passate, rimaste ancora vive in qualche posto dentro. I ricordi, con indosso i miei abiti migliori, li ho tutti lì, accatastati in attesa di una postazione. Quattro armadi, nel trambusto, sono rimasti vuoti. Aspettano anche loro che sappia trovargli ciò che ci va dentro. "E' strano", mi dico. Ma poi ci ripenso: lo faccio sempre, tutte le volte che ho bisogno di chiarire chi sono a me stessa. Oggi devo ricordarmi chi ero in quell'occasione con quel vestito. Questo mi ha portata qui, davanti al computer, a scrivere. Io lo vedo come un segno. E' segno che non tutto ciò che sono adesso deve essere cambiato. Non questo aspetto. Magari va ancora meglio incanalato, ma non distrutto. Le ceneri non sono tutte uguali e nella vita spesso ce n'è qualcuna che merita di essere raccolta. Dentro di me non c'è più nessun fuoco che divampa. Perciò credo che ne raccoglierò gli scarti, decidendo cosa buttare e cosa no.