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Le cimici di Bossi, i pidocchi di Capezzone. Il centrodestra invaso dagli acari.

Creato il 03 gennaio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Le cimici di Bossi, i pidocchi di Capezzone. Il centrodestra invaso dagli acari. Mettiamo il caso che a qualcuno venga in mente di spiare il Senatùr. A notte fonda, quatto quatto, si introduce negli uffici e nelle sue abitazioni e piazza un numero imprecisato di cimici. Per paura di perdersi qualche frase storica o la larva di un’idea, le piazza dappertutto ad iniziare dal cesso dove di solito, secondo gli adagi popolar-padani, vengono le idee migliori. Succede che nel momento in cui le cimici iniziano a funzionare, le parole (oddio, parole!) pronunciate dal Boss della Lega vengono ascoltate in tutto il mondo, tanto che a Machu Picchu si stanno ancora chiedendo di chi fosse la voce di quell’idiota che ha interrotto la Misa Criolla la notte di Natale. Il Senatùr è ovviamente ignaro del fatto che qualcuno lo stia ascoltando, tanto che continua imperterrito a sparar cazzate e a menar fendenti come prima dell’”incidente” che gli ha minato la verve comunicativa. Chi è che si accorge che forse c’è qualcosa che non va? La segretaria. E non perché un giorno, sbadatamente, tocca il mouse del suo computer che sta copulando con una cimice, ma perché qualche volpino le riporta parole e frasi che Boss ha detto solo a lei. Godiamoci per un momento (ma uno solo) la scena. Ministero per le riforme. Interno giorno. Entra Calderoli (il cui ingresso è annunciato dalla puzza del dopobarba alla banana che è solito spruzzarsi sul muso in quantità industriali), e dice alla segretaria: “Mi hanno detto che Umberto ti ha detto che il mio dopobarba puzza”. La segretaria lo guarda sbigottita e gli risponde: “Signor ministro ma come fa a saperlo, Boss lo ha detto solo a me”. Sempre ministero per le riforme. Interno giorno. Tarda mattinata. Entra Roberto Maroni che inciampa nel manganello (troppo lungo per la sua altezza), che tiene appeso insieme al moschettone del portachiavi e, rivolto alla segretaria dice: “Mi hanno detto che Umberto ha detto che a suonare le tastiere io sono un cesso”. “Ma ministro – gli risponde la segretaria – Boss lo ha detto solo a me!”. È a quel punto che la segretaria si rende conto che tutto quello che viene detto negli uffici di Boss, viene immediatamente risaputo fuori. Inizia la ricerca. Chiama disinfestatori privati che in un amen ne trovano 13; sarebbero state 14 ma una è morta dopo che Borghezio aveva cercato di avere un rapporto orale con lei. Tutto questo è accaduto due mesi fa ma la notizia è stata resa pubblica l’altro giorno dallo stesso Umberto Bossi a Ponte di Legno (a notte fonda), conversando amabilmente con i giornalisti presenti per caso nella trattoria dov’era volata grappa che manco gli aquiloni a Baghdad. Per nulla preoccupato, il Senatùr ha detto: “Non le hanno trovate a Varese, però. Lì ho fucile da caccia e rivoltella”. A quel punto tutti hanno capito a che genere di cimici Bossi si stesse riferendo, dando ragione al mouse del pc della segretaria che se n’era fatta una e a Borghezio che pretendeva un rapporto orale. Boss si riferiva agli acari e non a quei maledettissimi microfoni spia che perfino Berlusconi aveva trovato (in formato over-size) nei suoi uffici a Palazzo Chigi. Ma l’aspetto più inquietante è che Umberto per risolvere il problema delle cimici, aveva chiamato un privato perché “Non volevo far casino, tanto un'inchiesta non trova niente. Io non volevo entrare nel casino. Sono uno che tende a minimizzare”. Mentre ha ammesso di aver telefonato a Bobo Maroni, che si era immediatamente allertato, e che “aveva mandato un po' di suoi uomini” a... caccia di cimici. Letta la notizia nientemeno che sulle pagine del Corriere della Sera (che fine ha fatto quel giornale!), Daniele Capezzone ha avvertito un leggero prurito in testa. Chiamati gli artificieri, i tecnici intercettatori del Ros e inviato un cablogramma a Langley in Virginia (sede della Cia, nda.), a Capezzone è stata riscontrata solo una notevole invasione di pidocchi guaribile dopo un paio di lavaggi con shampoo al petrolio. Deluso, amareggiato e profondamente frustrato, qualcuno lo ha avvistato nella notte mentre si dava delle poderose sberle in faccia. Non si sa mai.

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