I ContenutiCaserta - Parigi - Perugia - Campobasso - Pomigliano d'Arco - Chicago - Catania - Acerra.
Otto città, otto racconti, otto spunti per riflettere sulla vita e sulla morte, sulla miriade di alternative che non siamo stati in grado di cogliere, sul tempo che scorre, sulla necessità dei sogni.
Storie semplici, generate dalla lucidità di uno sguardo che non sa e non vuole negare la bruttezza del mondo; raccontate con voce ruvida, consumata dalla disullusione e dal rifiuto ma anche colme di tenerezza e di sottile ironia, quasi a volerci sussurrare, con un nota blu, che solo vivendo si impara a vivere. La RecensionePrende spunto nel titolo da Calvino il giovane autore di 'Le città invivibili', ma con l'espressività del grande narratore italiano Domenico Cosentino non ha praticamente nulla in comune.
Lo smilzo libriccino - si legge in un mezz'oretta - riunisce otto piccole storie di degrado urbano, o pseudourbano, perchè definire 'città' Acerra o Pomigliano sullo stesso piano di Chicago e Parigi suonerebbe un po' strano.
E queste brevi narrazioni si avvicinano più al registro poetico, nella formulazione lirica e in diversi punti anche enigmatica, che non a un racconto vero e proprio.
Effettivamente quello che tiene insieme questi racconti, diversi per spunti, ispirazioni e lunghezza, è proprio il sentimento di degrado che pervade i luoghi e allo stesso tempo i protagonisti; che la narrazione sia ambientata in una grande o piccola città è solo un accidente momentaneo.
Un malessere comune, che si spinge fino al disgusto esistenziale, coinvolge tanto la dimensione della metropoli quanto il piccolo centro appenninico campano: di questo stato psico-fisico l'autore crea una rappresentazione a tratti troppo legata a precedenti letterari di ascendenza americana, ad esempio il mito del blues come musica dell'anima dannata (il Sud dell'Italia come il Sud del delta del Mississipi), oppure l'abuso dell'alcool come rimedio ai fallimenti di ogni obiettivo di vita e come tentativo - fallimentare anch'esso - di alleviare la solitudine e il disprezzo, affettivo e sociale.
Ancora, il ricordo nostalgico delle radici famigliari, la generazione dei nonni, in una prospettiva in questo caso più 'italica', non aiuta a raggiungere un equilibrio ma sottolinea, nel dolore del ricordo perduto, un presente vuoto e desolato; così come le ansie degli esordi di una carriera di scrittore senza sbocchi socialmente riconosciuti - la storia del primo reading in una piccola libreria di Campobasso, poi chiusa - testimonia la difficoltà di una intera generazione di proiettarsi nel futuro. La terra stessa, intrisa dei veleni e delle polemiche a cui si riferisce la vicenda attuale della crisi dei rifiuti, evoca nell'ultimo brevissimo racconto, quello su Acerra, questa mancanza di orizzonti e di speranza.
Non mancano delle suggestioni interessanti e degli spunti alle pagine che raccontano l'altrove e insieme la prossimità delle città invivibili, ma una dose di esperienza che aiuti a staccarsi da modelli troppo mitologici per appartenere davvero all'Appennino campano e a generare una voce autonoma, forse più vicina alla poesia che alle forme del racconto.
Giudizio: +3stelle+
Articolo di PolyfiloDettagli del libro
- Titolo: Le città invivibili
- Autore: Domenico Cosentino
- Editore: Palladino Editore
- Data di Pubblicazione: 2011
- Collana: -
- ISBN-13: 9788884602015
- Pagine: 72
- Formato - Prezzo: paperback - 5,00 euro