Mi è sempre piaciuto scrivere, soprattutto fiabe.L'ispirazione poteva venire da un rumore "sospetto" sentito durante la notte, da un dialogo ascoltato in giardino, da un sassolino dalla forma strana oppure dal copricapo buffo di una signora.
La fantasia partiva per la tangente e non c'era verso di fermarla: era la mia coperta di Linus, il mio scudo per affrontare il mondo, da timida stra-miope qual'ero (quale sono, direi).
Non che non mi piacessero le fiabe tradizionali ma le trovavo assolutamente scontate, quasi noiose, con un registro che dava indicazioni nette e strette: bene e male in contrapposizione con il bene che trionfava sempre dopo essersi sorbiti una quantità industriale di sfighe.Mi domandavo: ma se tutto è bene quel che finisce bene non è meglio eliminare le inutili lotte e concentrarsi su altri aspetti? Vuoi davvero che le principesse fossero tutte belle e il resto del parentado femminile un campionario di cozze? E il lupo? Tutti cattivi e sanguinari? Mai un lupo che amasse le mammole e si incantasse davanti ad un tramonto, per esempio.Per non parlare dei principi azzurri: una banda di pirloni in calzamaglia che ti raccontavano la storia dell'orso e al momento del bisogno non c'era verso di poter contare su di loro, intenti com'erano a coltivare il loro ego, combattendo contro draghi e mostri assortiti.
Fu questo lo spirito per l'ispirazione di una fiaba che scrissi in seconda media durante un compito di italiano a sorpresa: bisognava inventare una favola ed inserirla in un contesto attuale ovvero il 1978.
E così, già sensibile ai temi legati alla figura femminile nella società, scrissi "Biancaneve, Cenerentola e l'S.P.S." dove l'acronimo stava per Sindacato Principesse Sfruttate. Una specie di inchiesta, con l'inviato speciale che attraverso un passaggio segreto giungeva appunto nel paese delle fiabe e di fatato non trovava proprio nulla. Le principesse, annoiate dalle incombenze di corte, tra tovaglie da ricamare e feste da organizzare, decisero di scendere in piazza indossando Converse (si portavano anche nel 1978!) e giacche comode, reclamando a gran voce diritti e doveri diversi, più consoni alle loro personalità e alle loro indubbie qualità. Basta inutili tornei, basta cerimoniali di corte, basta battute di caccia e basta cattiveria assortita. E diventarono regni migliori dove il Lupo andava a trovare la Nonna con Cappuccetto Rosso, Grimilde apriva un istituto di bellezza, le Sorellastre si occupavano del collettivo femminile, il Gatto con gli stivali aiutava i tre Topolini ciechi e le fatine entrarono nel business, gestendo piccole locande colorante, antesignane dei B&B comparsi poi negli anni successivi sul nostro territorio.E i principi azzurri? A lavorare, naturalmente. Visto che i draghi non esistono :)Cocotte profumate con funghi e patate.Ingredienti (per circa 6 cocotte preparate davvero ad occhio)2 patate di pasta gialla, 200 gr circa di funghi champignon, 250 ml di panna fresca, 1 uovo bio, un paio di cucchiai di trito aromatico formato da timo, rosmarino, santoreggia, salvia, basilico e quello che più vi piace, 2 cucchiai di dadolada di lardo di colonnata, 1-2 cucchiai di nocciole Pariani (ottime) tritate grossolanamente con il coltello, ricotta salata affumicata, sale se necessita, pepe nero macinato al momento.ProcedimentoPelare le patate e pulire i funghi, tagliandoli a fettine sottili.Spadellare per qualche minuto il lardo in una pentola antiaderente senza grassi.In una ciotola sbattere appena l'uovo, unire la panna, il trito aromatico, il lardo croccante, la granella di nocciole. Regolare di sale.Nelle cocotte mettere prima uno strato di patate e poi uno di funghi fino ai 2/3 delle stesse, versare il composto liquido fino quasi all'orlo e cucinarle coperte nel forno già caldo a 180° per circa 30'. Servirle calde ma non bollenti grattugiando sulla superficie un po' di ricotta affumicata salata.E vissero tutti felici e contenti.