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Le code di gambero, preziose alleate in cucina

Da Silva Avanzi Rigobello

Le code di gambero le compro, come minimo, più di un chilo alla volta.
Ne vengono quattro bei sacchetti che ripongo nel freezer e utilizzo generalmente nei modi che seguono:
- 1 sacchetto serve per la Catalana;
- 1 sacchetto per il risotto;
- 1 sacchetto per l’alternativa agli scampi al limone.
L’ultimo sacchetto resta di scorta per le ispirazioni improvvise: per il riso al curry, per il cocktail in salsa rosa o per il sugo alla marinara, ma soprattutto per una mia necessità di sapere che posso sempre contare su circa 300 gr di code di gambero con cui all’occorrenza improvvisare qualcosa di elegante e di speciale.
Come con i funghi, con le code di gambero (o con gli scampi, che sono decisamente decorativi ma c’è molto più scarto) si può cucinare un pasto completo a partire dagli antipasti. Escluso il dolce…

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Questa è la “mia” Catalana, quella che preparo più di frequente.
Diciamo che occorrono a testa 8 grosse code di gambero. Si lavano, si elimina il filo intestinale e si cuociono in un court bouillon (acqua, sale, pepe in grani, gambi di prezzemolo, buccia di limone, sedano, carota e cipolla) partendo da freddo e spegnendo la fiamma non appena arrivano a bollore, si scolano, si sgusciano.
Mentre cuociono si affettano in una ciotola un paio di pomodori ramati, maturi ma sodi, e più sottilmente 1/2 cipolla di Tropea a testa e si condiscono con olio, sale, pepe e limone. Si fanno poi riposare in frigo coperti con la pellicola per mezz’oretta.
Passato questo tempo, si uniscono le code di gambero ancora tiepide, si cosparge di prezzemolo tritato e si da un senso alla definizione di “peccato di gola”.


Archiviato in:Secondi piatti Tagged: cipolla, Code di gambero, court bouillon, pomodoro, prezzemolo

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