Di Michele Giacci. Le conseguenze dell’amore racconta le vicende di Titta Di Girolamo (Toni Servillo), ex commercialista confinato da otto anni in un albergo del Canton Ticino dalla mafia, che passa le giornate a fumare, tra riflessioni sull’amicizia, la solitudine e sul tentare di vedere il mondo attraverso altri occhi, quelli dell’amore.
A distanza di dieci anni dalla sua uscita rivedere l’opera seconda del regista premio Oscar per La grande bellezza Paolo Sorrentino significa compiere un viaggio nel tempo e scoprire che nulla in realtà è mutato. Il regista napoletano, che impressionò la critica col suo lungometraggio d’esordio L’uomo in più, mostra fin da subito talento nell’usare il mezzo/arte, non soltanto per raccontare una storia. Muove la macchina da presa con eleganza, precisione, coerenza ed efficacia, un lavoro dinamico che coinvolge lo spettatore.
Le conseguenze dell’amore è un film claustrofobico, come l’albergo svizzero sede delle giornate monotone di Titta di Girolamo. C’è un senso di morte che pervade la vita del protagonista oramai condizionata dagli altri. Lui ora deve pagare le conseguenze dei peccati commessi in passato ma nel frattempo si concede di svestirsi dalla scorza granitica di uomo scontroso e burbero abbracciando l’idea dell’amore fisico nei confronti della barista Sofia (Olivia Magnani). Storia d’amore tratteggiata con una delicatezza ed una raffinatezza inusuale.
Di Girolamo fa della sua coscienza e del suo rapporto interiore uno stile di vita cinico. La verità sta nei puntini di sospensione e non nei punti esclamativi. Grazie a Sorrentino che alterna la soggettiva delle inquadrature tra lo spettatore e Di Girolamo si viene colti da un forte dubbio, e cioè che la morale, il messaggio o la vita stessa del film non ristagnino all’interno del protagonista, ma diventano una terza dimensione girata soggettivamente dallo spettatore.La splendida fotografia di Bigazzi e le musiche costruiscono pezzo per pezzo un prezioso carrello di personaggi che si muovono attorno a Di Girolamo. Tra valigie di soldi, dosi settimanali di eroina e lavaggi annuali del sangue si consuma la vita del protagonista, stanco di essere una marionetta. Un Toni Servillo che, con tutte le difficoltà nel portare un personaggio che sembra scritto per la letteratura al cinema, riesce a riempire pacatamente gli spazi dei corridoi dell’albergo con carisma ed espressività d’altri tempi.
Le conseguenze dell’amore è un film che riesce finalmente ad esprimere il concetto di fare cinema del proprio autore. Sorrentino dimostra di avere coerenza estetica e potenzialità superiori a molti dei registi italiani contemporanei; a volte sembra viaggiare con una padronanza tale da sembrare addirittura che stia ”esagerando” nel voler dimostrare tutte le sue doti. Tutto fatto di proposito e tutto funzionale, ecco che allora le storie dei suoi film acquisiscono valore confinante, i suoi film vanno visti come lavori a lungo termine, opere espressive che racchiudono sensazioni di ogni tipo da non sottovalutare mai.