Le controindicazioni della mindfulness…

Da Pasqualefoglia @pfoglia2

Ci sono o no controindicazioni alla meditazione? Sembra proprio di sì.

La razionalità deve equilibrare l’irrazionalità, non sopprimerla.

La meditazione può trasformarsi in una pratica dannosa? Sì, quando si esagera!

Questo breve articolo è una affettuosa provocazione per gli amici che decantano in ogni occasione i risultati straordinari che stanno ottenendo con la meditazione, mostrando un attaccamento eccessivo e perciò stesso poco giudizioso.

Sono fermamente convinto del principio generale secondo il quale tutto è soggetto a un limite che non si può oltrepassare, e la meditazione non fa eccezione. Tutto deve essere equilibrato, ossia né in difetto, né in eccesso. Pertanto, secondo questo principio, fare “troppa” meditazione farebbe più male che bene!

Attribuendo in maniera quasi fanatica troppa importanza alla meditazione, se ne diventa dipendenti, e così essa si trasforma in una pratica coatta da fare tutti i giorni, “cascasse il mondo”... Ed ecco sparita la libertà, ossia proprio ciò che si cerca con la meditazione!

Un “eccesso” di meditazione, anche a ragion di logica, porta più svantaggi che vantaggi. In linea generale, quando si eccede in un’attività qualsiasi, spariscono i benefici e compaiono i danni…

Accade cioè la stessa cosa che capita con i medicinali: nella giusta dose, sono efficaci, ma se si aumenta la quantità, si causa un’intossicazione. Anche quando si fa allenamento, non si deve eccedere facendosi prendere dall’entusiasmo e dal fatto di sentirsi bene, altrimenti si ha l’effetto contrario. Queste cose sono risapute: non si deve esagerare facendo la meditazione tutti i giorni. Lasciate riposare il vostro corpo. Come dicevo, si tratta di un principio generale al quale tutti dovremmo attenerci per vivere armoniosamente, principio che tutti conosciamo almeno intuitivamente e che immancabilmente disattendiamo.

Com’è noto, la meditazione nacque con l’obiettivo di acquietare la mente che vaga spontaneamente tutto il giorno da un pensiero all’altro. Anzi, molte volte i pensieri diventano incontrollabili e ossessivi e ci fanno stare molto male, ci tolgono la lucidità mentale impedendoci di pensare proficuamente e di concentrarci nello studio e in altre attività. E sono i pensieri tossici che ci preocuppano, non il girovagare della mente.

Abituandosi lentamente a meditare, ossia a tenere volutamente il pensiero fisso su un determinato soggetto, come per esempio il respiro, col tempo migliora la capacità di concentrazione e di attenzione e si riduce il rimuginare spontaneo della mente; inoltre si hanno tanti altri benefici perché ci si libera dalle coercizioni interiori, si diventa più lucidi e pronti, e grazie anche alla disciplina acquisita, si è in grado di dirigere meglio la propria vita controllando i propri pensieri e le proprie emozioni.

Ma ci sono o no controindicazioni alla pratica della meditazione? Sembra proprio di sì.

Del resto, esistono altri modi molto efficaci, rapidi e relativamente meno impegnativi per controllare i propri pensieri negativi e il rimuginare della mente: accetta la realtà e sarai felice per sempre.

I pensieri negativi e le stesse paure sono causati dalle convinzioni limitanti.

Le credenze limitanti altro non sono che le opinioni o idee negative che abbiamo su noi stessi! Se ci percepiamo negativamente, ossia se abbiamo una scarsa autostima, è perché ci lamentiamo pensando male di noi stessi. E questo è male!

Credersi inferiori, incapaci, inadeguati, impotenti e immeritevoli sono le peggiori convinzioni negative e sono quelle che più ci limitano e ci fanno soffrire perché causano paure e pensieri negativi che abbassano la fiducia in se stessi e la sicurezza provocando auto-sabotaggi inconsci e fallimenti.

E naturalmente soffrire significa proprio pensare male di se stessi, mentre essere felici significa pensare bene di se stessi. Se stai bene, i pensieri non ti assillano!

Occorre dare la giusta importanza alle cose e alle persone (se stessi compresi), ossia né troppa né poca, per allontanare da sé gli ostacoli che impediscono la realizzazione dei desideri, senza prendersela più di tanto di fronte agli errori e ai fallimenti che rappresentano l’esperienza necessaria per ottenere il successo.

E’ chiaro perciò che per riuscire nella vita, sotto tutti i punti di vista, la cosa più importante da fare è sentirsi bene con se stessi, ossia volersi bene a prescindere dai risultati, cascasse il mondo…. Quindi occorre accettare la realtà, accettare i propri difetti e i propri errori, e accettare le persone così come sono, perchè in questo modo si esce subito dalla negatività e dal senso di inferiorità, di inadeguatezza e di confusione: quando non si dà troppa importanza alle cose, e si accetta la realtà che non ci piace, in genere i problemi si risolvono da soli.

La vita è molto più semplice di quanto ci vogliono far credere certi guru. Se sei negativo e pessimista, se vedi sempre nero, non otterrai mai niente di buono. Questo è risaputo. Se invece “scegli” di essere ottimista, se sei positivo, se vedi sempre il lato migliore delle cose, se sei contento della vita a prescindere dai risultati e sei grato per le cose che già hai, con questo atteggiamento mentale diventi automaticamente una persona vincente e felice, avrai sempre la giusta autostima che ti sorregge il morale e sei in condizione di avere tantissime cose.

Premesso perciò che esistono altri modi efficaci e rapidi per correggere l’insorgere di pensieri assillanti e la difficoltà di concentrazione, credo che ridurre il vagare “spontaneo” della mente attraverso la pratica forzosa e per niente agevole della meditazione, non crei soltanto benefici, ma anche danni, perché meditando, ossia fissando la mente su un unico pensiero o soggetto, finisci con il castigare non soltanto l’attività naturale, autonoma e spontanea della tua mente, ma dell’intero organismo.

Infatti, tra l’attività razionale e quella irrazionale dell’organismo, ci deve essere equilibrio.

Come a dire che ci deve essere equilibrio tra veglia e sonno, tra movimento e riposo, tra lavoro e divertimento e anche tra concentrazione e distrazione. Troppa concentrazione va a scapito delle distrazioni, nel senso migliore del termine. Il corpo, nel suo insieme, deve essere libero, e invece la pratica della meditazione lo mette in prigione! Per poco tempo è sicuramente utile, ma se si medita per molte ore alla settimana come un obbligo imposto chissà da chi, non lo è più.

Lo stress generalizzato della vita moderna è dovuto al fatto che l’attività cosiddetta razionale ha surclassato quella irrazionale rompendo l’equilibrio e creando così una tensione enorme e l’insoddisfazione cronica. La facilità agli scatti d’ira, specialmente in famiglia, è la risposta inevitabile dell’inconscio alle troppe costrizioni innaturali alle quali siamo sottoposti. E dunque, anziché trovare la libertà attraverso la razionalità, l’uomo ha trovato la prigione.

La mindfulness è utile perché migliora una concentrazione scadente e accresce la capacità di controllare le emozioni come per esempio la rabbia. Ma, una volta raggiunto un buon risultato non si deve spingere oltre, non si deve esagerare con la pratica, altrimenti sparisce l’equilibrio tra razionalità e irrazionalità a scapito di quest’ultima e scatta la reazione inconscia dell’organismo quando meno ce lo aspettiamo; proprio come quando corriamo troppo sotto l’effetto dell’entusiasmo anche se siamo poco allenati e andiamo incontro inesorabilmente a qualche strappo ai tendini che ci blocca completamente: e così dal troppo movimento si passa alla totale immobilità.

E’ sempre l’esagerazione che uccide il corpo e la mente. Il troppo e il troppo poco ci rendono infelici e perdenti.

La razionalità deve equilibrare l’irrazionalità, non sopprimerla, anche perché non potrebbe mai riuscirci! Ecco perché il praticante non è mai soddisfatto dei risultati raggiunti ed è portato inutilmente a strafare senza accorgersi dei pericoli ai quali va incontro.

Stando ore e ore a meditare, quindi trascurando altre attività importanti come per esempio quella fisica, si deprime l’attività irrazionale del nostro organismo, ossia la sua tendenza naturale e spontanea al movimento e all’azione, per cui nel medio-lungo periodo viene meno la grinta, scompare l’aggressività naturale e salutare e con essa la capacità di difendere i propri diritti e farsi valere, e s’indebolisce anche l’interesse erotico e la vitalità. E allora può considerrsi ancora un vanto  il possesso di una calma imperturbabile?

Ricordiamoci che per essere completi e sani, e funzionare bene, anche tra calma e rabbia ci deve essere equilibrio, così come tra amore e odio, altruismo e egoismo, flessibilità e rigidità, e tutte le altre coppie di opposti; e naturalmente anche tra razionalità e irrazionalità…

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