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Le convenienze e le inconvenienze teatrali di Gaetano Donizetti
Creato il 26 marzo 2012 da SpaceoddityQuesta messinscena di Le convenienze e le inconvenienze teatrali che ho visto io è stata registrata nel meraviglioso Teatro della Fortuna di Fano e diretta dal maestro Vito Clemente. Si tratta di una ripresa del 2009 e non può non risentire della produzione più matura e nota del Donizetti operistico, per non parlare degli echi di Rossini, di Bellini, del già citato (e irrinunciabile) Mozart e perfino, se ho ben colto, di Offenbach. E va benissimo così. Parimenti è, più che apprezzabile, logica e consequenziale la scelta di modificare il testo originale, adeguandolo allo spettacolo prodotto (per la regia di Roberto Recchia) con un precisissimo senso dello spettacolo - forse talvolta un po' sopra le righe, ma senza nessuna caduta reale di tono. L'unica avvertenza che mi sento di girare al curioso spettatore di quest'opera di Donizetti è che Le convenienze e inconvenienze teatrali si basa, appunto, sull'effetto risonanza: solo l'ascoltatore attrezzato e attento potrà fruire appieno dell'ironia insita in certi richiami e godersi questo spassosissimo DVD della Bongiovanni (o le eventuali repliche dello spettacolo dal vivo).
Le convenienze e inconvenienze teatrali è appunto un omaggio che il compositore bergamasco dona agli amanti del teatro: una meta-opera, nella quale il teatro è il fine, ma la drammaturgia è proprio la musica, l'intrecciarsi delle ragioni e degli echi. Il libretto parla della messinscena di un'opera, piuttosto generica e sconclusionata, dove arie e duetti prescindono da ogni verosimiglianza storica o coerenza interna (come quasi sempre avviene nella lirica), per via dei capricci della primadonna Corilla Scortichini (qui Daria, l'eccellente Donata D'Annunzio Lombardi), soprattutto contro la seconda donna Luigia Scannagalli (Stefania Donzelli) e sua madre, la determinata Agata (uno strepitoso Paolo Bordogna, capace di passare con leggerezza dal canto alla più spiccia recitazione in vivacissimo napoletano). Intorno a loro, un universo di perenni debuttanti in lite tra loro e col mondo, tra i quali vale la pena menzionare almeno il buffissimo Procolo Cornacchia di Enrico Marabelli e il caricaturale tenore Guglielmo Antolstoinoloff di Danilo Formaggia, che si esprime in un balordo e spassoso gramelot italo-russo-tedesco.
Per paradossale che possa sembrare, uno spettacolo come questo, al quale forse i puristi della musica potrebbero rimproverare eccessivo indugio sui vezzi teatrali e un sarcasmo a dir poco feroce, si regge proprio sulla professionalità e sull'impeccabilità degli interpreti e sulla loro capacità di creare un amalgama credibile (tra di loro e, nel nostro caso, con l'ottimo Coro del Teatro della Fortuna e con l'Orchestra Sinfonica Gioacchino Rossini). I singoli pezzi, sebbene inanellati con criteri non sempre convenzionali, richiedono tutti, più che bravura, sicurezza, controllo e voci molto belle, che qui non mancano affatto. Sul piano vocale, la tensione è propria forse di un recital, ma la presenza scenica richiesta, conscia degli stereotipi e dunque pronta a superarli, impone un lavoro molto serio sulla tenuta dello spettacolo.
Stupisce, infatti, l'uso della musica, ma non per originalità o per l'impianto costruttivo dell'opera: Le convenienze e le inconvenienze teatrali rimangono a ragione un titolo secondario della produzione di Gaetano Donizetti. Anche quando l'idea per arie celebri sotto altri nomi, e altre paternità, è da retrodatare a questo titolo o addirittura prima, è innegabile che l'ispirazione alla base della Lucia di Lammermoor o del Don Pasquale ha reso questi e solo questi dei capolavori. D'altra parte, è innegabile che, ascoltati e amati i veri gioielli donizettiani e non, Le convenienze e inconvenienze teatrali rappresentano un controcanto sano, tonificante e, in certi casi, indispensabile per gli amanti del teatro.
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