Koke festeggia dopo il gol al Barcellona
Sembra incredibile, ma una supersfida come Bayern Monaco-Real Madrid non ha mai assegnato la Coppa dei Campioni o la Champions League, anche se le due squadre insieme di coppe ne hanno quattordici. Deve esserci una maledizione, visto che anche quest’anno il sorteggio (finalmente non pilotato?) di Nyon ha messo difronte i detentori della coppa e le merengues di Ancelotti. Ancora una volta semifinale. Come nel 2000, quando il Real di Vicente Del Bosque eliminò di misura i bavaresi che solo due mesi prima avevano passeggiato al Bernabéu. Come nel 1987, quando dalla battaglia di Monaco uscirono vittoriosi i padroni di casa (4-1) e Juanito rimediò un’espulsione e una squalifica epocale che di fatto gli fece terminare anzitempo la carriera. Come nel 2012, quando ai rigori l’errore di Cristiano Ronaldo aprì le porte della finale di Monaco ai bavaresi, condannandoli a un identico finale (sconfitta dal dischetto davanti ai propri tifosi). Una sfida ricca di campioni e di interesse mediatico che (e questa è la cosa più importante) non consentirà a una delle due squadre di arrivare a Lisbona e, quindi, orienterà le simpatie di calcioromantico per la vincente dell’altra sfida.
Che speriamo sarà il Club Atlético de Madrid.
Mkhitaryan supera Casillas e centra il palo
In queste semifinali i colchoneros sono gli intrusi. Ma perché la loro bacheca non mette in mostra coppe dalle grandi orecchie e racconta “solo” di una finale persa, di una vittoria in Coppa delle Coppe e di due recenti vittorie in Europa League. Non crediamo, infatti, che l’eliminazione del Barcellona da parte dei biancorossi sia stata una sorpresa.
La vera sorpresa della settimana di coppe è sfumata quando il tiro di Mkhitaryan si è infranto sul palo, a Casillas battuto, e ha impedito al Borussia Dortmund di completare la rimonta sul Real e di rimettere in discussione il discorso qualificazione. Perché davanti ai vari Modrić, Xabi Alonso, Bale, Di Maria e Benzema c’erano sì Lewandowski, il ritrovato Hummels e uno straordinario Reus, ma anche i Durm, i Kirch e gli Jojić e una squadra che nel complesso era inferiore a quella l’anno scorso era arrivata in finale.
La squadra guidata dal Cholo Simeone, invece, è una realtà. Anche nella Liga, anche senza Falcao (partito in estate in direzione Principato di Monaco) e senza Diego Costa (uscito alla mezz’ora nella partita di andata al Camp Nou per infortunio). Il gran gol di Diego all’andata (poi pareggiato da Neymar) e l’impressione di compattezza mostrata nel ritorno al Vicente Calderón (deciso da un gol di Koke nei primi minuti) lo stanno a confermare. In semifinale incontrerà il Chelsea del sempre in forma Mourinho e di patron Abramovich che, solo nel finale, ha avuto ragione degli sceicchi del Paris Saint Germain e grazie a un po’ di culo, come lo stesso Special One ha affermato.[1] Per l’Atlético è l’avversario (forse) più abbordabile, anche se una disposizione UEFA potrebbe costringerlo a fare a meno di uno dei punti di forza, il belga Courtois, il cui cartellino è di proprietà dei blues. Vedremo se a Madrid vorranno pagare la penale di tre milioni a partita per schierarlo o se a Nyon cambieranno le regole in corsa.
Paco Alcácer segna il decisivo 4-0
Oltre che a Stamford Bridge, due rimonte si sono viste anche in Europa League. Una inattesa per il blasone della squadra sconfitta, quella del Siviglia ai danni del Porto, e una inaspettata per come era finita l’andata. A Basilea, infatti, i padroni di casa avevano vinto 3-0 contro il Valencia in uno stadio vuoto per le intemperanze dei tifosi svizzeri nella partita del turno precedente contro il Casino Salisburgo (e non parliamo di auto lasciate in divieto di sosta, ma di lancio di oggetti in campo con conseguente sospensione della partita). Al Mestalla i valenciani, grazie a una tripletta di Paco Alcácer e ai gol dell’ex napoletano Edu Vargas e di Bernat, hanno prima impattato il risultato dell’andata e poi, nei supplementari con gli intemperanti svizzeri rimasti in nove, hanno dato la spallata finale.
Siviglia e Valencia si incontreranno in semifinale e, così, una non ripescata Champions è sicura della finale. Dove arriverà anche una ripescata: Benfica e Juventus hanno infatti avuto ragione dei loro avversari grazie a una doppia vittoria e si ritroveranno in una semifinale di coppa a distanza di 46 anni, quando a illuminare i portoghesi c’era ancora la perla nera Eusebio.[2]
federico
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[1] “Entra Schürrle e segna, entra Demba Ba e segna. Come si chiama questo?” “Culo”
[2] 1967/68, semifinali Coppa dei Campioni, Benfica-Juventus 2-0, 1-0