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Le cose che potevano essere e non sono state… 8-9 maggio 1848, “Battaglia di Cornuda”

Creato il 09 maggio 2015 da Federbernardini53 @FedeBernardini

La battaglia di Cornuda, di Gaetano Fabris

Durante le Cinque giornate di Milano (18 -22 marzo 1848) papa Pio IX si schierò contro l’Austria, ponendosi idealmente a capo del movimento indipendentista. A sostegno dei Milanesi lo stato pontificio inviò un corpo di spedizione al comando del generale Giovanni Durando e ad esso si unirono i volontari del Battaglione Universitario Romano, agli ordini del generale Andrea Ferrari.

Anche il granduca di Toscana Leopodo II d’Asburgo-Lorena (parente dell’imperatore d’Austria Ferdinando I), inviò le sue truppe e altrettanto fece Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie.

Alle soglie della I Guerra d’Indipendenza, che sarebbe scoppiata il 23 marzo del 1848, sembrava avverarsi il sogno neoguelfo di Vincenzo Gioberti, che auspicava un’Italia libera dal dominio straniero e unita in una federazione di stati presieduta dal papa.

Ma quando il Piemonte di Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria, fu subito chiaro che si sarebbe trattato di una guerra regia e non di una guerra dei popoli italiani per la loro indipendenza. Anziché il sogno di Gioberti stava per avverarsi quello del duca Emanuele Filiberto che, nel XVI secolo, aveva predetto: “L’Italia? Un carciofo di cui i Savoia mangeranno una foglia per volta”.

Sia il papa, sia il granduca di Toscana, sia il re delle Due Sicilie ritirarono quasi subito le loro truppe dal conflitto, rendendosi conto che altrimenti avrebbero soltanto dato un contributo di sangue alla causa piemontese.

Ma non tutti i comandanti obbedirono agli ordini dei loro sovrani e la prima battaglia combattuta in nome dell’unità d’Italia non vide sul campo l’esercito di Carlo Alberto, ma il corpo di spedizione del generale Durando e i volontari di Ferrari contro l’esercito austriaco al comando del generale Nugent von Westmeath.

A Cornuda, il primo sangue italiano versato per la causa dell’unità fu quello dei dragoni di Ferrari, ma nei successivi tredici anni casa Savoia avrebbe divorato quasi tutte le foglie del carciofo.

Federico Bernardini

Illustrazione: “La battaglia di Cornuda”, di Gaetano Fabris


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