Domani inizia il Festival di Cannes e io sarò lì. Spero di avere più di tempo per scrivere di quanto ne abbia avuto negli ultimi giorni, magari per postare un pezzo al giorno. A dire il vero, è un po' che penso al fatto che le cronache dai festival, diventate un'abitudine di molti grazie a Facebook e Twitter, non sono un gran servizio per i lettori: dire se sono belli o brutti film che quasi nessuno potrà vedere o che al massimo arriveranno in sala a partire dall'autunno (in uscita immediata al momento c'è solo Cosmopolis di Cronenberg) è tanto inutile quanto, un pochino, da stronzi. Come a dire: celebrate il mio privilegio di possedere un accredito stampa e immaginatevi il film in base alle mie parole. Sono cronache del vuoto. Come, a pensarci bene, quelle del film, per l'appunto, Chronicle, uscito lo scorso venerdì e rivelatosi una delle cose più intelligenti viste negli ultimi tempi. A rigor di logica è anche in questo caso inutile e ridondante (ragazzini, fantasy, superpoteri), ma il regista e lo sceneggiatore ripensano in modo sorprendente il cinema in diretta, con la videocamera sempre accesa di uno dei protagonisti - e saltuariamente altre videocamere, di amici o di sorveglianza - che osserva e cattura dal vero situazioni impossibili, facendone sentire il peso e la naturalezza. Dunque, Chronicle è un paradossale film vérité, con gli effetti speciali per una volta non usati alla cazzo, ma sfruttati nella loro evidenza plastica e insieme eterea per inventare un cinema sensoriale, oltre le leggi della fisica (pazzesca in questo senso la scena dell'aereo), che ha il pregio di giocare la carta risaputa del progetto alla Blair Witch Project, risolvendolo però in chiave iperrealista, dunque inconsistente e asettica come l'immaginario che ci circonda.
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Domani inizia il Festival di Cannes e io sarò lì. Spero di avere più di tempo per scrivere di quanto ne abbia avuto negli ultimi giorni, magari per postare un pezzo al giorno. A dire il vero, è un po' che penso al fatto che le cronache dai festival, diventate un'abitudine di molti grazie a Facebook e Twitter, non sono un gran servizio per i lettori: dire se sono belli o brutti film che quasi nessuno potrà vedere o che al massimo arriveranno in sala a partire dall'autunno (in uscita immediata al momento c'è solo Cosmopolis di Cronenberg) è tanto inutile quanto, un pochino, da stronzi. Come a dire: celebrate il mio privilegio di possedere un accredito stampa e immaginatevi il film in base alle mie parole. Sono cronache del vuoto. Come, a pensarci bene, quelle del film, per l'appunto, Chronicle, uscito lo scorso venerdì e rivelatosi una delle cose più intelligenti viste negli ultimi tempi. A rigor di logica è anche in questo caso inutile e ridondante (ragazzini, fantasy, superpoteri), ma il regista e lo sceneggiatore ripensano in modo sorprendente il cinema in diretta, con la videocamera sempre accesa di uno dei protagonisti - e saltuariamente altre videocamere, di amici o di sorveglianza - che osserva e cattura dal vero situazioni impossibili, facendone sentire il peso e la naturalezza. Dunque, Chronicle è un paradossale film vérité, con gli effetti speciali per una volta non usati alla cazzo, ma sfruttati nella loro evidenza plastica e insieme eterea per inventare un cinema sensoriale, oltre le leggi della fisica (pazzesca in questo senso la scena dell'aereo), che ha il pregio di giocare la carta risaputa del progetto alla Blair Witch Project, risolvendolo però in chiave iperrealista, dunque inconsistente e asettica come l'immaginario che ci circonda.
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