Andrea si avvia verso casa con il passo svelto, si allontana con sollievo mentre si lascia alle spalle ufficio, colleghi, ore grigie che cominciano ogni giorno alla stessa ora, si concludono alla stessa ora di ogni giorno e sono spezzate solo dal pasto in mensa e un paio di sigarette.
300 metri, vede Cristine: è in fondo alla strada, cammina nel senso inverso.
Dopo tutta la fatica che ha fatto per dimenticarla eccola lì, vera. O forse solo un pensiero scappato al controllo, un corto circuito. 300 metri di distanza e il passo resta incerto per un istante, poi riprende il controllo ed il ritmo.
Cristine è quella che ha acceso la scorsa estate. È quella che lui sperava poter avere per sempre invece era troppo: troppo inquieta, troppo misteriosa, troppo vitale. Troppo bella.
300 metri di distanza, sulla stessa strada, due persone camminano in direzioni contrarie e convergenti. Come un corto circuito.
Cristine vede Andrea e sente le gambe tremare. Vorrebbe fermarsi, voltarsi, scappare ma non ha forza che per proseguire. In un istante sente piombare su di sé la forza di un’estate che sembrava lontana e sopita, un’estate che l’ha travolta e nella quale si è dissolta come neve. Una vela in mare, un aquilone sulla spiaggia. Poi è scappata perché l’estate poteva asciugare tutto ma quando sarebbe arrivato l’inverno le paure sarebbero state troppo difficili da vincere.
200 metri, cammina e le gambe tremano ancora un poco anche se cerca di mantenerne il controllo, il cuore batte fuori ritmo e non c’è niente da fare.
Andrea scorre ricordi esplosi all’improvviso, rievoca la consistenza di Cristine: nuvole e vento, sole e pioggia, il profumo dell’erba bagnata o del fieno appena tagliato. Ricorda che negli occhi di lei si scioglieva tutta la stanchezza, tutta la fatica. Negli occhi di lei trovava i suoi sogni ancora vivi, ancora lì ad aspettarlo, come non fosse troppo tardi. Pensava di avere tutto il tempo del mondo invece era solo un’estate. Finita troppo in fretta senza riuscire a dire le parole che andavano dette. Dimenticando di chiederle di restare.
E poi lei, così bella, troppo bella ….mica sarebbe rimasta davvero………..
100 metri di distanza e Cristine non sente più il respiro. Avverte l’aria riempirsi di lui e di quella malinconia strana che gli cammina sempre al fianco come un’ombra. Sente l’odore di quel dolore remoto che lei ha amato da subito senza arrivare a conoscere mai. L’ha amato come suo, l’avrebbe carezzato come un gattino. Avrebbe sfiorato tutte le ferite con le labbra, le avrebbe baciate una ad una per farle guarire. Gli avrebbe regalato in cambio le sue paure perché lui le gettasse via come sassi in un lago.
Ma l’estate è sparita all’improvviso e lei è dovuta scappare.
50 metri, li davanti a lui, c’è il pericolo c’è l’ignoto, c’è di sicuro qualcosa che non può affrontare, questo è il solo pensiero di Andrea, un sasso dentro il cervello. Punta lo sguardo su un punto lontano nell’orizzonte, il mento alto, il cuore cieco. Andrea cammina senza perdere un passo, senza girare lo sguardo e… 30 metri, 20 metri, 10…..passa oltre. Oltre il pericolo.
Cristine scioglie i capelli per fare qualcosa, occupare le mani ed il corpo. Segue inutilmente il volo di un colombo, cerca l’ora nell’orologio della torre, 50metri, 30 metri, 10 metri……..e poi è tutto finito.
Davanti a Cristine ora la lunga strada alberata è vuota e cammina sola nel silenzio grottesco.
“La prossima volta, la prossima volta….di sicuro la prossima volta………” si ripete come un mantra e inciampa nei passi concitati.
Andrea non incontra più nessuno nella via. Stringe i pugni nelle tasche e aspetta già una nuova occasione, ci sarà un’altra occasione, un momento più opportuno un’altra occasione e lui sarà più preparato e più sicuro, più pronto……..la prossima occasione………
Sulle labbra pronunciano l’uno il nome dell’altra senza far rumore. Evocandolo come fosse il nome di tutte le cose. Ricordo, per chi lo vuole prelevare, che questo è il banner: