Personaggi principali
Viola Violante d’Ondariva: Narratrice
Gianni Morgan Usai: Degustatore ribelle alla Jean-Paul Sarte
Medardo: Assaggiatore integralista e reazionario
Maggiore Jackson: Comandante dell’esercito di uomini lillipuziani
Django: Assaggiatore-giustiziere
Meglio un Gianni Morgan Usai oggi che un parruccone domani
Le degustazioni invisibili II° episodio - Mi infilarono in testa un cappuccio nero e mi spinsero in una macchina col motore già acceso, che ripartì immediatamente. Durante il tragitto sentivo salire la preoccupazione: mai ero stata condotta ad una degustazione incappucciata da uomini incappucciati. Mi tranquillizzavano, però, i loro racconti entusiastici delle feste organizzate da tal Giovanni Morgan Usai, da loro chiamato semplicemente subcomandante Morgan, eventi mondani ricchi di cibo, vino, bella gente e divertimento.
Fatto sta che io ero incappucciata, e la cosa mi inquietava non poco.
Arrivammo, finalmente.
Prima di scendere dalla macchina mi venne sfilato il cappuccio e mi si presentò davanti agli occhi un edificio colossale stile Las Vegas con luci, neon colorati ed insegne luminose.
Non solo il locale era lasvegasano, ma tutto il quartiere lo era! Ero immobilizzata. Non so dire quanto tempo fosse durato quel mio viaggio in macchina, ma posso giurare che non erano trascorsi più di 10 minuti. E chi l’avrebbe detto che a 10 minuti da casa mia, potesse esserci una piccola Las Vegas?
Per l’ennesima volta uno degli uomini mi invitò a scendere dall’auto.
E io scesi.
Varcai la soglia del locale e un tizio di cui intravedevo solo gli occhi, mi invitò ad indossare un mantello di seta nero e di mettere al collo una grossa medaglia dorata, appesa ad un nastrino di seta giallo e celeste su cui era stampato “BSMP” (Benvenuti nel Sintetico Mondo dei Parrucconi) .
Imbarazzata, chiesi se fosse proprio obbligatorio indossare quel mantello e la medaglia, “Devi”. fu la secca risposta del signor Tizio.
Entrai.
In fondo alla sala si erigeva un lungo tavolo impreziosito da incantevoli composizioni floreali dietro il quale, presto, prese posto un uomo che aveva sul capo non il cappuccio come tutti noi, ma un passamontagna di lana nera con raffigurato, sulla fronte, il logo di Trentino Wine Blog. Quest’uomo si presentò a tutti noi col nome di Gianni Morgan Usai, il subcomandante Morgan.
Giunse, poi, una hostess bellissima, che con la bocca stappò la bottiglia impugnata dal subcomandante. Poi, una voce araldica che proveniva da un altoparlante annunciò che, chi fosse riuscito ad afferrare il tappo che lì a breve sarebbe stato sputato tra il pubblico, avrebbe vinto ricchi enocotillons. E così fu. Dopo l’annuncio, la donna, con la forza di un compressore da gommista, sputò il tappo in aria e tutti si gettarono nella mischia per cercare di afferrarlo.
“Ce l’ho fatta!!!”. Urlai io e fui subito gratificata, come annunciato, da un bellissimo premio, dopodiché Morgan Usai sparò in aria un colpo di tappo a salve, frantumò un bellissimo lampadario di cristallo Swarovski e diede lo start alla degustazione.
Cominciò il rituale.
Morgan Usai si avvicinò alla bottiglia stappata, muovendone le mani ipnotizzanti intorno al suo collo, per riscaldarla. Fece, poi, una piroetta verso destra, un’altra verso sinistra. Durante le sue agili evoluzioni il mantello sfiorava delicatamente il tavolo e ossigenava il vino nella bottiglia. Prese poi la bottiglia e, finalmente, versò un po’ del contenuto nel tastevin. Sorseggiò piano, come si fa con le cose preziose. Fece schioccare la lingua, e la strofinò contro il palato. Aspirò rumorosamente a denti stretti. Annusò con la narice destra, poi con la narice sinistra e chiuse gli occhi…
Retrogusto spermatico, zucca gialla farinosa, albume…presenza impercettibile di agrumi, petali di rosa spina e…e… sangue umano.
A questo punto un rumore pazzesco di bottiglia da fuoco deconcentrò la sala. Un esercito di omini lillipuziani fece strada al proprio comandante, che si presento in divisa da Sommo Assaggiatore. Era il Maggiore Jackson, che ci intimò di portare immediatamente le mani in alto e di arrenderci. Non c’era altro da fare. L’esercito era tutto schierato contro di noi, puntandoci addosso bottiglie cariche di vino, pronte a sparare tappi a raffica. A questo punto tra i soldati si fece strada un altro soggetto, elegantissimo, di mezza età con in testa un enorme parruccone bianco alla Luigi XVI. Era il temibile Medardo degustatore integralista e reazionario.
Senza volerlo urlai: “Attenti quel parruccone è Medardo!”.
Medardo imparruccato, additandomi minaccioso, sbraitò: “Come si permette, signora Viola Violante d’Ondariva di mancarmi di rispetto! …una nobile come lei…che modi! Mi deludete molto! Siete voi i parrucconi, rivoluzionari del cazzo! E lei, signor Morgan Usai, si deve vergognare a presiedere una degustazione in questa maniera!!! La tecnica! La tecnica! Dov’è la tecnica??? Che modo di degustare è questo? Uscite tutti da questa sala: se non lo farete darò ordine ai miei uomini di stapparvi contro!!!”.
A questo punto un incappucciato, che era accanto a me e che come me era lì per assistere alla degustazione, liberò il capo dal cappuccio e mostrò il suo volto. Era Django incazzato nero. Un coro cinguettante intonò un “Djangooo!!!”
Django, mi fece un frettoloso baciamano, poi afferrò la sua arma infallibile, una bottiglia di Krug Vintage calibro 75, e cominciò a sparare tappi contro il parruccone e il suo l’esercito. Il panico esplose tra i presenti, c’era chi si buttava a terra, chi fuggiva, in sala si udivano solo urla, spari, rumore di vetri rotti e schizzi di vino ovunque. Il parruccone colto alla sprovvista non riuscì a mettersi in salvo e venne colpito in pieno volto da cinque colpi di tappo mortali. Cadde a terra, stramorto, con il volto e la camicia ricoperte di vino rosso sangue.
Al Maggiore Jackson non rimase che arrendersi e dileguarsi velocemente con tutti i suoi uomini, per evitare di essere battezzati, anche loro, con un bel tappo di bottiglia in fronte. In brevissimo tempo ritornò la quiete in una sala devastata e, ormai, semivuota. I superstiti, portarono in trionfo gli eroi: Gianni Morgan Usai e Django. Bevvero vino e festeggiarono fino all’alba. La rivoluzione si era compiuta. (…continua)
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