Francesco, una volta arrivato a Roma, sa bene che il suo percorso universitario non sarà caratterizzato solo dallo studio alla Sapienza ma da una vita diversa rispetto a quella che aveva in Basilicata. Roma è una città frenetica, nervosa, caotica, che offre sia tante opportunità che pericoli.
Il primo passo per ambientarsi e divenire parte della Capitale è sicuramente quello di trovare una casa adeguata, magari vicina all’Università o comunque da cui è facile raggiungerla.
Il primo passo che gli impongono i suoi genitori è quello di cercare qualche luogo “protetto”, magari in cui sia anche possibile avere qualche pasto regolare. Inizia così prima un giro di telefonate e poi un percorso che lo porta da una parte all’altra di Roma, a prescindere dalla distanza rispetto alla sede dei suoi studi.
Le prime telefonate sono state indirizzate a forme di casa dello studente private, come sono andate?
L’inizio è stato sconfortante. La maggior parte di questi “centri” sono gestiti dalla Chiesa che se li fa pagare a caro prezzo. Inoltre una grande percentuale di queste attività sono destinate a ragazze.
Quante chiamate ci sono state?
Una ventina almeno ma per un motivo o per l’altro o i prezzi erano troppo cari o la possibilità era limitata a ragazze.
Qual è stato il passaggio successivo nella tua ricerca?Una volta appurata la difficoltà di trovare qualcosa di organizzato mi sono dedicato alla ricerca di una casa “normale”. Ovviamente ho trovato tutt’altro.NEL VIDEO SOTTOPOSTATO DALLA RECENTE INCHIESTA DELLA GABANELLI LA SITUAZIONE PROBLEMATICA PER I GIOVANI E LA CASA.
In che senso? Cosa ti sei trovato di fronte?
Beh, si potrebbe fare un campionario degli orrori che ho trovato. Camere senza mobili, cucine senza frigorifero, bagni fuori al balcone, camere senza finestre e potrei continuare. Il tutto la maggior parte delle volte senza contratto.
C’è stato un momento in cui hai perso la speranza?
I prezzi delle camere mi hanno in alcuni momenti allo sconforto. Pensare di chiedere ai miei genitori una doppia a 350 euro o una singola a 500, senza considerare le spese legate al vitto, alle tasse, ai libri.. mi sembrava davvero assurdo. Fortunatamente poi le cose sono cambiate grazie a un parente che aveva qualche contatto a Roma. Alla fine è spuntata una doppia in zona Tiburtina a 280 euro mensili, spese incluse. Non è poco ma trovare di meglio non era facile.
Vivere in doppia non è facile, soprattutto con uno sconosciuto. Com’è stata la tua esperienza?
Ci vuole fortuna… tanta. Ti può capitare chiunque. Nel mio caso sono stato fortunato, studiamo entrambi e abbiamo la stessa età, interessi e orari simili. Ho però avuto modo di ascoltare racconti di convivenze con spacciatori, casinari etc., ragazzi che vengono a Roma per tutto tranne che per studiare o per lavorare.
Qualche consiglio da dare a chi cerca casa a Roma?
Cercare in tutti i modi possibili. Consiglio di comprare Porta Portese che ha diversi annunci, di pattugliare siti come Bakeca.it e simili e soprattutto di guardare tutti gli annunci in zona universitaria. Solo a chiamare tutti i numeri si spende un patrimonio ma è una spesa obbligata.
A conti fatti, ti sei pentito della tua scelta di venire a studiare a Roma?
Questo no e credo non me ne pentirò mai. A prescindere da tutto sono cresciuto e maturato di più in questo mese che in anni di liceo. Le persone, le occasioni, le situazioni che vivi a Roma non puoi viverle altrove se non in un’altra grande città. Certo, tocca pagare, economicamente, fisicamente e psicologicamente… ma ne vale la pena.
La situazione che emerge dalla ricerca di Francesco non è dunque particolarmente confortante. Lucrare sulle speranze degli studenti a Roma è diventata una situazione quotidiana che ha generato un traffico di vite che vengono stipate in scantinati e case diroccate, quasi sempre in nero e senza un’azione forte da parte delle autorità competenti che facilmente potrebbero effettuare controlli attraverso annunci che vengono pubblicati senza pudore ovunque, da internet alle bacheche universitarie.
Gli studenti diventano merce, la merce viene venduta e scambiata tra privati e università e chi paga sono gli studenti stessi (che pagano talvolta economicamente e sempre fisicamente e psicologicamente) e i genitori che sono costretti a spese esorbitanti senza alcuna garanzia di fornire uno spazio appropriato ai propri figli. Certo, sono esperienze che servono a farsi le ossa ma questa non può e non deve in alcun caso essere una giustificazione.tratto da campus.it organo di informazione universitaria 15 ottobre 2012
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