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Le Dispute Territoriali del Giappone: condurranno a una riforma costituzionale?

Creato il 15 ottobre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Le Dispute Territoriali del Giappone: condurranno a una riforma costituzionale?

Nelle ultime settimane, il Giappone ha affrontato crescenti tensioni sulle sue dispute territoriali, rispettivamente con Cina, Russia e Repubblica di Corea. La pressione sta aumentando in Giappone e altrove per conciliare la politica di difesa e quella estera con le questioni nazionaliste interne all’ordine del giorno. In Giappone, il verificarsi di questa ondata nazionalista con spostamenti sulla scena politica e il ciclo elettorale incombente potrebbero determinare la formazione del prossimo governo, e facilitare la revisione della costituzione pacifista del Giappone.
Il panorama politico giapponese è alle prese con la disgregazione e il riallineamento. Il Partito Democratico del Giappone (DPJ) è stato lacerato dalla decisione di Ichiro Ozawa, presa in luglio, di disertare e formare un partito rivale, e dal malcontento per la pressione di Noda sulla riforma della tassa sui consumi. Allo stesso tempo, l’avvento di molti gruppi politici regionali – incluso il rilevante Osaka Ishin no Kai di Toru Hashimoto, e i forum politici alternativi come il Minakan Kenpo Rincho – promette di procurare una nuova casa politica per i membri disaffezionati degli esistenti partiti tradizionali.

Quelli che supportano una qualche forma di revisione dell’Articolo 9, la clausola pacifista della costituzione del Giappone, sono distribuiti tra i partiti tradizionali e i nuovi gruppi. Durante le recenti schermaglie tra la Cina e il Giappone sugli sbarchi dei sostenitori della destra nelle isole Senkaku/Diaoyu, Seiji Maehara del DPJ e Shinzo Abe del Partito Liberal Democratico (LDP) hanno encomiato le “teste calde” giapponesi, raffigurandole come patrioti

Le Isole Senkaku, contese tra Cina e Giappone
che rispondevano a una provocazione. Sono entrambi dei falchi quando si tratta di politica di sicurezza e revisione costituzionale. Da parte sua, Hashimoto ha dichiarato pubblicamente di aspirare a indire un referendum per rivedere la clausola pacifista e rafforzare la capacità di difesa individuale del Giappone. In aprile, il LDP ha pubblicato un’altra bozza contenente proposte di revisione della costituzione che riconoscerebbero il diritto del Giappone alla difesa collettiva.

Il distruttore politico di lunga data Ozawa è ben noto per la sua tagliente opposizione alla pratica di affidarsi all’Ufficio Legislazione del Gabinetto per determinare se il Giappone possa esercitare o meno il suo diritto esclusivo alla legittima difesa. L’idea di Ozawa di riforma costituzionale è di sradicare l’evidente contraddizione tra l’assoluta norma pacifista del Giappone così come presentata nell’Articolo 9, e l’esistenza di ciò che egli considera una forza militare legittima per gli scopi di legittima difesa. Ozawa sostiene anche il riconoscimento del diritto del Giappone alla legittima difesa collettiva, a condizione che ricada sotto gli auspici delle Nazioni Unite. Mentre il partito “Prima la vita dei cittadini” di Ozawa non ha ancora stretto alleanze significative con altri gruppi, il suo consumato opportunismo può metterlo di nuovo al centro dell’azione. Sebbene molte delle sue posizioni politiche gli alienino gli altri gruppi, sulla revisione costituzionale segue la tendenza principale.

Per quanto riguarda il Primo Ministro Noda, anche prima dei confronti con i conservatori sulle isole Senkaku/Diaoyu in agosto, aveva apertamente dichiarato che condivideva l’aspirazione di consentire al Giappone di impegnarsi nella legittima difesa collettiva. In seguito al contrasto per le isole Senkaku/Diaoyu, Noda si è rapidamente posizionato come il campione della riacquisizione di quattro delle cinque isole dai loro proprietari privati giapponesi, avendo la meglio sul sindaco di destra di Tokyo, Shintaro Ishihara.

Il picco delle dispute territoriali potrebbe divenire una forza centripeta per la formazione di nuove coalizioni di gruppi di politica di sicurezza trasversali tra le forze politiche del Giappone. È possibile che la difesa, e implicitamente la riforma costituzionale, possa diventare la questione che non solo incanali l’opportunismo politico, ma che permetta a individui come Noda di prendere l’iniziativa politica. Invece di resistere al riallineamento, cercherebbero di guidarlo, usando la difesa come una leva strategica. In alternativa, a seconda di come i voti compongano la Camera Bassa nelle imminenti elezioni (che potrebbero tenersi entro la fine dell’anno) e di metà Camera Alta (elezioni previste per la metà del 2013), il fulcro di “nuovi” gruppi politici, sotto forma di coalizioni opportunistiche, potrebbe determinare la prossima amministrazione e la sua piattaforma politica principale.

Nel contesto del riallineamento politico e della crisi di politica estera e di difesa, le voci nazionaliste al di fuori della sfera politica formale si stanno facendo sentire. E tutto ciò sta accadendo nel momento in cui le transizioni di potere stanno per aver luogo in Cina e in Corea del Sud così come in Giappone. Avendo recentemente visto che la Repubblica di Corea ha fatto un passo indietro nei due negoziati bilaterali, il General Security of Military Information Agreement e l’Acquisition and Cross-Servicing Agreement, dovrebbe essere chiaro ai decisori giapponesi che soddisfare i nazionalisti di casa ha un prezzo. Il fallimento dell’accordo su una valida cooperazione di difesa bilaterale ostacolerà ogni ulteriore azione multilaterale che può essere richiesta per trattare con la Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Per il Giappone, il nesso del cambiamento politico e delle dispute territoriali potrebbe facilitare l’eliminazione della tensione costituzionale tra il pacifismo passivo e il mantenimento delle forze di difesa. Potrebbe estendersi anche al Giappone il diritto di legittima difesa collettiva, con o senza l’approvazione di una azione sponsorizzata dall’ONU. Se progettate e realizzate in un clima minaccioso, con nazionalisti che si confrontano nel Nordest asiatico, queste revisioni potrebbero contribuire perfino a una maggiore insicurezza in una regione già piena di sfide alla sicurezza.

(Traduzione dall’inglese di Massimiliano Porto)


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